di Pietro Gangemi – Adele Sergi – Fabiano Polimeni
Reggio Calabria. Si riparte con Cicloesplorando, la guida di Newz.it per gli amanti della natura e dell’escursionismo in mountain bike. Per questa tappa resteremo nelle colline che sovrastano la città, alla scoperta di realtà agricole e luoghi nascosti che consentono di “rompere” con il caos cittadino pur restando a brevissima distanza dal centro.
Il sentiero proposto si sviluppa lungo le pendici aspromontane nella periferia sud in prossimità dell’aeroporto, per un chilometraggio complessivo di 22 chilometri. L’escursione può effettuarsi nel corso di tutto l’anno, avendo cura di evitare i periodi più torridi. I punti di rifornimento idrico disponibili sono unicamente ad Armo e in città. E’ un percorso a forma di otto che attraversa alcune contrade dell’immediato entroterra, molto impegnativo ma tecnicamente facile; le difficoltà sono rappresentate dalle aspre pendenze che si incontrano nei tratti asfaltati delle stradine interpoderali, in ogni caso si resta entro i 3 chilometri sommando l’insieme dei tratti con le pendenze più ripide.
Il punto di partenza dell’escursione è in corrispondenza della Grotta di S. Arsenio, nelle cui vicinanze opera l’omonima cooperativa agricola, costituita da giovani del posto con esperienze e mansioni diversificate, con l’impegno di promuovere il territorio e i suoi prodotti seguendo metodi di conduzione agricola a volte in odore di primordialità, quale segno tangibile di un’intima comunione col territorio circostante nel rispetto delle regole e dei ritmi della natura.
Si inizia in discesa, lasciando la grotta. Si segue subito uno sterrato che si sviluppa lungo appezzamenti coltivati che corrono paralleli al corso della fiumara Armo. Dopo poche centinaia di metri, ci si immette direttamente nell’alveo della fiumara e se ne segue il corso in discesa: a tratti ciottoloso, a tratti sabbioso. Nel periodo autunno-inverno, in concomitanza di intensi eventi meteo, non è raro che la stradina improvvisata lungo il corso della fiumara venga cancellata dall’azione delle acque impetuose che vi si riversano.
Giunti in città dopo circa 6 km, si segue la via Saracinello per 1 km in direzione nord, subito dopo svolta a destra seguendo strette viuzze in asfalto lungo l’abitato, riprendendo a risalire la piccola dorsale collinare che fa da spartiacque con la fiumara S. Agata.
Si attraversa quindi la località “Caridi”, contrada a vocazione agricola, i cui prodotti conferiscono presso i mercati locali e rionali: un bell’esempio di sfruttamento razionale del territorio. Siamo in un susseguirsi di piccoli vigneti a coltura non specializzata che si intervallano a terrazzamenti a ulivo, mandorlo, fico d’India e diverse varietà di alberi da frutto, che caratterizzando l’ambiente rurale e il paesaggio fondendosi con la natura circostante, senza la monotonia delle lunghe distese monocolturali.
Il sentiero guadagna rapidamente quota dissolvendosi temporaneamente lungo le plaghe steppose a graminacea, lì dove la mano rapace dell’uomo ha contribuito a degradarne parte del territorio con i ripetuti incendi. Lungo il percorso non di rado si ha la possibilità di poter intravedere gli irsuti cespugli del timus capitatus, pianta aromatica dall’intenso profumo; oltre naturalmente a tutti gli arbusti tipici della macchia qui ben rappresentata. Più su riappare il sentiero che attraversa mandorleti e ci si immette nuovamente in una stradina interpoderale asfaltata che funge da collegamento fra le varie contrade, fino a giungere nuovamente nel piccolo centro abitato di Armo. Giro d’obbligo per gli stretti vicoli del paesino e di nuovo su per la stradina che s’inerpica in notevole pendenza; ogni tanto una provvidenziale pinetina darà un po’ di refrigerio, specie affrontando il percorso nel periodo primaverile-estivo. Si arriva così al culmine del percorso in contrada “Aretina” dove è possibile gustarsi i magnifici panorami dello stretto di Messina e delle piccole valli sottostanti. La stradina spesso confluisce in più incroci man mano che si attraversano i vari fondi agricoli. La presenza di numerosi alberi da frutto non lascerà di certo l’escursionista a digiuno se dovesse capitare da queste parti nel periodo “adatto”.
Si arriva quindi nell’utimo tratto in discesa esposto a nord, si attraversa un piccolo querceto giungendo nuovamente a valle nel letto della fiumara. Da qui nuovamente a seguirne il corso fino a giungere alla grotta, luogo di partenza.
Storia, arte e cultura
Zone impervie s’intervallano a pianori. Uliveti estesi si contrappongono ad agrumeti a macchia di leopardo. Torrenti e valloni s’intrecciano fino ad abbracciare le fiumare di Sant’Agata e di Armo. Proprio la varietà dei caratteri morfologici, la diversificazione della copertura del suolo, il complesso sistema idrografico determinano un paesaggio di rara bellezza. Siamo ad Armo, piccolo paese a 300 metri slm, situato nell’entroterra sud-orientale del comune di Reggio Calabria.
Il nome deriva dal termine latino “armus” che vuol dire “spalla”, a sottolineare la posizione arroccata su un costone del promontorio.
Di origini antichissime; le prime notizie storiche sul paese provengono da un testo greco sulla vita di S. Elia lo Speleota, che lo indica come il luogo scelto dai monaci Arsenio ed Elia per ritirarsi in preghiera. Attorno ai due eremiti si raccoglierà ben presto il primo nucleo del monastero di Hagios Eustratios (S. Eustrazio), facendo di Armo un centro attivo di vita basiliana.
La tradizione del monachesimo basiliano viene continuata dal monastero di S. Maria in Trapezomata − situato ina vasta spianata che si affaccia sulla sponda sinistra della fiumara di Sant’Agata, a breve distanza dal centro di Puzzi. Le prime notizie certe sull’esistenza di questo monastero sono desunte dal pagamento delle decime pontificie che il convento corrispondeva dalle sue rendite (1274). Seppur ricoperti da rovi, sono ancora visibili i ruderi dell’importante reliquia storica.
Il territorio di Armo, violentato più volte dai terremoti, risulta oggi deturpato dall’azione antropica. I tessuti edilizi, strutturati a raggiera attorno alla chiesa parrocchiale di Maria SS. Assunta, presentano un mediocre stato di conservazione.
Interessante emergenza storica è la “Fontana borbonica”, risalente al XVIII secolo. Recentemente restaurata è ubicata nella zona denominata “fontana vecchia”, lungo la piccola strada di collegamento tra l’abitato di Gallina ed il cimitero. In stile rococò, unisce nelle forme architettoniche e decorative elementi barocchi e del classicismo.
Suggestivo è visitare questo luogo nel periodo natalizio, quando la grotta di Sant’Arsenio diventa la grotta della Natività; cuore di un presepe vivente che ogni anno fa rivivere antichi usi e costumi della tradizione calabrese.
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