Reggio Calabria. “Dopo i certificati on line ora tocca all’invio telematico delle ricette. Per i medici di famiglia prosegue l’eccesso di burocratizzazione che sta ingolfando una professione ancora ferma, sul piano delle retribuzioni, agli anni della lira. I disagi ingiustamente prodotti alla categoria, che andrà in contro ad un ulteriore aggravio del carico di lavoro, meritano risposte concrete: è ora di garantire l’adeguamento degli stipendi e un piano di incentivi per sostenere i medici di famiglia, permettere di migliorare il servizio offerto ai pazienti e aprire nuovi canali occupazionali per tanti giovani”. Lo dichiara il consigliere regionale Nino De Gaetano. “Su questo fronte, in particolare, – aggiunge – l’attivazione di presidi ambulatoriali distrettuali in cui si alternino specialisti convenzionati, medici di base e operatori di continuità – il progetto è già stato avviato in altre regioni d’Italia – potrebbe rappresentare anche in Calabria la giusta soluzione, non solo per potenziare la rete dell’assistenza primaria, ma anche per offrire la doverosa stabilità occupazionale ai tanti operatori precari della sanità: aderendo all’iniziativa, il medico di base riceverebbe un contributo per “trasformare” il proprio studio in ambulatorio accessibile 24 ore su 24 all’interno del quale i cittadini troverebbero ad assisterli medici di famiglia e operatori della continuità assistenziale. Daremmo così una risposta efficace al dramma dei titolari delle guardie mediche che le Asp calabresi minacciano di sacrificare nel nome della contabilità aziendale: questi medici precari, autentico patrimonio di professionalità ed esperienza, allontanerebbero il fantasma della disoccupazione trovando finalmente la sacrosanta stabilità lavorativa. Ne gioverebbe però anche il diritto alla salute dei calabresi: i cittadini, infatti, potrebbero contare su un riferimento sanitario costante senza dover ricorrere all’ospedale e i medici dei pronti soccorsi sarebbero così alleggeriti dalla richiesta di prestazioni non urgenti e inappropriate (“codici bianchi”). A garantire la fattibilità del progetto esiste un apposito finanziamento nazionale: si tratta di 352 milioni di euro messi a disposizione delle Regioni italiane proprio per la realizzazione di questa sperimentazione”.
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