Seminara. Ancora una volta presa di mira la cooperativa sociale “Giovani in vita”

Seminara (Reggio Calabria). Stavolta, obiettivo degli ignoti criminali sono state le attrezzature della cucina, nuova di zecca, che fa parte dell’erigendo agriturismo “Le tre Querce” sul terreno di proprietà del prof. Giuseppe Spinelli, dato in gestione, dopo varie vicissitudini legate alle minacce della ‘ndrangheta, ai giovani della cooperativa. Un furto, perpetrato nottetempo, nell’isolata campagna tra Seminare e la frazione S.Anna. Gli ignoti, dopo aver divelto il cancello d’ingresso, si sono introdotti nella struttura, in fase di completamento, portando via oltre alle attrezzature della cucina professionale anche materassi e suppellettili. L’agriturismo, insieme ad una fattoria didattica, stava per vedere la luce grazie ai sacrifici e l’impegno dei 40 e passa giovani soci della cooperativa. Era loro intenzione inaugurare l’intero edificio, il prossimo 13 agosto. Invece, dopo l’ennesimo episodio di criminalità, i responsabili della “Giovani in vita” oltre a Domenico Luppino, fa parte il presidente, Rocco Rositano, si vedono costretti a rinviare la cerimonia che avrebbe sancito l’epilogo del lavoro e dei sacrifici di giovani che hanno scelto la legalità, come bandiera da far garrire al vento della loro vita. Ebbene, con enorme rammarico e sarcastica ironia, il direttore, Domenico Luppino, ne stigmatizza l’episodio: “Vogliamo ringraziare di cuore, rimarca Luppino, quei signori del male che hanno creduto fosse cosa buona e giusta, impossessarsi delle attrezzature della cucina, nuove di fabbrica, che avrebbero dovuto essere destinate al nascente agriturismo dell’azienda agricola “Le tre Querce”, in agro del Comune di Seminara, di proprietà del prof. Giuseppe Spinelli e da noi gestita e condotta. Un danno ingentissimo, per il quale questa cooperativa, chiede con forza di sapere, oltre ogni attestazione della solita solidarietà, se questi crimini riguardano tutti, oppure, se con la nostra indifferenza e con la triste abitudine di assistere ad ogni forma di delitto, la triste vicenda dovrà riguardare solo noi diretti interessati”. Questo l’amaro sfogo di Domenico Luppino che nel corso degli anni in cui la sua cooperativa è impegnata su terreni confiscati alla ‘ndrangheta o affidati da proprietari minacciati dalla stessa, hanno dovuto fare i conti con diversi episodi di criminalità che hanno più volte tentato di tarpare le ali della libertà. Basti pensare all’immenso incendio che due anni addietro distrusse completamente l’agglomerato di case in fase di ristrutturazione, sullo stesso terreno, ivi compresa una chiesetta dedicata a S.Giuseppe e poi altri messaggi di minacce come il secchio pieno di liquido infiammabile fatto trovare davanti alla porta d’ingresso. Tutti episodi però che non hanno fermato i giovani della cooperativa e soprattutto non gli hanno impedito di continuare a coltivare il loro sogno di legalità. L’episodio è stato denunciato ai carabinieri della locale stazione al comando del maresciallo, Gabriele Di Prima.

Antonio Ligato

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