Torino. I Carabinieri del Comando Provinciale Carabinieri di Torino stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Torino su richiesta della D.D.A. della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torino, nei confronti di 142 presunti affiliati alla ‘ndrangheta, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, traffico di sostanze stupefacenti, porto e detenzione illegale di armi, trasferimento fraudolento di valori, usura, estorsione ed altro. L’operazione è scattata all’alba con 1300 carabinieri a Torino, Milano, Modena e Reggio Calabria. I provvedimenti scaturiscono dalle indagini sviluppate su più fronti dal Comando Provinciale di Torino, i cui esiti hanno consentito di delineare il quadro complessivo e unitario degli assetti organizzativi della ‘ndrangheta, sul territorio piemontese. L’attività investigativa ha documentato l’esistenza nella Provincia di Torino di nove “locali” di ‘ndrangheta (la struttura organizzativa di base della ‘ndrangheta), l’esistenza di un “crimine” (le indagini hanno permesso di accertare l’esistenza in seno al locale di una struttura territoriale deputata al compimento delle azioni violente nell’interesse di tutti i “locali” insediati in Torino e zone limitrofe. Tale struttura/funzione è chiamata convenzionalmente “crimine”) e di una ‘ndrina distacca “bastarda” (con il termine ‘ndrina si intende la “cosca”, ovvero la famiglia di appartenenza del mafioso).
Inoltre le indagini hanno fatto emergere la figura di un responsabile provinciale e la volontà da parte degli affiliati di istituire in Piemonte, sul modello della “provincia”, organo di vertice della ‘ndrangheta reggina, una “camera di controllo” di cui dovevano fare parte gli affiliati in rappresentanza dei tre mandamenti sotto il controllo dei quali si riuniscono ed operano i “locali” di Reggio Calabria e delle aree tirrenica e ionica di quella stessa provincia, e del “crimine”, in grado di coordinare le iniziative criminali delle singole articolazioni che la compongono. I “locali” attivi in Provincia di Torino – seppure dotati di una circoscritta autonomia operativa – sono risultati comunque assoggettati alle decisioni assunte dai vertici della ‘ndrangheta reggina, come confermato anche dalla presenza di referenti calabresi che curavano direttamente i rapporti tra i “locali” del torinese e quelli di origine in Calabria. Le indagini hanno evidenziato la capacità del sodalizio di gestire numerose attività imprenditoriali nel campo dell’edilizia privata sia con l’imposizione di proprie ditte per l’esecuzione dei lavori sia attraverso l’assunzione obbligata di soggetti impiegati per i servizi di “guardiania” in numerosi cantieri edili. Infine si è accertata la volontà del sodalizio di influenzare alcune competizioni elettorali attraverso il voto di scambio.
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