‘Ndrangheta al Nord. Operazione Maglio: tra gli arrestati un consigliere comunale Pdl di Alessandria

Torino. E’ stata portata a compimento l’operazione “Maglio” condotta dai carabinieri del Ros che hanno datoesecuzione a diciannove ordinanze di custodia cautelare disposte dal gip su istanza della Procura della Repubblica di Torino nelle province di Alessandria, Asti e Cuneo nei confronti di altrettanti soggetti sospettati di rivestire ruoli di primo piano nei clan della ‘ndrangheta in Piemonte. Le prove della presenza della “locale” nell’area del basso Piemonte risalgono all’anno scorso, quando furono ascoltati i contenuti di numerose intercettazioni ambientali nell’ambito dell’operazione “Il Crimine”. Nello specifico, i carabinieri registrarono una riunione svoltasi il 30 agosto del 2009 in un agrumeto di Rosarno, in provincia di Reggio Calabria ed alla quale parteciparono il “Capo Crimine” Domenico Oppedisano e due delle persone finite oggi in manette, Michele Gariuolo e Rocco Zangrà. L’incontro era servito ad imbastire la creazione di una “locale” di ‘ndrangheta ad Alba, nel Cuneese. Al vertice dell’organizzazione criminale gli investigatori ritengono ci fosse Bruno Francesco Pronestì, tratto in arresto stamattina e che ricopriva il ruolo di “capo società”. Pronestì, in disaccordo circa l’idea di costituire la nuova “locale”, deteneva, tuttavia, una funzione che rendeva il suo parere fondamentale agli occhi di Oppedisano. In quella circostanza, infatti, fu chiaro agli inquirenti lo spessore criminale di Pronestì, il cui potere si concretizzava nella possibilità di punire i membri della cosca, di mettere a tacere eventuali frizioni e di gestire le relazioni con gli altri clan. La struttura territoriale sorse poi a Novi Ligure, in provincia di Alessandria. Tra i soggetti arrestati figura anche Giuseppe Caridi, consigliere comunale del PdL ad Alessandria. Sulla scorta di quanto hanno accertato i carabinieri del Ros, era pienamente inserito nell’organigramma della “locale” di Novi Ligure in qualità di “picciotto”. Uno dei riti che servirono a conferire la funzione di “santa” a diversi affiliati, secondo quanto accertato dai militari dell’Arma, si svolse proprio in casa  di Caridi

 

 

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