Ex Base USAF di Monte Nardello: 30 anni dopo il ricordo di un sottufficiale americano

Ex-Base USAF di Monte Nardello: un pezzo d’America nel cuore dell’Aspromonte. Dove italiani e americani vissero e lavorarono insieme per molti anni. La base serviva da ponte radio per le Forze Armate Americane, garantendo i collegamenti telefonici tra varie basi americani. Quindi niente radar o missili;  come talvolta si è detto e scritto. Di quel periodo ci parla Jim Hoose (jhoose1@att.net) un ex-militare dell’USAF che adesso vive in Florida. A Nardello, Jim  era Sergente Maggiore. Ha vissuto in Italia per 5 anni: a Monte Paganella (TN) dal 1973 al 1976 e a Monte Cimone (MO) nel 1978/79. Ma  anche  in Corea del Sud, Olanda, Gran Bretagna, e Germania. Si è pensionato da Maresciallo nel 1990, dopo venti anni nell’Aviazione USA. Ora lavora come tecnico di rete cellulare per la Verizon Wireless, una compagnia telefonica. Questa intervista è stata possibile grazie al caro amico Roberto Praticò che mi ha aiutato nella traduzione.

In che periodo sei stato a Nardello?

Dal novembre 1976 al dicembre 1977.

Da quale comando in Italia dipendeva la base?

Comando Comunicazioni dell’Aviazione Militare USA, base di Aviano, 2176° Gruppo Comunicazioni. Per l’aspetto logistico, si andava in auto a Brindisi o alla base di Sigonella. Settimanalmente, un C130 arrivava  all’aeroporto di Reggio da Aviano per rifornirci di materiale vario e pezzi di ricambio.

Quanti erano gli addetti? E che grado aveva il  comandante?

25 aviatori; il Comandante era  un Capitano (Ingegnere Elettronico).

Com’era la vita quotidiana?

Avevamo turni di 12 ore: dalle 7 alle 19 e dalle 19 alle 7. Eravamo tecnici radio e di generatori elettrici. C’erano un infermiere e  due o tre persone in amministrazione. Per divertirci, avevamo  video con film  e show televisivi americani, il biliardo, tavolo da ping pong e un piccolo bar. Dischi per la musica e una biblioteca. Ciascuno di  noi aveva grossi impianti hi-fi nelle nostre stanze. C’era una Sala delle Cene per tutti (purtroppo il cibo era  americano preparato da cuochi italiani). Nessuna moglie era autorizzata a trasferirsi con noi.

Eravate collegati ad altre basi in Italia o all’estero?

C’era una connessione radio “tropo” (da punto a punto) da Nardello a Wheelus, in Libia, sino al 1970. Connetteva Wheelus  al Sistema Europeo di Telefonia mobile. Il nostro collegamento partiva da Coltano, vicino Pisa, per Sigonella.

Sei in contatto con altri militari conosciuti in quell’anno?

No, ed è una vergogna: avevo grandi amici laggiù.

Quali erano i rapporti con gli abitanti di Gambarie e Santo Stefano?

Buoni. Parlavo un po’ d’italiano, anche se il dialetto era diverso da quello trentino. Siccome stavamo sempre alla base, era difficile fare amicizia. Poche militari portavano le  mogli con sé a fare spese. In genere vivevano a Santo Stefano o a Gambarie. Gambarie era carina e accogliente. Ci fermavamo  per il bar o la trattoria.

Quanti italiani lavoravano?

C’erano 15 italiani. Si occupavano del garage (avevamo 4 o 5 veicoli più lo spazzaneve). Lavoravano anche nella centrale di energia (producevamo la nostra energia con generatori) e nella sala cucine. Eravamo sempre assieme e abbiamo passato un buon periodo con loro.

Tonino Nocera


 

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