Corre da solo contro tutti. Contro gli avversari. Contro la Wada e l’Uci. Contro un pubblico francese che non l’ha accolto esattamente con applausi da spellare le mani. Alberto Contador è solo contro tutti nella Grand Boucle che inizia domani, con una prima tappa da affrontare con gli occhi ben aperti. Lo spagnolo è al Tour ma non è un mistero che è “sopportato”, non certo accolto come meriterebbe il dominatore delle gare a tappe da cinque anni a questa parte. Il giudizio del Tas di Losanna sulla questione clenbuterolo è stato posticipato, consentendo di fatto la partecipazione del madrileno all’edizione numero 98 della Grand Boucle. Sarà un Tour de France che si deciderà in salita. Tante ascese, prima con il Massiccio Centrale, poi con i Pirenei, infine con le Alpi. Il tutto dopo la tradizionale, francesissima, settimana piatta (ma col rischio vento) e dedicata agli sprinter. E’ la Francia, con il suo territorio che storicamente costringe a tappe nella pianura più noiosa prima di affrontare le salite. Ma stavolta la prima settimana avrà un po’ di sale in più, da subito. La prima tappa potrebbe essere insidiosa per il Passage du Bois, area sommersa che si apre per il passaggio della carovana gialla, facendo dei ciclisti dei moderni Mosè. Domenica, poi, sarà corsa contro le lancette, con i primi 23 km a cronometro. Sarà esercizio contro il tempo a squadre, con Garmin Cervelo, Sky, RadioShack, Rabobank tra le favorite. Manca la Leopard Trek? Vero. Sarebbe meglio dire che i lussemburghesi faranno una crono a uomo-squadra. I fratelli Schleck, Fuglsang, una formazione costruita per lottare per la vittoria finale, con la Locomotiva di Berna Cancellara che porterà la croce lungo i 23 km della cronosquadre, come già accaduto alla Tirreno-Adriatico qualche mese fa. Ecco, per Schleck un bel vantaggio avere Spartacus là a tirare e tenere corte le distanze dai rivali per la generale. Dopodiché, da lunedì si parte per un viaggio fatto di volate, di fughe che resteranno in permesso vigilato finché le squadre dei velocisti non prepareranno il lavoro per gli sprinter. Cavendish, Farrar e Hushovd a fare da mine vaganti per indovinare chi farà la volata di giorno in giorno, Greipel, saranno i nomi che contenderanno vittorie e maglia verde. Quella maglia verde che dovranno strappare dalle spalle del legittimo proprietario, Alessandro Petacchi. Lo spezzino sarà al via con la consapevolezza di potersela giocare alla pari, con la tranquillità di potersi dedicare solo ed esclusivamente alle volate, dopo un Giro d’Italia sontuoso, condotto in duplice veste di uomo-sprint e regista in casa Lampre per aiutare la classifica generale di Scarponi. Pochi gli italiani al via, con un solo uomo in grado di lottare per il podio, forse per la vittoria: Ivan Basso. L’altro italiano da tenere d’occhio per le tappe di media montagna sarà il rigenerato Cunego, reduce da un Giro di Svizzera su livelli che non si ricordavano da anni. Il veronese avrà a disposizione numerose tappe per tentare l’assolo: Super Besse, Saint Flour saranno obiettivi già da puntare nella seconda settimana; poi, Lourdes e perché no, una tappa tra Pinerolo e Serre Chevalier potrebbe essere buona per agguantare il successo sfuggito lo scorso anno.
Ma chi lotterà per la vittoria ha già in mente i punti chiave della corsa. Il Massiccio centrale nella seconda settimana scalderà i motori in vista dei Pirenei, infatti, Super Besse il prossimo sabato sarà arrivo importante ma solo per vedere davanti tutti gli uomini di classifica, lì a contarsi per vedere chi mai dovesse mancare. Arriva la seconda settimana e arriva il trittico d’alta montagna e alte temperature che solo i Pirenei riescono a regalare. Luz Ardidenne, Lourdes, Plateau de Beille. Sono i nomi dei verdetti, i primi, pesanti verdetti della montagna, dove tutti dovranno attaccare il madrileno, incontrastato dominatore del Giro. Vuole entrare nel novero dei vincitori supremi, di quegli eroi in grado di vincere Giro e Tour nello stesso anno, 13 anni dopo l’impresa epica, da ciclismo eroico, che portò sul tetto del mondo il Marco nazionale. Luz Ardidenne, dodicesima tappa, 211 km con la scalata inedita de La Hourquette d’Anciran. Scalata di prima categoria, 10km di ascesa al 7,5% di pendenza media; poi in rapida successione il Tourmalet, cima Horse Categorie, con 17km al 7.3% e l’arrivo in salita di Luz Ardidenne, 13 chilometri al 7.4% medio. Il primo giudizio pilatesco sarà lì, senza possibilità di grande replica il giorno successivo, perché a Lourdes qualcuno magari cercherà la grazia ma difficilmente la riceverà in giornata: tappa di media montagna, un mangia e bevi buono per veder andar via la fuga, con i grandi lì in gruppo a controllarsi, in una corsa nella corsa con l’Aubisque lontano dal traguardo, a 40km. Ultimo giorno pirotecnico più che pirenaico: i 168 km che porteranno a Plateau de Beille saranno infarciti di salite, tutte dure. Pronti via e si salirà subito verso il Portet d’Aspet, poi, Col de la Core, Col d’Agnes e, finalmente, l’ascesa di Plateau de Beille: 16 chilometri al 8% buoni per dare il bollino Horse categorie. La seconda settimana si chiuderà con una bella volata di gruppo, prima del secondo giorno di riposo lunedì 18 luglio.
Il Tour darà l’ultima settimana sulle Alpi per regolare i conti, per coloro che sui Pirenei hanno accettato la sfida e l’hanno persa. Ancora un trittico, che inizia a cinque giorni dalla chiusura parigina. Gap-Pinerolo, Pinerolo-Galibier Serre Chevalier, Modane-Alpe d’Huez: segnateli in agenda perché il Tour si deciderà qui, almeno per la vittoria finale. La prima tappa vedrà le scalate al Monginevro, al Sestriere e a Pramartino, 7 km al 6% prima della picchiata verso Pinerolo. Ventiquattrore di riposo e via per la partenza verso Serre Chevalier, con l’arrivo in salita sul Galibier, dal versante più facile: dopo 180km l’ascesa di 23km al 4.9% di pendenza media, con il tratto più duro della salita negli ultimissimi chilometri, quelli affrontati in discesa in quel magico 98 che vide involarsi Marco Pantani verso il trionfo di Les Deux Alpes. Ma la tappa alpina che offrirà maggiori sobbalzi sul divano dovrebbe essere l’ultima. Appena 109 chilometri, concentratissimi. Telegraphe e Galibier, subito in sequenza per scaldare la gamba, prima dei tornanti che si arrampicano per 14 km al 8% sull’Alpe d’Huez. Il vincitore del Tour uscirà da queste rampe. Perentorie, infernali, una bolgia di pubblico a rendere ancor più claustrofobica la scalata. Alberto Contador potrebbe riappropriarsi del tifo francese proprio qui, perché è sì il vincitore della scorsa edizione, ma deve farsi perdonare i surplace con Andy Schleck, la marcatura del Tourmalet, l’attacco sul salto di catena del lussemburghese. Ecco, un Contador in forma-Etna sarebbe il miglior spettacolo e riconcilierebbe il Pistolero con l’intero pubblico francese, in attesa di un altro sovrano, un altro eroe in grado di marcare quella doppietta Giro-Tour che significa leggenda.
Fabiano Polimeni