Demaria (PD): “Il grido di dolore dei sindaci della Locride accolto con arroganza dai novelli governanti della Regione”

Reggio Calabria. Di seguito una nota di Girolamo Demaria, coordinatore provinciale del Partito Democratico.

Di fronte al grido di dolore sollevato da parte dei sindaci della Locride ci si sarebbe aspettati una qualche reazione di attenzione e di sostegno da parte delle istituzioni calabresi e reggine e dalle forze politiche di governo del centro destra, capace di comprendere le ragioni profonde del disagio e del malessere che pervadono l’intera comunità locridea. Con grande sconcerto abbiamo dovuto invece registrare un virulento quanto incomprensibile attacco rivolto indistintamente nei confronti di quei Primi Cittadini accusati di disturbare il manovratore, mentre è impegnato indefessamente a governare la Calabria, pur di coltivare il proprio orticello ed operare uno scaricabarile. Un vero e proprio rovesciamento della realtà: i sindaci della ionica sono stati fatti apparire, piuttosto che vittime e interpreti di una condizione di grande difficoltà economica e sociale di questo territorio, irresponsabili ed intenti a giocare sulla pelle delle loro comunità per bassi scopi personali. La gravità dell’attacco si commenta da sé, denotando intolleranza e scarsa cultura della capacità di ascolto verso coloro i quali sono i rappresentanti legittimi del territorio, nonché un certo nervosismo da parte di chi inizia, forse, a comprendere che dopo gli slogan ed i proclami adesso è arrivato il tempo delle risposte concrete da dare. Certo, occorre registrare con un certo imbarazzo che il tanto osannato impegno economico straordinario della Regione nei confronti dei Comuni della Locride in materia di depurazione alla fine sia ridotto, in realtà, ad un misero due per cento (ottocento mila euro su trentotto milioni di euro) del totale delle somme stanziate. Nella Locride sono concentrati ed amplificati gli effetti negativi di una politica governativa colpevolmente distante e che non affronta i nodi di fondo del mancato sviluppo. Un’area caratterizzata da uno dei PIL più bassi del Mezzogiorno e da un indice di povertà tra i più alti, con un’economia ferma anche nei settori tradizionali e un livello di disoccupazione, in particolar modo quella giovanile e femminile, tra i più elevati. A ciò si aggiungano i tagli dei trasferimenti che il governo nazionale sta operando in misura crescente, anno dopo anno, anche a quei comuni e che stanno strangolando la capacità di sopravvivenza dei municipi, costringendo gli amministratori comunali o a tagliare i servizi, anche quelli essenziali, ai cittadini o ad aumentare loro le tasse. Ed ancora, una politica dei trasporti che penalizza l’intera area ionica, con la soppressione di numerosi treni a lunga percorrenza, una ridotta qualità dei servizi resi e senza alcuna previsione di elettrificazione della linea ferroviaria. Difficoltà che si inseriscono, peraltro, all’interno di un più generale ritardo e inefficienza dei lavori di ammodernamento della Nuova 106 Jonica le cui opere di adeguamento sono sostanzialmente ferme. A ciò si aggiungano le difficoltà di quei Comuni che, ammessi a finanziamento del bando regionale sui “Centri storici” ed avendo eseguito gli interventi previsti, ad oggi non hanno ancora ricevuto, inspiegabilmente, un solo euro. E poi l’acqua, che i cittadini col referendum hanno ribadito debba rimanere un bene pubblico ed, invece, rappresenta l’ennesimo capitolo di una discutibile gestione dedita prevalentemente al profitto privato ed ai privilegi per pochi, scaricando sui Comuni ulteriori difficoltà. La politica di assistenza sanitaria che vive una grande situazione di sofferenza, con la chiusura dell’ospedale di Siderno, di importanti postazioni di guardia medica e di ulteriore depauperamento qualitativo dell’ospedale di Locri. La questione dei rifiuti che si trascina da mesi senza che vi siano soluzioni che vadano al di la di parziali e tardive risposte emergenziali. Ce n’è abbastanza per comprendere come una situazione del genere richieda, prima ancora della dovuta attenzione e delle necessarie azioni da parte delle istituzioni e delle forze politiche, una sensibilità politica e culturale di fondo che occorre saper esprimere. Non è con le aggressioni preventive ai Primi Cittadini che i novelli governanti regionali riusciranno ad esorcizzare le questioni poste. I sindaci, con l’idea del “Progetto d’urto per la Locride”, oltre a porsi come matura e propositiva classe dirigente del comprensorio, lanciano una sfida con la quale le istituzioni e le forze politiche dovranno misurarsi e pongono un problema di prim’ordine al quale occorre saper offrire sostegno e risposte convincenti. Il Partito Democratico, da parte sua, intende raccogliere questa sfida sentendosi impegnato a fianco ai sindaci, ai cittadini, alle organizzazioni sindacali, economiche e culturali che operano sul territorio per il riscatto della Locride. Per il rilancio della sua economia, del turismo e dei suoi centri storici. In tale direzione si farà promotore, con il coinvolgimento di tali forze, di una forte iniziativa unitaria per la costruzione di una proposta, di un vero e proprio Progetto per lo sviluppo integrato della Locride. Un progetto che sia fondato sulle risorse locali e soprattutto sull’identità locale; un’identità articolata, che include e non esclude, che accoglie e non discrimina e che dà corpo ad un’idea di Area territoriale non ripiegata su se stessa, non asfissiata dal potere e dall’arroganza della ndrangheta, ma finalmente libera, vitale e propulsiva.

 

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