Cosenza. La piattaforma per lo sciopero generale proclamato dalla Cgil nazionale è incentrata su tre tematiche fondamentali: il lavoro, il fisco e le questioni contrattuali. A quasi tre anni dallo scoppio della crisi economica, oggi l’Italia è più povera, più povere sono le famiglie, più alta è la disoccupazione, si sono aggravate le condizioni dei pensionati. E’ inoltre aumentato il divario tra i ricchi ed i meno abbienti, anche a causa di un carico fiscale eccessivo, quanto iniquo, sul quale il governo è immobile. A peggiorare la situazione, la totale mancanza di politiche per i giovani e per le donne. Senza dimenticare che pure chi ha mantenuto un’occupazione ha visto peggiorare la qualità del lavoro sotto molti punti di vista: sociale, ambientale ed economico. Sui lavoratori pesa, altresì, il tentativo di svuotare il Contratto nazionale sottoscrivendo gli accordi separati, come già successo a Pomigliano e in altre contrattazioni. In Calabria questi problemi sono ancora più accentuati da un contesto socio-economico arretrato e dalla presenza del malaffare e della ‘ndrangheta. Da oltre 15 anni le uniche risorse e, di conseguenza, le uniche politiche destinate allo sviluppo del Sud e della Calabria sono esclusivamente rappresentate dai fondi comunitari e dai Fas. Questi finanziamenti non sono riusciti a ridurre il divario con le zone più ricche, un fallimento che è ancora più evidente nella nostra regione. Di fronte a questo disastro, a fine 2010 il governo ha approvato il Piano nazionale per il Mezzogiorno che utilizza nuovamente la leva sbagliata dei fondi Fas, nel frattempo ridotti all’osso. Nel documento emerge con chiarezza che questo Piano non produrrà effetti positivi perché non affronta il problema dell’occupazione, soprattutto giovanile. Il Piano contiene solo la volontà di costituire la Banca del Mezzogiorno e i soliti annunci di opere infrastrutturali che guardano al potenziamento dei collegamenti nel Meridione. All’inconsistenza del governo nazionale, si affianca l’inefficacia dell’azione dell’amministrazione regionale che pensa soltanto al rientro dal debito in sanità, trascurando o sbagliando su tutti gli altri temi. Basta guardare ai 150 milioni di euro spesi per le borse lavoro che non hanno sortito risultati apprezzabili sul fronte dell’occupazione. Anzi, nel territorio non si ferma l’emorragia di posti di lavoro, solo in provincia di Cosenza sono 3478 le persone che nel 2010 hanno perso il lavoro. Una provincia nella quale non ci sono segnali incoraggianti nel settore industriale che negli ultimi anni ha visto chiudere molte realtà importanti, soprattutto nell’area industriale di Piano Lago, emblematico il caso della Polti. Il declino non risparmia neanche altri comparti tradizionalmente o potenzialmente forti come l’agricoltura, la forestazione o il turismo. Anche per rilanciare il Sud e la provincia di Cosenza, la Cgil ha messo in campo nel corso del tempo una mobilitazione efficace che vedrà una tappa importante nello sciopero del 6 maggio. Una mobilitazione che la Cgil accompagna a una proposta articolata e concreta per avviare la crescita, per un fisco più giusto e per difendere i precari, i lavoratori e i pensionati. Una proposta che si sviluppa in molteplici punti: dalla scuola e l’università pubbliche al welfare diffuso, dall’attenzione per i giovani e le donne all’accoglienza dei migranti, dal federalismo solidale al rilancio del Sud. Per dare voce a queste idee, il 6 maggio è necessario aderire allo sciopero di otto ore e partecipare alle iniziative che si terranno in tutt’Italia. A Cosenza, la Camera del lavoro ha organizzato una manifestazione, dalle 9 del mattino, nella Villa Nuova di piazza Vittoria.
CGIL Cosenza