Soriano Calabro (Vibo Valentia). Intense emozioni, pathos, suggestioni ed espressioni tipiche di fede e pietà popolare hanno caratterizzato a Soriano, nel V centenario dei frati Domenicani, quella che a ragione è stata definita da vari studiosi di demologia, giunti in questo piccolo borgo delle serre vibonesi, come la madre di tutte le sacre drammatizzazioni paraliturgiche pasquali. Rappresentazione che ravviva la domenica di Pasqua, quasi certamente istituita dai frati predicatori e dalla Confraternita di Gesù e Maria del SS. Rosario a Soriano Calabro probabilmente intorno al 1600 per continuare l’opera di catechizzazione avviata 500 anni fa utile a combattere le ideologie devianti. La cosiddetta Cumprunta, ossia l’incontro tra il Cristo Risorto e la Madonna del Rosario si è svolto alle ore 12,00 in punto sul corso trapezoidale di via Roma, tracciato da architetti romani, nel 1659 come riporta nei suoi studi l’architetto Nazareno Davolos. Bisogna comunque dire che, nonostante il servizio televisivo pubblico nazionale e regionale, da circa trent’anni punti altrove l’obiettivo delle proprie telecamere nella domenica di Pasqua, dimenticando il santuario domenicano, la sua storia e l’influenza esercitata in tutto il vibonese, i grandi cronisti e gli antropologi che giungono a Soriano esclusivamente per questo evento, colgono da sempre lo stretto rapporto tra i frati predicatori, la confraternita del Rosario e la cosiddetta ‹‹Bibbia dei poveri››, secondo il pensiero di San Gregorio Magno. Legame fortemente espresso dall’apogeo e dal declino del Convento Domenicano, centro di spiritualità e di preghiera. È risaputo che i riti pasquali inerenti le funzioni paraliturgiche sono indissolubilmente legati all’opera di catechizzazione delle classi subalterne avviata dai frati Predicatori e dalla Confraternita del Rosario nelle valli del Mesima e del Poro. Tuttavia, i cortei processionali, espressione di fede e pietà popolare, fanno ormai parte di un paradigma diffuso in ambito Euromediterraneo in cui è ben visibile (come rileva Luigi Maria Lombardi Satriani) la persistente influenza spagnola che ha decisamente caratterizzato i tratti folklorici del Sud Italia. In passato la cosiddetta Cumprunta, rappresentava un modo per unire gli abitanti dei due borghi più abitati del paese: Soriano Superiore(oggi Sorianello) e Soriano Moderno(oggi Soriano). Attualmente, invece, esprime la rinascita del paese dopo il cataclisma del 1783, in virtù dell’evidente rapporto con le ‹‹magnifiche rovine››, ‹‹allegoria della risurrezione››, sull’esempio della prospettiva enucleata da Walter Benjamin. Perciò, l’incontro della domenica di Pasqua tra il Cristo risorto e la Madonna del Rosario, al centro del corso cittadino, da rito di unificazione è diventato successivamente, un vero e proprio rito di rifondazione territoriale. Per la cronaca, alle 9,20 all’uscita del Cristo risorto dalla chiesa del Santuario di San Domenico, ai carabinieri in grande uniforme è stato ordinato il present’arm dal maresciallo Sciacca, mentre il rinomato complesso bandistico, Tiriolo dei due Mari, ha intonato il gloria con le trombe egiziane e subito dopo il Mosè rossiniano tra la commozione di coloro che erano presenti ad assistere quasi a un evento metafisico. Il meraviglioso simulacro è stato accolto alla chiesa del Carmine dalla comunità rumena di Soriano che ha lanciato petali di margherite in segno gioia. Al centro una ragazza con un grande cesto in cui erano compresi i simboli della Pasqua ortodossa, uova decorate e altri alimenti, e i simboli tradizionali locali, taralli con la classiche Curuje cu l’ova e un pesce di mostacciolo. I rumeni si sono radunati attorno al Cristo per baciarlo ed esprimere nella loro lingua il vero saluto dei cristiani nel giorno di Pasqua, ossia: Christos a enviat Cristo è risorto a cui l’altro gruppo ha risposto Adeverat a enviat Veramente è risorto tra la commozione della comunità locale che ha assistito assieme a loro alla messa del Cristo Risorto. Per quanto riguarda la sacra drammatizzazione. Dopo l’uscita di San Giovanni evangelista è toccato alla Vergine del Rosario con al centro il rettore del Santuario, padre Procopio Giordano O.P.. La Madonna si è posizionata davanti al municipio da cui si intravedono le magnifiche rovine. La folla assiepata aspettava con ansia quando all’improvviso è sbucato da vico Ruggiero la sagoma di San Giovanni avvolto dal manto nero. L’evangelista tra gli applausi ha perso il mantello davanti al Cristo risorto ed ha attraversato tutto il corso per recarsi dalla Vergine a portare il lieto annuncio della resurrezione. I confratelli che portavano le statue sono partiti al piccolo trotto per accelerare la corsa negli ultimi trenta metri dando vita a uno sprint al cardiopalma. All’orizzonte un fascio di luce bianca, effetti pirotecnici straordinari della ditta Ernesto Pugliese per celebrare la Pasqua del V centenario dei frati Domenicani, ha suggellato l’incontro tra il Cristo trionfante e la Madonna del Rosario al centro della piazza tra la commozione della folla attonita che si accalcava davanti ai simulacri. Urla, lacrime di gioia, concitazione e agitazione nel momento topico hanno dimostrato ancora una volta come il popolo si identifichi in tutto ciò. Subito dopo le trombe egiziane da un balcone della piazza hanno intonato l’inno della resurrezione e il rettore del Santuario, padre Giordano Procopio O.P. ha officiato il rito dell’incensazione del sacro trittico, sinonimo di regalità. Tutto ciò esprime il senso di appartenenza e le radici del popolo sorianese, totalmente coinvolto in questa festa che assume i tratti e i toni quasi di una festa della rimembranza non solo per coloro che vivono in paese o nei paesi limitrofi, ma anche per quanti sono emigrati in giro per il mondo, che attraverso la tecnologia moderna usufruiscono di immagini che li rendono partecipi di questo singolare e unico evento che incarna la loro storia e la loro vita. Un impegno costante nel tempo quello della Confraternita del Rosario, istituzione che nonostante le deviazioni della cultura metropolitana riesce sempre ad attivarsi nel riproporre nell’ambito del contesto festivo e nel contesto sociale le sacre immagini punto di riferimento di tutta la comunità che manifesta la propria fede e il senso di appartenenza alla Chiesa Cattolica.
Martino Michele Battaglia