Cosenza. L’associazione politico culturale “Rappresentiamoci” ha organizzato con il patrocinio della Provincia di Cosenza per venerdì 6 maggio alle ore 17.00 a Cosenza, in Piazza XV marzo (centro storico), presso l’auditorium A. Guarasci del Liceo Classico B. Telesio, un convegno sulla giustizia. Il presidente Massimiliano Cedolia, afferma che dal libro inchiesta del giudice Mario Almerighi, “Mistero di Stato”, sulla strana morte dell’ispettore dei NOCS, Samuele Donatoni, ucciso durante un’operazione di Polizia nella vicenda del sequestro Soffiantini, l’iniziativa vuole sviluppare con il prezioso contributo dei partecipanti: il giudice Mario Almerighi, l’europarlamentare Pino Arlacchi e il procuratore della Repubblica Nicola Gratteri una riflessione sulla proposta di riforma della giustizia elaborata dal governo Berlusconi. L’incontro sarà moderato dal giornalista Arcangelo Badolati, preceduto dal saluto istituzionale del Presidente della Provincia Mario Oliverio e costituisce un’occasione singolare ed interessante per approfondire il tema giustizia, considerato la contestuale partecipazione del giudice Almerighi che costituisce una delle migliori espressioni della magistratura giudicante, il procuratore della Direzione Investigativa Antimafia Nicola Gratteri, riconosciuto tra i migliori magistrati inquirenti ed il professore Pino Arlacchi, autorevole esperto di fama internazionale sulla sicurezza umana.
Mistero di Stato
Ottobre 1997. Il procuratore capo di Palermo Giancarlo Caselli sta procedendo a indagini delicate sui vertici di Cosa nostra e sulle collusioni con lo Stato. La situazione è tesa. Vive blindato. Mille chilometri più a Nord dello Stivale l’anonima sarda ha sequestrato l’imprenditore bresciano Giuseppe Soffiantini. Ai rapitori che pretendono il riscatto si decide di mandare una squadra di Nocs, il gruppo d’élite della polizia di Stato. A guidarla è l’ispettore Samuele Donatoni, caposcorta dello stesso procuratore Caselli. Durante il raid qualcosa va storto. Donatoni resta ucciso. Un solo colpo, tragica fatalità. Poco dopo Soffiantini è liberato e gran parte della banda viene arrestata. Mario Moro, identificato come l’assassino dell’ispettore, muore nel conflitto a fuoco con le forze dell’ordine. Per il delitto Donatoni le indagini del pm di Roma, Franco Ionta, portano alla condanna di quasi tutti i sequestratori. Quando viene arrestata in Australia la mente del gruppo, Giovanni Farina, tocca a lui finire sotto processo. Questo libro comincia da qui. Da un’aula di tribunale dove, udienza dopo udienza, un giudice scopre uno scenario inquietante. I testimoni non sono attendibili. Solo Nicola Calipari racconta dettagli decisamente contrari all’accusa. Il giudice assolve Farina e invita a cercare i veri colpevoli tra le forze dell’ordine. La sentenza è confermata in Cassazione, ma la giustizia si ferma qui. Oggi quel giudice ha deciso di aprire uno squarcio nelle istituzioni, scrivendo un libro che ha l’incalzare di un thriller, ma che svela scenari purtroppo reali. E rimane una domanda senza risposta: chi uccise Samuele Donatoni? E, soprattutto, perché?
Dalla Prefazione di Furio Colombo
Se ci fosse un Guinnes dei primati della Giustizia, Mario Almerighi vi sarebbe iscritto non solo come il magistrato più giovane e coraggioso che ha lasciato un segno nella storia della Repubblica in anni alquanto difficili per giudici in vena di gesti audaci e di sfide inconcepibili verso il potere. Almerighi dovrebbe essere incluso in una purtroppo inesistente lista di primati anche perché è il solo cittadino italiano che – diffamato con una dichiarazione del senatore a vita Giulio Andreotti – ne ha ottenuto una condanna. L’unica condanna che ha lasciato traccia nella vita dinamica e avventurosa di un uomo che è stato sette volte primo ministro. Anche questo libro è un evento raro. Racconta, con la scrittura incalzante di un romanzo e il rigore logico di una sequenza di vicende svelate, accertate, provate, la storia di un giudice che rovescia una catena di indagini e una sentenza, dimostrando che la forza della giustizia è – prima di tutto – la capacità di identificare e dichiarare l’errore, anche quando quell’errore è diventato immagine di eroismo e valore e celebrazione.