Reggio Calabria. “Ogni volta che l’uomo distrugge la natura, la natura distrugge l’uomo”. Questo uno dei passi dell’appassionata omelia di Don Nuccio Cannizzaro, che questa mattina nel Tempio della Vittoria, a San Giorgio al Corso, ha celebrato la Messa per la ricorrenza di San Giovanni Gualberto, patrono del Corpo Forestale dello Stato. Sotto le navate gremite di divise grigie e delle reppresentanze delle altre forze dell’ordine, con al primo banco il prefetto Luigi Varratta e il comandante regionale del Corpo, Vincenzo Caracciolo, Don Nuccio Cannizzaro ha ricordato la missione della Forestale, salvaguardare l’ambiente per salvaguardare l’uomo.
Le competenze stanno crescendo, ha detto il cappellano, le responsabilità si vanno moltiplicando, nel concetto globale di sicurezza, una crescita non sempre accompagnata dalle risorse, ma dalla moltiplicazione delle energie degli uomini della Forestale, che in comunione con le altre forze di polizia trovano la sintesi per la difesa del mare e della montagna da godere. Doni di Dio che l’uomo deve difendere, per poterne godere appieno.
Il comandante Caracciolo, intervenuto con un breve discorso al termine della cerimonia religiosa, ha rivolto un ringraziamento al vescovo Mondello, che aveva accettato di celebrare la Messa ma è stato trattenuto da impegni fuori regione. Il comandante ha rivolto altresì un ringraziamento a Don Nuccio Cannizzaro, e al parroco di San Giorgio, Don Nuccio Santoro. Un pensiero particolare è stato rivolto ai rappresentanti dell’Università, e in particolare alle Facoltà di Scienze forestali e Giurisprudenza, che formano i giovani affinché possano un domani entrare a far parte della classe dirigente del Corpo Forestale dello Stato.
Caracciolo non ha dimenticato l’ordine professionale degli agronomi e forestali e il mondo delle associazioni “che come noi hanno a cuore la salvaguardia dell’ambiente”. Dopo avere rivolto apprezzamento all’operato delle donne e degli uomini del Corpo, Caracciolo si è rivolto ai prefetti e ai rappresentanti nelle varie province delle altre forze di polizia “che piano piano stanno avendo fiducia del Corpo forestale dello Stato, anche per affrontare i compiti più complessi dell’ordine e della sicurezza pubblica. L’invito – ha proseguito – è d osare un po’ di più. Compatibilmente con i nostri numeri, dobbiamo e vogliamo fare bene la nostra parte. Nelle zone rurali e montane siamo stati da sempre la Polizia di Prossimità, parlando e guidando quel cittadino montanaro che curava e amava il territorio, che non provocava dissesti o inquinamenti, che non bruciava per fare dispetti o faticare di meno, bensì si sentiva il primo tutore di quel territorio dove viveva e faceva crescere i propri figli”. “Nel recupero di tutti questi valori – ha concluso – il Corpo forestale dello Stato può ancora giocare un ruolo importante”.
Fabio Papalia