‘Ndrangheta. Operazione All Clean 2: ancora 12 milioni sequestrati alla cosca Pesce di Rosarno

Reggio Calabria. I finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria – Gico di Reggio Calabria, diretto rispettivamente dal tenente colonnello Claudio Petrozziello e dal maggiore Gerardo Mastrodomenico, coadiuvati dai colleghi dello Scico di Roma, congiuntamente ai Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, in prosecuzione dell’attività “All Clean” del 21 aprile scorso, stanno eseguendo in questo momento ulteriori sequestri di aziende, beni e valori, nei confronti di personaggi di vertice della cosca Pesce di Rosarno (RC).
I provvedimenti emessi dal Tribunale di Reggio Calabria – Sezione Misure di Prevenzione – sulla base di una specifica richiesta formulata dal Procuratore Capo di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone, dal Procuratore Aggiunto Michele Prestipino e dal Sostituto Alessandra Cerreti, riguardano aziende, beni immobili, denaro e titoli, detenuti da appartenenti alla cosca Pesce a Rosarno, in Lombardia (Milano e Como) e nella provincia di Vibo Valentia, per un valore superiore ai 12 milioni di euro. In tale ambito, più nel dettaglio, sono stati eseguiti 25 accertamenti economico-patrimoniali, di cui 16 a carico di persone fisiche e 9 relativi a persone giuridiche.

L’attività, che ha riguardato, in qualità di soggetti proposti, Salvatore Pesce e Claudio Lucia, ha richiesto:

Tra i soggetti colpiti emerge quale importante figura di vertice quella di Salvatore Pesce ’61 (detenuto), inteso “u babbu”, fratello del capo cosca Antonino Pesce ’53 (detenuto), inteso “Testuni”, nonché padre di Giuseppina Pesce che nelle sue dichiarazioni aveva confermato importanti elementi che hanno portato alla disarticolazione militare ed economica della omonima famiglia ‘ndranghetistica.
Tra l’altro, proprio Salvatore Pesce, attraverso un suo prestanome, aveva gestito nella città di Rosarno e senza alcuna autorizzazione, a partire dai primi anni 2000, l’emittente “Radio Olimpia”. Si tratta di quella stazione radiofonica sottoposta, dagli stessi finanzieri, a sequestro preventivo d’urgenza il 28 aprile 2010, nell’ambito della nota operazione di polizia giudiziaria denominata “All Inside”. In tale contesto era, peraltro, stato evidenziato come la radio veniva utilizzata dal clan Pesce per inviare messaggi ai carcerati che, a seconda della canzone mandata in onda, ricevevano notizie sull’esecuzione di determinati ordini od attività.

Altro soggetto di spessore nei confronti del quale si è intervenuti oggi è Claudio Lucia – responsabile della cosca per gli investimenti in Lombardia e, in parte in territorio estero, attualmente detenuto presso la Casa Circondariale di Roma Rebibbia, tratto in arresto, il 10 marzo scorso in Spagna a seguito di esecuzione di mandato internazionale.
Dalle indagini, a suo tempo eseguite, esce ben descritto il ruolo del Lucia che viene individuato come il referente dei Pesce nella gestione del racket e del settore del ristoro ambulante in tutta la città di Milano.
Ulteriormente, sono agli atti del tribunale di Reggio Calabria specifiche indagini tecniche dalle quali si evince come il Lucia pur non essendo congiunto o appartenente al nucleo familiare dei Pesce, durante una discussione sorta in merito alla riscossione del pizzo nei confronti di altri ambulanti meneghini, venisse di fatto, da parte di un membro della cosca, paragonato ad un fratello: “….devi dirgli che Claudio è un fratello nostro, non un cugino….”.
Inoltre, sempre il Lucia, risulta essere una sorta di cassaforte per il clan, considerato che si è accollato direttamente ben 120.000 euro di spese per pagare alcuni degli avvocati difensori di Salvatore Pesce e Giuseppe Ferraro.
La storia di Lucia consente anche di confermare come tutte le attività da questo svolte in terra lombarda dipendessero dalle decisioni prese in Calabria. Infatti, in un particolare momento di crisi, sempre legato alla riscossione del pizzo a Milano, lo stesso Lucia è costretto a fare un viaggio a Rosarno per ricevere disposizioni e chiarimenti sulla spartizione delle somme.
Relativamente alle enormi possibilità economiche e finanziarie del clan Pesce, la figura di Claudio Lucia consente di evidenziare importanti conferme visto che dallo stesso e dalla moglie rumena Amelia Ana Culda, che negli ultimi 15 anni hanno dichiarano redditi irrisori, viene gestita una speciale Carta di Credito denominata “American Express Centurion”, conosciuta anche come “Carta nera” o “Black” – solitamente rilasciata dall’American Express a clienti particolarmente facoltosi, ovvero con una disponibilità di credito rientrante nell’ordine di milioni di euro.

In sintesi, l’attività repressiva odierna, alla cui esecuzione partecipano anche le fiamme gialle vibonesi, vede l’impiego di oltre 50 militari appartenenti ai Comandi Provinciali di Carabinieri e Guardia di Finanza di Reggio Calabria, nel sequestro di numerosi aziende e beni immobili, nello specifico:

per un valore complessivo pari ad Euro 12.120.000,00.

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