Reggio Calabria. Processo Nuovo Potere, pioggia di condanne con la sentenza emessa ieri dal gup Antonino Laganà nel procedimento svolto con la formula del rito abbreviato. Regge dunque l’impianto accusatorio del pm Antonio De Bernardo, il quale ha visto accogliere dal giudice gran parte delle richieste formulate nella requisitoria, soprattutto per la contestazione del reato di associazione per delinquere di stampo mafioso. Il pm reggino, inoltre, vede accolta anche la tesi, ed è una prima volta per la giurisprudenza, della sussistenza del reato di concorrenza sleale in appalti, in casi in cui l’imprenditore è in “combutta” con esponenti delle cosche. Sul banco degli imputati vi erano le ndrine del basso jonio reggino, in particolare quelle di Roccaforte del Grego e di Roghudi. Con l’operazione Nuovo Potere, infatti, i carabinieri avevano sgominato una presunta organizzazione criminale dedita al fenomeno delle estorsioni e delle truffe, alla gestione di ingenti traffici di droga e di armi, ma anche alla turbativa di appalti pubblici.
Queste nel dettaglio le assoluzioni e le condanne comminate dal giudice:
1. Domenico Attinà 7 anni di reclusione e mille euro di multa (associazione mafiosa)
2. Mario Attinà 2 anni e 8 mesi (intestazione fittizia di beni)
3. Paolo Attinà assolto
4. Agostino Cento assolto
5. Francesco Ferraro assolto
6. Massimo A. Gabello 1 anno e 4 mesi di reclusione
7. Andrea Gelsoni assolto
8. Antonino Gullì assolto
9. Vincenzo Gullì 12 anni di reclusione e 400 euro di multa (associazione mafiosa e tentato omicidio)
10. Annunziato Iaria 6 anni e 8 mesi di reclusione (associazione mafiosa)
11. Antonio Iaria assolto
12. Carmelo Rocco Iaria 6 anni e 8 mesi
13. Domenico Carmelo Iaria 12 anni e 6 mesi e 600 euro di multa
14. Ugo Iaria assolto
15. Massimo Idà 6 anni e 8 mesi di reclusione (associazione mafiosa)
16. Leone Luigi Iofrida assolto
17. Andrea Pasquale Mesiano 2 anni e 8 mesi di reclusione (concorrenza sleale in appalti), assolto dall’accusa di associazione mafiosa
18. Carlo Mesiano 1 anno e 8 mesi di reclusione e mille euro di multa
19. Antonino Pangallo assolto
20. Agostino Palamara 6 anni e 8 mesi di reclusione (associazione mafiosa)
21. Carmelo Pangallo assolto
22. Domenico Pangallo 7 anni di reclusione e 200 euro di multa (associazione mafiosa)
23. Francesco Pangallo (cl. ‘75) 13 anni di reclusione e mille euro di multa (condannato per tutti i reati contestati)
24. Francesco Pangallo (cl. ‘74) 4 anni e 8 mesi di reclusione (concorrenza sleale negli appalti) assolto dall’accusa di associazione mafiosa
25. Giovanni Pangallo 10 anni (associazione mafiosa)
26. Antonino Pannuti 3 anni e 4 mesi di reclusione e 600 euro di multa (armi e furto in appartamento)
27. Bruno Pizzi 3 anni e 4 mesi di reclusione e 300 euro di multa (traffico di armi)
28. Arnaldo Proscenio 6 anni e 8 mesi di reclusione (associazione mafiosa)
29. Domenico Proscenio 7 anni e 6 mesi di reclusione (associazione mafiosa)
30. Francesco Romeo 3 anni e 4 mesi di reclusione (traffico di armi)
31. Girolamo Romeo 3 anni e 4 mesi di reclusione (traffico di armi)
32. Vincenzo P. Romeo 6 anni e 8 mesi di reclusione (associazione mafiosa)
33. Annunziato Spanò assolto
34. Teodoro Spanò 9 anni di reclusione e 100 euro di multa (associazione mafiosa e altri reati)
35. Filippo Stelitano 7 anni di reclusione e 400 euro di multa (associazione mafiosa ed estorsione)
36. Andrea Trapani assolto
37. Natale Tripodi 6 anni e 8 mesi di reclusione (associazione mafiosa)
38. Pietro Verno 10 anni di reclusione (associazione mafiosa)
39. Vittorio Verno 7 anni e 6 mesi di reclusione (associazione mafiosa)
Visibilmente soddisfatto il pm De Bernardo, alla lettura del dispositivo. Il nucleo centrale dell’impianto accusatorio, infatti, viene confermato dalle condanne inflitte dal gup, con eccezioni del tutto marginali per reati meno gravi. Ad esempio alcune delle assoluzioni sono da imputare ai casi in cui venivano contestati numerose truffe, per le quali il giudice ha però deciso per la prescrizione e l’improcedibilità. Altri personaggi dell’indagine, che invece in fase di indagini preliminari non erano stati neanche colpiti da misura cautelare, oggi si vedono condannati. Un risultato che conferma il lavoro certosino dei carabinieri e della pubblica accusa.
Fabio Papalia