Palmi (Reggio Calabria). Continua incessantemente il controllo del territorio da parte della Polizia locale di Palmi soprattutto al fine della tutela dell’ambiente. Nel contesto di più ampi controlli ambientali e sulle occupazioni delle aree demaniali, in occasione del sopralluogo eseguito presso il fiume Petrace che aveva poi consentito l’accertamento della deviazione della sua foce, il personale intervenuto, diretto sul posto dal Comandante Maggiore Francesco Managò, si era avveduto che nelle adiacenze del limitrofo metanodotto “SNAM” in Contrada Scinà, vi era una ampia area recintata da paletti e rete metallica e chiusa da cancello indicata, da segnaletica di località, come “lido Peloponneso”. All’interno dell’area, oltre 8000 mq, vi era un numero consistente di imbarcazioni da pesca e diporto, circa 11 (undici), alcune delle quali adagiate in terra ed altre poste su carrelli o veicoli, tali da far presumere l’esistenza di un’attività di custodia e rimessaggio. Tale tesi era avvalorata dalla presenza di un ampio banco da lavoro in legno sul quale erano poggiati motori marini smontati, parti di motore e utensileria da lavoro. Si rilevava inoltre la presenza di un’ampia piattaforma circolare, di un manufatto in struttura lignea stabilmente ancorato su una platea in cemento armato, di un muro in mattoni intonacato col cemento allo stato grezzo e relativi lavabi ancorati. Si eseguivano quindi diversi accessi ed una verifica amministrativa e urbanistica presso i competenti uffici e si appurava che l’area era stata data in locazione, nel 2002, a L.M. di anni 66, dall’Agenzia del Demanio filiale di Reggio Calabria, con contratto scaduto il 31.12.2008. Il contratto aveva come oggetto la concessione dell’area ad “uso parcheggio pubblico allo scoperto per caravan, roulotte ed installazione tende per campeggiatori”. Tra le condizioni del contratto peraltro prevedeva il divieto assoluto, a pena di risoluzione immediata, di adibire l’area ad altro uso e di realizzarvi manufatti di qualunque tipo, né di apportarvi innovazioni di qualunque tipo. Sotto il profilo urbanistico, agli atti d’ufficio non risultava alcuna autorizzazione per la realizzazione dei manufatti né per il rimessaggio barche. Alla luce dei fatti sopra esposti, valutato che la concessione demaniale dell’area in locazione era scaduta e da allora non era stata rinnovata, risultando perciò l’occupazione attuale abusiva e illegittima, che sull’area demaniale marittima erano state realizzate innovazioni non autorizzate ed edificazioni abusive in assenza di alcun titolo abilitativo da parte dell’Ente ovvero dell’Autorità Marittima, che in loco si svolgeva una evidente attività di custodia e rimessaggio imbarcazioni da pesca e diporto non autorizzata, con i relativi riverberi sotto il profilo dell’evasione fiscale e tributaria, che l’attività di rimessaggio delle imbarcazioni svolta in assenza di autorizzazioni e quindi nell’inosservanza delle norme igienico-sanitarie avrebbe potuto creare problematiche ambientali connesse allo smaltimento degli oli, dei grassi e dei materiali utilizzati per la manutenzione dei motori nautici e degli scafi, ritenendo che la libera disponibilità ed uso dell’area avesse potuto aggravare o protrarre le conseguenze del reato stesso o reiterare le medesime condotte criminose e che occorresse quindi impedire la prosecuzione degli illeciti, l’area veniva posta sotto sequestro preventivo ed affidata alla custodia giudiziale della titolare. Su richiesta del Sost. Proc. Dr. Salvatore Dolce, titolare del procedimento, il G.I.P. Dott. Luca Colitta ha convalidato il sequestro preventivo del lido.