Lamezia Terme (Catanzaro). Il Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Catanzaro, al termine di complesse ed articolate indagini nel settore del contrasto alle frodi al bilancio dell’Unione Europea e della Regione Calabria, ha sequestrato un “gruppo” aziendale operante nel settore manifatturiero e turistico-alberghiero.
L’attività, scaturita da diverse verifiche fiscali, è poi sfociata in un’indagine – coordinata dalla Procura della Repubblica di Lamezia Terme – dalla quale è emerso che tre società, denominate “Cofain S.R.L.”, “Temesa Hotel & Resort S.R.L.” e “Inveco S.R.L.”, tutte riconducibili alla figura di un solo imprenditore lametino, avevano ottenuto fraudolentemente contributi pubblici europei e regionali.
Le indagini si sono caratterizzate per particolare complessità sia a causa dell’ingegnoso meccanismo fraudolento adoperato, sia per le molteplici relazioni intrattenute tra l’imprenditore ed aziende residenti nel Nord-Italia e in paesi a fiscalità privilegiata, Paesi Bassi e Lussemburgo, richiedendo l’esecuzione di riscontri in loco, a mezzo di rogatoria.
In particolare, gli indebiti finanziamenti richiesti appartengono a diverse tipologie di pubbliche contribuzioni (legge 488/92 e P.O.R. Calabria), ottenute al fine di realizzare sulle aziende “Cofain S.R.L.” di Falerna (Cz) e “Inveco S.R.L.”, con sede legale in Roma e unità operativa in San Ferdinando (Rc), rispettivamente due impianti fotovoltaici, e alla costruzione di un imponente albergo sito nella marina di Nocera Terinese (Cz). Complessivamente, i tre investimenti progettati ammontavano alla cifra di 18.695.561 euro di cui 7.020.126,55 indebitamente percepiti.
La metodologia truffaldina adottata si basava su un sofisticato meccanismo di frode, ideato e posto in essere dai responsabili delle società beneficiarie dei contributi, basato sulla:
- predisposizione di copiosa documentazione ideologicamente falsa, tramite l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti tra imprese del gruppo, cui si accompagnavano fittizie movimentazioni bancarie, con lo scopo di dimostrare agli enti erogatori la sussistenza di elevati costi di realizzazione delle opere, atti a giustificare la realizzazione degli investimenti previsti;
- distrazione dei fondi pubblici ottenuti per dimostrare il rispetto dei requisiti patrimoniali. In particolare, veniva accertato che l’apporto dei “mezzi propri”, requisito necessario per ottenere finanziamenti pubblici, era solamente fittizio in quanto, attraverso transazioni commerciali e movimentazioni bancarie infra-gruppo solo apparentemente regolari ma, in realtà, consistenti in mere compensazioni di partite finanziarie, i fondi ottenuti per la realizzazione delle opere sovvenzionate, venivano fraudolentemente fatte confluire sui conti correnti personali ed illecitamente utilizzate per dimostrare una propria disponibilità patrimoniale fittizia, strumentale all’ottenimento di ulteriori altri contributi. Le suddette operazioni, di norma, erano poste in essere grazie alla compiacenza di un direttore di un istituto bancario lametino, anch’egli indagato per concorso in truffa.
- Certificazione di falsi stati di avanzamento dei lavori.
- Esportazione all’estero dei capitali illecitamente ottenuti. Per la realizzazione degli impianti fotovoltaici e per la fornitura di arredi e attrezzature dell’albergo, infatti, l’imprenditore si e’ rivolto a due imprese olandesi, rivelatesi mere cartiere, che, interponendosi ai reali prestatori di servizi, fatturavano alle sue aziende maggiorando artificiosamente gli importi e permettendo cosi’ di trasferire verso l’estero ingenti somme di denaro.
A conclusione delle indagini, sono state complessivamente segnalate all’autorità giudiziaria 13 persone fisiche, responsabili, a vario titolo, dei reati di truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falso ideologico, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, malversazione e bancarotta fraudolenta. Sono state segnalate, inoltre, 3 società per responsabilità amministrativa derivante dai reati perpetrati dai propri amministratori, ai sensi della legge 231/2001.
La rilevanza degli elementi probatori raccolti dal nucleo di polizia tributaria di Catanzaro ha consentito alla Procura della Repubblica di Lamezia Terme di richiedere ed ottenere dal competente gip – Carlo Fontanazza – l’emissione delle misure cautelari personali degli arresti domiciliari nei confronti dell’imprenditore e dell’obbligo di dimora nel comune di residenza per il rappresentante pro-tempore nonché socio di una società ed inoltre il sequestro preventivo delle tre aziende il cui valore complessivo e’ di circa 30 milioni di euro, nonché il sequestro per “equivalente” nei confronti del soggetto arrestato fino alla concorrenza di 284.159,37 euro, per l’utilizzo delle fatture per operazioni inesistenti.
Da ultimo l’intera attività svolta richiedeva l’effettuazione di 15 verifiche fiscali addivenendo alla constatazione di più di 11 milioni di euro di costi indeducibili, di circa 2 milioni di euro di ricavi non dichiarati, di ulteriori 2 milioni di euro di iva dovuta nonché l’individuazione di 31 lavoratori in nero.