Reggio Calabria. Se la notizia del definanziamento della darsena di Pellaro, apparsa di recente sulla stampa locale, dovesse trovare conferma, ci troveremmo di fronte all’ennesima umiliante mortificazione ai danni di questo territorio. Un territorio dalle enormi potenzialità turistiche, ma mai concretamente messe in atto. Chi investirebbe in questa località se non prima verranno soddisfatte le minime esigenze dei cittadini? Quale imprenditore privato spenderebbe un euro se le istituzioni non sono capaci di garantire i servizi essenziali di una comunità quali l’acqua il sistema fognario, la viabilità, il decoro, la pulizia e la manutenzione? Chi può venire attratto nelle periferie se le discariche abusive aumentano a vista d’occhio impunemente? E c’è chi ha il coraggio di smentire, gridando al catastrofismo se il cittadino esasperato fa notare il degrado, difendendo utopisticamente un modello, forse perché le proprie frequentazioni vanno da Palazzo San Giorgio ai lidi del lungomare. Venisse con noi a fare un giro d’istruzione per le periferie. Questa amara considerazione non può non puntare il dito sulla classe dirigente cittadina e in particolare quella espressa da questo territorio in cui vivo e credo, la quale, negli ultimi vent’anni (ma io penso mai) non è stata in grado di sviluppare un progetto a medio-lungo termine con opere essenziali e soprattutto connesse tra loro, al fine di poter garantire un vero sviluppo socio economico basato realmente sul turismo e sul benessere sociale. Invece, abbiamo assistito alle azioni di una classe ’’dirigente’’ superficiale (per essere buoni) e litigiosa che ha coltivato il proprio orticello lo stretto necessario per essere riconfermata alle successive elezioni, non andando oltre il proprio naso e non riuscendo nemmeno ad abbozzare un’idea di sviluppo per le generazioni future. Le responsabilità di tutto questo non risparmiano nemmeno chi occupava i banchi dell’opposizione e che aveva la prerogativa di controllo e di suggerimento. Un’opposizione che, quando non ha “inciuciato”, ha fatto fallire miseramente diversi progetti ( vedi la darsena, la piscina, ecc.), pur di non condividere la primogenitura dell’ opera. Pazzesco e scandaloso. Eravamo alla fine degli anni novanta e io, come tanti altri ragazzi, pensavamo che finalmente Pellaro potesse abbandonare la nomea di quartiere dormitorio e che, con il progetto della darsena, del villaggio turistico e del circolo nautico, si sarebbe potuto dare un imput di sviluppo a questo territorio, poiché credevamo che tutto l’indotto connesso a queste opere si sarebbe sviluppato conseguentemente. Pensate a quanti turisti potevano essere attratti dal villaggio di Punta Pellaro, quanti diportisti e pescatori avrebbero puntato i loro interessi sul porticciolo se fosse stato costruito, quanti sport nautici come il kite, la vela, ecc., si potevano sviluppare a Pellaro se il circolo nautico fosse stato operativo . Non tutti sanno che il famoso Cino Ricci , skipper di Azzurra in Coppa America di vela nel 1983, definì la zona che va da Punta Pellaro all’aeroporto uno dei migliori campi di regata al mondo. E invece, dopo aver sognato, la realtà, dopo un brusco risveglio, ci dice l’opposto. Darsena definanziata, villaggio confiscato, circolo nautico che sta andando in rovina. Un uomo che non può più sognare non ha speranze e chi non ha speranze muore. E ci stanno uccidendo lentamente.
Francesco Lo Giudice -Associazione di volontariato Obiettivo Pellaro-