Sanità. Iannello (Cgil): “Se passasse la proposta del ticket sanzionatorio, per la Calabria sarebbe una tragedia”

Catanzaro. Di seguito una nota di Mimma Iannello, segretaria regionale Cgil.

La CGIL continua a pensare che la scelta del Governo, prontamente recepita dalla Regione, di introdurre il super ticket di 10 euro su prestazioni diagnostiche ed ambulatoriali è profondamente sbagliata perché lede il diritto di accesso ai livelli essenziali di assistenza, ancora di più in una realtà economicamente e socialmente debole come la Calabria. Le proteste di queste settimane della CGIL e di molte Regioni contrarie all’introduzione del super ticket, stanno facendo esplodere forti malumori nella stessa maggioranza, tanto che il ministro Bossi, tra un’ampolla di acque celtiche e l’inaugurazione di ministeri padani, cogliendo il malumore della sua base, ha pensato bene di dire: togliamo i ticket e tassiamo altro: i tabacchi. Già tassiamo altro. A parte il mondo del lavoro e dei pensionati già spremuti a dovere dalle finanziarie di Tremonti, ci sarebbe davvero tanto da tagliare e da tassare, basterebbe usare le forbici giuste. L’idea che però in questo momento si va facendo strada al Ministero della Salute è quella di istituire una sorta di “ticket che sanzioni l’inappropriatezza”. Se così fosse per la Calabria, dove 3/4 della sanità risponde a standard di inappropriatezza sarebbe una tragedia, la fine del diritto alle cure. Se questa dovesse divenire la soluzione alternativa ai super ticket, a pagare come sempre sarebbero i cittadini da cui non dipende affatto se ricorrere ad una risonanza magnetica anziché ad una semplice radiografia, se avere prescritto un farmaco costoso anziché un farmaco generico dagli stessi principi, se essere ricoverato in ospedale o essere curato in semplice day hospital o con cure domiciliari, se partorire con cesareo anziché con un parto naturale, se intasare il pronto soccorso per semplici malori o ricevere prime cure da medici ambulatoriali che lavorino in continuità assistenziale. Se così fosse, il Governo passerebbe da un’iniquità all’altra: dai ticket come criterio indistinto di compartecipazione alla spesa sanitaria al ticket con carattere di sanzione amministrativa per i cittadini colpevoli di aver fruito di prestazioni “inappropriate” anche se previste dai Livelli essenziali di assistenza. Se questa sciagurata ipotesi dovesse trovasse proseliti nella maggioranza di centrodestra sarebbe un altro modo di tassare i bisogni sanitari dei cittadini, scaricando loro addosso le responsabilità di chi non sa rendere appropriato ciò che dipende dal buon governo delle risorse finanziarie, professionali e strumentali. In un sistema sanitario ben amministrato, che funzioni “normalmente” in ogni sua componente, l’appropriatezza di una cura, di una prestazione, di un ricovero, di un farmaco non la decide il cittadino, ma l’organizzazione funzionale dei servizi, a partire dall’adeguatezza prescrittiva dei medici di base. Occorre perciò impedire che questa insana idea prenda corpo. Occorre che le rappresentanze di ogni Regione, a partire dalla Calabria, si adoperino, anziché guardarsi dalla CGIL, per allontanare un’idea così insana sotto il profilo dell’equità e dell’etica che si riverserebbe con effetti drammatici sulle Regioni del Mezzogiorno ed in particolare su quelle con piano di rientro.

 

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