Operazione Panama 2005. Guardia di Finanza sgomina organizzazione dedita al traffico internazionale di cocaina: 18 arresti

Reggio Calabria. Dopo oltre tre anni di indagini, il Gico della Guardia di Finanza di Catanzaro, in collaborazione con il Servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata (Scico) di Roma e con l’ausilio di reparti del Comando provinciale di Reggio Calabria, ha portato a termine l’operazione denominata “Panama 2005” (dal giugno 2005) condotta nei confronti di un’organizzazione di stampo ‘ndranghetistico responsabile di un imponente traffico internazionale di sostanze stupefacenti provenienti dalla Colombia.
Sono 18 le ordinanze di custodia cautelare disposte dal Gip del Tribunale di Reggio Calabria, Domenico Santoro, su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia, la cui esecuzione ha visto impegnati oltre 150 finanzieri nel territorio della Piana di Gioia Tauro e in diverse regioni italiane.
Contestualmente, la polizia tedesca di Norimberga, in collaborazione con i finanzieri del Gico, ha arrestato grazie ad un mandato di cattura internazionale emesso sempre dalla Procura reggina, due membri dell’organizzazione originari di Ceglie Messapica (Br) ed emigrati da tempo nella città tedesca di Augsburg, dove gestivano alcune attività commerciali.
Le indagini, sotto la direzione del procuratore aggiunto Michele Prestipino Giarritta e del sostituto procuratore Roberto Placido Di Palma, coordinate dal Procuratore della Repubblica – Dda di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone e dalla Procura nazionale antimafia, con il prezioso apporto della Direzione centrale dei servizi antidroga, hanno consentito di disarticolare una pericolosa holding criminale composta da affiliati alla cosca “Piromalli-Molè” di Gioia Tauro e ramificata oltre che in diverse regioni italiane anche in Turchia, Germania, Olanda, Venezuela, Colombia. L’indagine infatti risale ad alcuni anni fa, quando le due cosche Piromalli e Molè erano ancora federate in un patto criminale durato cent’anni, rotto poi con l’assassinio del boss Rocco Molè e con l’avvicendamento, nella “federazione”, della cosca Alvaro, che ha preso il posto della cosca Molè al fianco dei Piromalli.
Al vertice del gruppo vi era Michele Ringo Albanese, di 45 anni, latitante all’epoca dei fatti contestati e già noto agli inquirenti per il suo coinvolgimento in altre operazioni antidroga condotte sempre dal Goa di Catanzaro (operazioni “Timpano 2001” e “Nasca”) il quale, grazie ai contatti diretti con esponenti di spicco dei cartelli colombiani – dei quali godeva ampia fiducia sulla base di consolidati “rapporti di lavoro” – riusciva a porre le basi per l’importazione di grossi quantitativi di droga da destinare, di volta in volta, al mercato italiano ove poteva contare sull’appoggio e sulla fattiva collaborazione di personaggi ritenuti “affiliati” alla cosca Piromalli-Molè”.
In particolare, Albanese poteva fare continuo affidamento su sodali pronti a raggiungerlo tanto in Colombia o in Venezuela, quanto in Germania, al fine di dare esecuzione alle direttive ricevute prendendo contatti diretti con i fornitori nonché predisporre basi logistiche sul territorio nazionale pronte ad accogliere l’arrivo di eventuali partite di sostanza stupefacente che venivano importate in Europa ricorrendo ad un sistema di occultamento e trasporto quanto mai ingegnoso che prevedeva l’utilizzo di carichi di copertura costituto da ingenti quantitativi di frutti esotici. A tal proposito, ciò che i finanzieri del Goa sono riusciti a disvelare, non senza difficoltà, è stato il sofisticato ed al contempo geniale metodo d’occultamento della cocaina: la droga era ben nascosta, pressata, in delle intercapedini ricavate dal cartone costituente le scatole contenenti le banane necessarie alla dissimulazione del carico illecito. Difatti, solo gli uomini del Goa sono riusciti ad accertare il carico di cocaina, sebbene lo stesso container fosse stato segnalato anzitempo e controllato per ben due volte dalle autorità doganali dei paesi in cui era transitato senza giungere ad alcun proficuo risultato.
Una volta giunto in Europa, soprattutto presso il porto di Rotterdam, lo stupefacente veniva canalizzato verso la Germania e l’Italia tramite ignari operatori economici olandesi.
Nel corso dell’attività investigativa, i militari del Goa sono riusciti a colpire l’organizzazione assestando una serie di interventi repressivi che ne ha minato dalle fondamenta i principali apparati operativi, finanziari e logistici. In tale contesto, va ricordato in primo luogo proprio la cattura del latitante Michele Ringo Albanese, avvenuta in Germania il 16.10.2006 grazie alla preziosa collaborazione fornita dalla polizia tedesca che si è rivelata decisiva per la localizzazione ed il successivo arresto del narcotrafficante, punto di riferimento dell’organizzazione nella pianificazione e gestione del traffico di droga.
Determinante, in tale contesto, è stata la collaborazione giudiziaria internazionale instaurata dalla Dda di Reggio Calabria con la Procura di Aschaffenburg che ha portato gli investigatori del Goa di Catanzaro a lavorare fianco a fianco con la polizia tedesca.
Nel corso della medesima operazione, infatti, i finanzieri sono riusciti ad individuare il bunker utilizzato da Albanese per la sua permanenza in territorio italiano. Per la costruzione abusiva del manufatto, Albanese è stato, altresì, denunziato congiuntamente alla moglie alla Procura della Repubblica di Palmi. La costruzione consentiva al latitante di sottrarsi ai controlli di routine che le forze dell’ordine operavano all’interno della sua lussuosa villa ubicata in Rosarno. Il bunker, infatti, era insistente all’interno dell’abitazione principale, e si poteva accedervi grazie ad una botola ricavata dal pavimento.
Ma, senza dubbio, il colpo più duro inferto all’organizzazione è stato il sequestro di 28 kg. di cocaina purissima per un valore di oltre 6 milioni di euro avvenuto a Rosarno l’ 11 settembre 2006. Nel complesso, comunque, sono stati sequestrati oltre 30 kg. di cocaina purissima e contestati altrettanti chilogrammi consumati in frode; il tutto compendiato e cristallizzato in cinque sequestri operati in territorio nazionale.
La successiva attività investigativa consentiva di delineare perfettamente i ruoli di tutti gli indagati giungendo alla loro completa identificazione ed alla odierna cattura.

Si riportano, di seguito, alcuni passaggi dell’intensa attività di captazione posta in essere a conforto dell’indagine.
In diverse occasioni, gli indagati, per comunicarsi un numero telefonico, facevano affidamento sulle loro conoscenze comuni ed all’approfondita conoscenza del territorio nel quale svolgevano parte preponderante della loro illecita attività:
… lo sai quello delle patate … quello più due … poi quello più quattro … no, quello più tre voglio dire (quello delle patate + 3) … poi, quello delle patate + 7 … poi, quello delle patate + 6 … quello delle patate + 8 … ancora + 8 … + 3 … + 8 … + 1 … + 8 … fammi uno squillo per veder se l’hai scritto giusto … solo uno squillo fammi, che non rispondo …“;
oppure: “… il prefisso è 0058 … poi, lo stradone del vichingo … poi lo stradone delle scuole … quello lì del tuo … lo stradone dove vendono le patate … lo stradone del batti lamiera (carrozziere), quello prima dove ho il magazzino io … poi dove ho il magazzino io … lo stradone dopo …“;
ed ancora: “… lo stradone del vichingo … lo stradone delle scuole … lo stradone dove vende le patate il parente mio … lo stradone dove c’è il magazzino mio te lo ricordi tu? … non quello delle scuole … allora, quello delle scuole + 1 … poi lo stradone delle scuole + 3 … quello del vichingo (Albanese Michele Ringo – n.d.r.) un’altra volta … quello del vichingo + 1 … quello del vichingo un’altra volta … e due volte lo stradone dove ho il magazzino io … dove c’era la terra di quello babbo del nero che se la sono presa … non lo sai quello stradone? … lo stradone quello prima del cantiere …“.

Elenco degli arrestati:

  1. Michele Ringo Albanese, (cl. ’66) residente a Rosarno (RC);
  2. Stefano Bertoni, (cl. ’77) residente a Roma;
  3. Giovanna Calciano, (cl. ’62) residente a Canosa di Puglia (Ba);
  4. Rocco Careri, (cl. ’78) residente a Rizziconi (Rc) frazione Drosi;
  5. Vincenzo Careri, (cl. ’59) residente a Rosarno (Rc);
  6. Marco Facchineri, (cl. ’83) residente a Latina; (arresti domiciliari)
  7. Renato Fontaine, (cl. ’55) residente a Marano (Na);
  8. Giuseppe La Versa, (cl. ’43) residente a Peschiera del Garda (Vr);
  9. Antonio Maiuri, (cl. ’48) residente a Vibo Valentia (VV);
  10. Sebastiano Managò, (cl. ’71) residente a Rosarno (Rc);
  11. Francesco Marafioti, (cl. ’64) residente a Oppido Mamertina (Rc);
  12. Gaetano Maugeri, alias Marco, (cl. ’68) residente a Granarolo dell’Emilia (Bo);
  13. Agostino Napoli, (cl. ’78) residente a Sommacampagna (Vr);
  14. Erika Napoli, (cl. ’75) residente a Bussolengo (Vr);
  15. Saverio Palumbo, (cl. ’65) residente a Canosa di Puglia (Ba);
  16. Francesco Reitano, (cl. ’67) residente a Rosarno (Rc);
  17. Francesco Urso, (cl. ’47) residente in Germania;
  18. Antonio Urso, (cl. ’71) residente in Germania.
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