Roma. Mario Draghi: “Bisogna sconfiggere gli intrecci di interessi corporativi che opprimono il Paese”

Roma. Il 25 giugno il Consiglio Europeo formalizzerà la sua nomina a presidente della Banca Centrale Europea. L’esortazione di Mario Draghi nella sua ultima relazione da Governatore di Palazzo Koch, la sede storica della Banca d’Italia, è un invito alla modernizzazione fatto al Paese intero, al cambio di mentalità che ha trascinato l’Italia attraverso il provincialismo economico e sociale nel sud del sud Europa. Il Governatore nella sua relazione ha denunciato la gravità della situazione economico-finanziaria del Paese, mettendo in evidenza che nel 2010 l’economia italiana è tornata a crescere a un ritmo frenato del 1,3 %, vicino per valore a quello medio degli ultimi dieci anni. A conferma di questo ritardo rispetto l’area euro di appartenenza, la stessa ripresa ciclica, dall’estate del 2009, non ha trascinato il Pil italico, che ha recuperato poco rispetto le altre economie sviluppate a livello globale, e l’espansione della produzione è stata sostenuta solo dalle esportazioni, sulla base dell’input del commercio mondiale, perché la minore capacità di spesa delle famiglie italiane sta determinando una ripresa molto lenta della domanda nazionale. Infatti, vi è una chiara flessione del reddito reale disponibile dei singoli nuclei famigliari attanagliati anche dalla disoccupazione ormai incipiente.
Tra le priorità indicate nella relazione vi è l’eccessiva flessibilità nell’accesso dei giovani al mondo del lavoro, condannati a un precariato eterno senza tutele serie, preda di datori che retribuiscono male e poco il lavoro stesso e contribuendo ad appesantire un sistema che dimostra tutta la sua debolezza con l’esclusione delle donne dal lavoro in quanto solo il 46% è occupata stabilmente. Inoltre nella relazione si denuncia l’assenza di regole certe per la rappresentanza sindacale frutto di una grave lacuna legislativa che penalizza il lavoro e i lavoratori. La fotografia del paese reale è da cenerentola d’Europa. Il Governatore ha ribadito l’arretratezza del sistema fiscale italiano che dovrebbe snellirsi col federalismo fiscale senza creare invece nuovi balzelli o opprimere con nuove aliquote le famiglie; sulle infrastrutture ha parlato di chiaro ritardo e di incapacità nell’organizzare gli obiettivi di spesa per l’eccessiva frammentazione delle competenze e per la presenza di una normativa inadeguata sull’affidamento dei lavori. Inoltre ha messo anche in evidenza che la giustizia civile, con la sua lentezza è una chiara cesura che frena il Pil del paese, insieme alla scarsa concorrenza nel settore dei servizi dove la mancata privatizzazione di alcuni settori non consente l’accesso del cittadino–utente–consumatore a un mercato dove possa essere tutelato, accusando il costo del trasporto inadeguato nel rapporto prezzo–qualità. Il quadro non è dei migliori, ma non è tardi per correre al riparo con una politica economica e finanziaria che non si scarichi sulla testa delle famiglie e punti dritto alla modernizzazione del Paese.

Fabio Arichetta

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