“La lotta al debito pubblico” ha detto Napolitano “va affrontata attraverso la lotta all’evasione fiscale, un’accurata selezione dei capitoli di spesa pubblica e il pagamento delle imposte”…“quel peso non possono lasciarlo sulle spalle delle giovani generazioni”.
Effettivamente il Presidente ha colto nel segno: il debito italiano costa ogni anno alle finanze pubbliche circa 70 miliardi di euro per i soli interessi pagati alle banche e agli investitori istituzionali, di cui più della metà a banche straniere. 35 miliardi che fuoriescono dal Paese, quasi come la finanziaria che si sta varando in questi giorni.
Ma come si è formato questo immenso debito pubblico? Semplificando potremmo affermare che a partire dagli anni 70 le classi dirigenti e i politici del tempo non erano affatto interessati alle condizioni delle generazioni più giovani, costruendo una politica basata sulla spesa pubblica incondizionata e avendo come primo obiettivo la creazione del consenso. Inoltre, i nostri genitori, anziché chiedere rigore nei conti, hanno votato quelle classi dirigenti e le hanno tenute al governo, acquistando i titoli di Stato che pagavano interessi favolosi e appesantendo ancora di più il futuro del paese. Probabilmente, cari mamma e papà, non vi rendevate conto che alla fine l’avremmo pagata noi. E la pagheremo tutta fino in fondo, perché se la coperta è corta non può essere tirata tutta da una parte. In Italia il debito pubblico è passato da 1.666 miliardi di euro del 2008 a quota 1890,6 miliardi ad aprile 2011 e cresce costantemente, nonostante la riduzione del deficit primario perché i tassi di interesse sono troppo alti rispetto alla crescita dell’economia. Sembra evidente quindi che la nostra generazione non avrà alcun futuro se lo Stato italiano continuerà a dover pagare miliardi e miliardi di euro l’anno di interessi sul debito per vederlo solamente crescere.
La ricetta per salvarsi? Restringere la spesa pubblica salvaguardando tre priorità essenziali: investimenti in opere pubbliche, ricerca e università. Facile a dirsi, difficile a farsi…ma almeno proviamoci!
Domenico Rositano
Dirigente Giovane Italia
Vice Segr. Nazionale GIPPE