‘Ndrangheta. La Dia ha confiscato beni per 7 milioni di euro all’imprenditore della Locride Terenzio Antonio D’Aguì

Reggio Calabria. La Direzione Investigativa Antimafia di Reggio Calabria ha dato esecuzione ad un decreto di confisca beni emesso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, a seguito di una proposta di applicazione di misura di prevenzione personale e patrimoniale formulata dal procuratore distrettuale di Reggio Calabria, nei confronti di Terenzio Antonio D’Aguì, 50enne, di Melito Porto Salvo, imprenditore operante nel settore produzione e fornitura calcestruzzi ed inerti con una azienda ubicata a Bova Marina. Terenzio Antonio D’Aguì è stato sottoposto, nel giugno 2008, unitamente ad altri 41 soggetti, a fermo di indiziato di delitto per associazione di tipo mafioso nell’ambito dell’operazione denominata “Bellu Lavuru”. Successivamente, lo stesso è stato colpito, in relazione al medesimo reato, da ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa il 20 giugno 2008 dal gip presso il Tribunale di Reggio Calabria, la quale ordinanza, impugnata dal destinatario, è stata confermata dal Tribunale del Riesame di Reggio Calabria il 7 agosto 2008. In seguito, con sentenza emessa dal gup di Reggio Calabria il 23 novembre 2009, D’Aguì è stato  dichiarato colpevole del reato di associazione mafiosa e condannato alla pena di sei anni di reclusione. Avverso tale condanna è pendente giudizio di appello. L’imprenditore è attualemente detenuto. Le risultanze del procedimento “Bellu Lavuru” hanno consentito – in occasione dell’accaparramento di due rilevantissimi appalti pubblici relativi alla variante dell’abitato di Palizzi della Strada Statale 106 ed alla realizzazione del plesso scolastico Euclide a   Bova Marina – di delineare l’attuale assetto della ‘ndrangheta sui territori di quei Comuni e, in particolare, delle cosche denominate “Talia-Vadalà” di Bova Marina (operanti unitariamente attraverso un organismo comune denominato “Base”), “Maisano” di Palizzi e “Morabito” radicata ad Africo. Per entrambi i lavori in questione la società D’Aguì Beton s.r.l., nella disponibilità dell’imprenditore, aveva ottenuto l’affidamento della fornitura di calcestruzzi ed inerti per importi di oltre 7 milioni di euro. Nel mese di aprile dello scorso anno personale del Centro Operativo di Reggio Calabria, in esecuzione di un provvedimento ablativo emesso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale reggino – a seguito di una proposta di misura di prevenzione avanzata dal procuratore distrettuale di Reggio Calabria aveva già sottoposto a sequestro beni mobili ed immobili nella disponibilità di D’Aguì. Con l’odierno provvedimento di confisca la sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria  ha ritenuto D’Aguì “imprenditore mafioso”, vale a dire un soggetto che – recita testualmente il provvedimento dell’Autorità Giudiziaria -“contrae uno scellerato patto sinallagmatico con la ‘ndrangheta: da un lato egli accetta le regole mafiose in merito alla distribuzione degli affari del territorio di riferimento e dei relativi ricavi…dall’altro, la criminalità organizzata, attraverso il metodo mafioso, gli assicura posizioni di mercato, monopolistiche od oligopolistiche, che altrimenti non avrebbe ottenuto.” L’organo giudicante ha altresì ravvisato un’evidente sproporzione tra i beni personali e societari nella disponibilità del destinatario della misura con gli esigui redditi dichiarati dal medesimo. Il patrimonio sottoposto a confisca  – valutabile complessivamente in circa  sette milioni di euro – è composto da:

–  patrimonio aziendale e del capitale sociale della ditta D’Aguì Betone .r.l. con sede a Bova Marina, operante nel settore produzione di calcestruzzo;

–  due appartamenti con pertinenti magazzini e box auto ubicati nel complesso “La Rada Azzurra” di Bova Marina;

–  un appartamento e relativo posto auto sito in Roma;

–  una residenza montana di sette vani ubicata a Cotronei, in provincia di Crotone,  Villaggio Palumbo;

–  un’autovettura Porche 911 Carrera.

Con il provvedimento in questione il Tribunale, avendone accertata la pericolosità sociale qualificata, ha altresì disposto nei confronti di D’Aguì la misura della sorveglianza speciale di pubblica sicureza  per la durata di tre anni  e sei mesi con obbligo di soggiorno.

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