Messina. La Polizia di Stato, in data 09.07.2011, ha dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere (n°8319/2010 RGNR – 1949/2011 RGGIP) emessa dal Gip presso il Tribunale di Messina, Walter Ignazitto, in data 08.07.2011, nei confronti delle seguenti persona, ritenute responsabili dei reati di cui dall’art.629 del codice penale commesso con l’aggravante del metodo mafioso prevista dall’art.7 d.l. 13/ 05/ 1991 11.152 (conv. in L. 12 luglio 1991 n.203):
1. Giovanni Rao di 50 anni nato a Castroreale e residente a Barcellona P.G. in atto detenuto.
2. Carmelo Giambò di 40 anni nato a Barcellona P.G. ed ivi residente, in atto detenuto.
3. Mariano Foti di 41 anni nato a Barcellona P.G. ivi residente, in atto detenuto.
4. Carmelo D’Amico di 40 anni nato a Barcellona P.G. ed ivi residente, in atto detenuto.
I quattro sono indiziati di far parte del gruppo dirigente di un’organizzazione criminale di stampo mafioso, denominata “Famiglia Barcellonese”, operante a Barcellona Pozzo di Gotto. Le indagini, incardinate inizialmente nell’ambito del Proc. pen. N°5608/ 2010 RGNR, condotte con il coordinamento della Procura Distrettuale Antimafia di Messina, hanno permesso di evidenziare come l’Eente assistenziale A.I.A.S. — Sezione di Barcellona fosse da tempo al centro di richieste estorsive da parte della criminalità organizzata barcellonese. L’indagine, confluita successivamente nell’ambito del procedimento in oggetto, trae origine a seguito del commissariamento dell’A.I.A.S. di Barcellona (avvenuto nel mese di maggio 2010), effettuato da parte della Giunta dell’omonimo organismo nazionale, sulla scorta di ritenute anomalie contabili e di presunti artefici nella gestione amministrativa della sezione di Barcellona. Grazia alle dichiarazioni rese, a partire da maggio 2010, da uno dci componenti del Consiglio di Amministrazione dell’A.I..A.S. di Barcellona. Giovanni Rao e Carmelo Giambò sono già stati tratti in arresto in data 24.06.2011 nell’ambito delle operazioni Gotha e Pozzo II, in quanta coinvolti a vario titolo, unitamente ad altri 25 indagati, per associazione mafiosa, omicidi, estorsioni, porto e detenzione abusiva di armi, intestazione fittizia dii beni ed altri delitti, tutti aggravati dalle finalità mafiose. Mariano Foti, in data 30.01.2009, era destinatario unitamente ad altre 11 persone, fra cui Carmelo D’Amico, dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere disposta nell’ambito del procedimento penale nr.2656/07 R.G.N.R. e nr.1838/08 R.G.GI.P., per associazione mafiosa (ed. operazione Pozzo), eseguita da personale dell’Arma dei Carabinieri. Carmelo D’Amico, in data 17.02.2009, mentre si trovava già detenuto per la cosiddetta operazione Sistema, era destinatario di altra ordinanza cautelare in quanta ritenuto responsabile del reato di estorsione, unitamente a Carmelo Bisognano, attualmente collaboratore di giustizia, e a Pietro Nicola Mazzagatti , in danno dell’imprenditore Maurizio Sebastiano Marchetta; in data 17.05.2010, era destinatario dell’ordinanza cli custodia cautelare in carcere disposta nell’ambito del procedimento penale 4046/08 RG e nr. 1946/09 (cosiddetta operazione Ponente), in quanto indagato per estorsione aggravata, in danno dell’imprenditore Ettore Crisafulli; infine, in data 05.04.2011, gli veniva notificata altra ordinanza di custodia cautelare in carcere n°6533/2009 R.G.N.R. — 5659/2010 R.G.G.LP., in quanta indagato, insieme ad Alfio Giuseppe Castro di 58 anni, detto “Pippo”, nato ad Acireale e residente ad Acicatena, e Tindaro Calabrese di 38 anni, nato a Novara di Sicilia (cosiddetta Operazione Sistema II), in danno dell’impreditore Giacomo Venuto, titolare della impresa “Mediterranea Costruzioni s.r.l.”. L’odierna operazione ha fornito ulteriore riscontro, per la parte estorsiva, alle recenti operazioni Gotha e Pozzo II, con le quali è stato ricostruito l’evoluzione degli assetti organizzativi della famiglia mafiosa operante nel compresorio di Barcellona e su gran parte de11’entroterra nebroideo della provincia di Messina, a partire dagli anni ’90, e di far luce su alcuni omicidi e di rinvenire i corpi delle vittime oltre che accertare numerosi reati di estorsione e di usura.