Sandro Principe, capogruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale ha risposto al documento diffuso ieri e sottoscritto da cento tra dirigenti e amministratori del PD e dei Giovani Democratici. Oggetto della nota pubblicata ieri l’invito ai vertici regionali del partito di abbandonare antiche e anacronistiche logiche feudali, spalancando le porte alle energie che provengono dai tanti giovani, tra iscritti e dirigenti, che quotidianamente sono impegnati nella vita del PD. Della risposta fornita da Principe si riporta di seguito il testo integrale.
Tranquillizzo i sottoscrittori del documento che ha come primo firmatario il segretario regionale dei giovani del PD, il compagno e/o amico Guglielmelli. Nella mia vita politica non sono mai stato strumento di restaurazione o di conservazione, ma piuttosto impegnato dirigente riformista per il conseguimento di obiettivi sempre più alti di libertà e di giustizia sociale. In questa mia lunga battaglia ho sempre apprezzato il ruolo dei giovani, facendo di tutto per valorizzarli, per come è dimostrato dalle numerose iniziative, comprese le competizioni elettorali, che mi hanno visto strenuo difensore della necessitz di impegnare forze fresche e sane a cui, per onestà intellettuale, debbo dire non appartengono i cosiddetti giovani-vecchi. Quanto detto non mi ha visto protagonista solamente nell’ultima competizione elettorale, ma sempre, da Sindaco, da Parlamentare, da Assessore Regionale alla Cultura, alla Istruzione ed alla Ricerca e da Sottosegretario al lavoro dei Governi Amato e Ciampi. Con riferimento a quest’ultimo prestigioso incarico, ricordo che nel 1993, grazie anche alla collaborazione della CGIL di Nino Venuto, firmammo in Italia il contratto di solidarietà. Mi piace segnalare ai giovani che, grazie a questo strumento nei rapporti di lavoro, la Germania di Schroeder e poi della Merkel, utilizzandolo su vasta scala, è uscita meglio di tanti altri Paesi della UE dalla crisi, ritornando ad essere la locomotiva d’Europa. Quanto al documento elaborato dal gruppo del Partito Democratico in seno al Consiglio Regionale ( “una parte” rappresentata da 7 consiglieri su nove), che sarà discusso con il Segretario Nazionale per come è diritto e dovere del gruppo stesso, mi piacerebbe che Guglielmelli e gli altri firmatari lo leggessero attentamente. In esso, invero, si parla chiaramente di una lontananza siderale da parte del gruppo da ogni tentazione di autoreferenzialità; cosìcome si aggiunge che il gruppo non intende essere portatore di soluzioni precostituite, ma piuttosto soggetto promotore, naturalmente insieme a tanti, tanti, tanti dirigenti, giovani e non , di un percorso di responsabilizzazione del PD calabrese, per uscire dalla crisi e per porsi come punto di riferimento dell’alternativa anche in Calabria. In questo processo vi è ampio richiamo alla importanza di un protagonismo dei giovani in un contesto in cui “le generazioni non devono mai essere messe in contrapposizione, ma devono essere aiutate, piuttosto, a tenersi per mano per garantire un sano rinnovamento, forte del vigore di una gioventù arricchita dalla saggezza che solo l’esperienza può inculcare”. Naturalmente, me lo debbono consentire Guglielmelli ed i cofirmatari, non si poteva non rilevare una carenza di direzione politica, sia nella fase di preparazione che nello svolgimento della competizione elettorale, nel momento in cui si vince generosamente nei piccoli Comuni e si perde a Reggio Calabria, a Cosenza, a Catanzaro, a Rossano ed a San Giovanni in Fiore, facendo registrare un meritato successo politico ed amministrativo solamente a Rende, al primo turno, ed a Crotone al ballottaggio. Nessun partito degli eletti, dunque, contrapposto al partito degli iscritti, dei militanti e dei simpatizzanti, ma il diritto ed il dovere degli eletti di confrontarsi con il Segretario nazionale per costruire, anche in Calabria, un grande partito popolare, riformista ed alternativo. Penso che questo confronto sia dovuto, tanto più che esso viene richiesto e si intende svolgerlo alla luce del sole, senza seguire bui e tortuosi percorsi burocratici.