Malvito (Cosenza). C’è interesse per la piccola “Pompei calabrese”. L’appellativo, coniato dal sindaco Giovanni Cristofalo, riscuote consensi a livello regionale, al punto che la Regione Calabria s’interessa tanto al sito archeologico. È il consigliere Gianpaolo Chiappetta che, sull’importante sito archeologico, così descrive il tutto all’Assessore regionale Mario Caligiuri. «A Malvito è stata riportata alla luce la zona archeologica di Pauciuri, situata sulla riva del fiume Esaro. La “piccola Pompei calabrese” (com’è stata ribattezzata), ripulita da rovi e sterpaglie, è stata restituita agli antichi splendori di un tempo: adesso il sito è accessibile e nuovamente usufruibile, grazie all’impegno del Comune. Non sarà sicuramente sfuggito che la zona è un importante canale di comunicazione per educare grandi e piccoli alla tutela del patrimonio storico e culturale. Per far ciò e trasformare l’area da semplice luogo geografico a spazio condiviso e orientato verso un nuovo modello di produzione, consumo e cultura, credo sia necessario pensare ad un progetto più articolato. Infatti, l’iniziativa della locale Amministrazione, sia pur lodevole, non può però non essere considerato solo un primo passo orientato ai programmi di riqualificazione dei territori calabresi proiettati ad un turismo culturale proposto e inseguito percorrendo delle linee progettuali che abbiano la forza di rendere un segno concreto». A Pauciuri di Malvito «dopo ben quattro campagne di scavi condotte sul sito archeologico, sono state restituite agli occhi di ciascuno di noi parte delle ricchezze nascoste dal tempo: un patrimonio inestimabile, non solo d’interesse nazionale, con 300 monete romane, oggetti pregiati, ma soprattutto che riporta al bagliore un grande abitato con numerose attività annesse che fa pensare ad una vera e propria città romana tra il II e il I sec. a.C., sovrapposta ad un insediamento più antico ascrivibile al IV e III sec. a.C.» Ecco spiegata «l’unicità di un tale patrimonio, che necessita di riscontrare il favore di tutte le Istituzioni, in primis quella regionale, per poter fruire di una risorsa tale da creare un reddito indotto di non poca importanza. Una ricchezza fino ad ora trascurata che rappresenta un’identità culturale da rinvigorire e che certamente sarà in grado di far valorizzare».
Alessandro Amodio