Rizziconi. La Dia sequestra beni per 20 milioni di euro a imprenditore

Dia Direzione investigativa antimafia

Direzione investigativa antimafia

Rizziconi (Reggio Calabria). La Direzione Investigativa Antimafia di Reggio Calabria – a seguito di una proposta di applicazione di misura di prevenzione personale e patrimoniale formulata dal Direttore della Dia, Generale dei Carabinieri Antonio Girone – ha dato esecuzione ad un decreto di sequestro di beni emesso dal Tribunale di Reggio Calabria – Sezione Misure di Prevenzione, nei confronti di OMISSIS PER DIRITTO OBLIO, di Rizziconi, facoltoso imprenditore operante nel settore della produzione, raffinazione e commercio dell’olio d’oliva nella Piana di Gioia Tauro nonché nel settore immobiliare.
L’uomo risulta essere stato, altresì, uno dei soci della società che ha costruito il noto centro commerciale “Porto degli Ulivi” in Rizziconi – successivamente ceduto ad una società svizzera – già oggetto di vicende giudiziarie che hanno visto coinvolta, in particolare, la cosca “Crea” operante in quei territori.

A seguito di una articolata attività di indagine patrimoniale, condotta dal Centro Operativo della Dia di Reggio Calabria diretto dal colonnello Francesco Falbo, e volta a verificare le modalità di acquisizione dell’ingentissimo patrimonio societario e personale riconducibile all’imprenditore, è stata formulata, dal Direttore della Dia, una corposa ed esaustiva proposta di misura di prevenzione personale e patrimoniale che il Tribunale Reggio Calabria – Sezione Misure di Prevenzione – ha recepito emettendo, ai sensi della normativa antimafia, il relativo provvedimento di sequestro.
Dagli accertamenti effettuati è emerso che l’imprenditore, attraverso le sue società, emettendo e/o ricevendo fatture fittizie nonché simulando costi sostenuti ed aumenti di capitale sociale, avrebbe ottenuto indebitamente – in modo ripetuto e costante nel tempo – consistenti risparmi di imposta e cospicui contributi pubblici.

Nei confronti dell’imprenditore, sin dalla fine degli anni ‘80 ad oggi, plurime indagini svolte dalla Guardia di Finanza di Reggio Calabria, Taurianova (RC), Gioia Tauro (RC) e Catanzaro e dai Carabinieri di Rizziconi (RC), avevano evidenziato che alcune società del gruppo erano soltanto delle “cartiere create ad hoc” al fine di emettere fatture per operazioni inesistenti e/o per ottenere indebiti contributi comunitari.
In data 01.02.2008 è stata emessa, dal Gip di Bologna, nei confronti dell’imprenditore, un’ordinanza applicativa degli arresti domiciliari per associazione per delinquere finalizzata all’emissione e utilizzazione di fatture false e per l’indebita percezione di contributi comunitari per importi consistenti (in una occasione avrebbe indebitamente ricevuto contributi per circa 4,6 milioni di euro, mentre in altre circostanze avrebbe decuplicato i costi sostenuti per l’acquisto di impianti a mezzo di fatture inesistenti). In relazione alle condotte antigiuridiche, di recente, la Procura di Bologna ha avanzato nei confronti dell’imprenditore richiesta di rinvio a giudizio.

Sul conto dell’imprenditore sarebbero inoltre emersi indizi di contiguità con la cosca “Crea” di Rizziconi. Sul versante patrimoniale è stata, altresì, accertata l’assenza in capo al prevenuto di risorse lecite idonee a giustificare investimenti di grossa entità e rilevata, nel contempo, una cospicua e generalizzata sproporzione tra i redditi dichiarati ed il patrimonio posseduto. Con il provvedimento adottato a carico dell’imprenditore è stato disposto il sequestro del patrimonio a lui riconducibile, al momento stimato in circa 20 milioni di euro, tra cui figurano, in particolare:

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