Livorno. E’ un Giro dimesso, silenzioso, quello che si è spostato oggi per 216km da Quarto dei Mille a Livorno. Una carovana che ha continuato perchè sono stati i familiari di Wouter Weylandt a chiederlo esplicitamente. Così, i compagni di squadra della Leopard Trek hanno percorso in prima linea, davanti al gruppo, tutti insieme gli ultimi 5km del percorso, per tagliare il traguardo ricordando l’amico scomparso ieri pomeriggio. Sono rimasti in otto, ma sotto lo striscione di Livorno si è unito a loro Tyler Farrar. Lo statunitense non è corridore della Leopard, è un “avversario” della Garmin, ma la straordinaria capacità di far gruppo che solo il ciclismo possiede, riesce a far superare le fazioni sportive, e Farrar – compagno di allenamenti in Belgio di Weylandt – dopo aver ricordato un amico ancora prima che un “collega”, stasera abbandonerà il Giro d’Italia. Un’atmosfera irreale quella che è stata trasmessa per la quarta tappa del Giro, con la corsa neutralizzata e ogni pensiero di sport e agonismo accantonato: ci sarà tempo e spazio per tornare a parlare di ciclismo pedalato. Oggi è il giorno delle reazioni, delle spiegazioni su come sia stato possibile schiantarsi in discesa, in un tratto nemmeno tra i più difficili, a 27 anni. La dinamica dell’incidente appare ormai chiara, Weylandt ha toccato con il pedale sinistro (la foto in prima della Gazzetta dello Sport evidenzia bene come manchi l’intera pedivella, ndr) un muretto. La bici, diventata ingoverabile, ha sbalzato lo sfortunato corridore belga che ha impattato sull’asfalto come un cavaliere disarcionato dal suo cavallo. Impatto devastante, testimoniato dalle prime immagini dell’incidente, e morte che è giunta sul colpo. La giornata odierna, oltre a una tragica processione in bici, è stata quella del sopralluogo dei familiari e della moglie di Wouter Weylandt sul luogo dell’incidente, dove hanno deposto dei fiori per quel ragazzo che, appena 12 mesi fa, conquistava al Giro d’Italia una splendida vittoria in volata.
Dovranno rialzarsi e partire, come solo i ciclisti sanno fare, perchè da domani il ricordo di un amico morto continuerà a esserci, ma la paura, quella dovrà esser spazzata via.
Fabiano Polimeni