Reggio Calabria. Emergenza idrica: due parole, che per la consuetudine con cui vengono pronunciate, non hanno più alcuna efficacia. Ne è testimonianza il “dettaglio” rappresentato dal fatto che lungo le rive dello Stretto, tutto è precario, tranne che i disagi, venduti a buon prezzo come qualcosa di provvisorio ed a cui verrà “tempestivamente” posto rimedio. “Tempestivamente” è, infatti, l’avverbio che giganteggia in ogni comunicato stampa che abbia ad oggetto un problema, uno qualsiasi che stringa nella morsa Reggio Calabria. Pur volendo accogliere per buone le informazioni offerteci, c’è più di qualcosa che non torna. E la carenza di acqua da nord a sud della città è lì a mostrarci, con una rappresentazione plastica degna di miglior causa, che ci si trova in presenza, a voler essere in buona fede, di manifesta incapacità. Rimanendo in fiduciosa attesa di un giorno, uno solo tra quelli che Dio manda in terra, in cui non arrivi in redazione una segnalazione dei cittadini, la protesta di un comitato, la “dichiarazione indignata” di uno qualsiasi degli esponenti politici malati di “comunicatite cronica”, tutte aventi ad oggetto l'”emergenza idrica”, la domanda, dettata dal buon senso, è: dov’è l’emergenza? Sarebbe il caso di ricordare che un’emergenza scaturisce ed è indissolubilmente legata ad una difficoltà imprevista. E, invece, nulla è più prevedibile a Reggio Calabria del prosciugamento dei rubinetti. Non si sta parlando qui dell’ultimo ospite “imprevisto” sul palco di RTL 102.5, o di chissà quale altra singolare amenità pagata a caro prezzo, ma di uno dei diritti primari in capo ad ogni singolo essere umano. Fa specie pensare, con empatica sofferenza, all’immane tragedia che si sta consumando nel Corno d’Africa, dove milioni di persone, schiacciate da carestia, siccità e guerra, sono alla disperata ricerca di salvezza e le poche organizzazioni umanitarie che hanno accesso a quell’area martoriata, hanno, loro sì, come emergenza primaria riuscire a garantire l’acqua ai profughi in fuga. Nessuno è così cinico da mettere a confronto le due vicende, ma l’esempio, tratto dalla più tragica attualità, sia utile a far capire che quando manca l’acqua, manca la vita, chi non ne garantisce l’uso è responsabile di una inadempienza tra le più gravi. Ma, appunto, chi sono i responsabili? In quest’ultimo mese abbiamo assistito ad attivazioni di task force (e meno male che non è una task weakness), a vertici (?!), a sopralluoghi dell’assessore ai Lavori Pubblici Pasquale Morisani (accompagnato naturalmente dai componenti della task force), alla stesura di piani contro l”emergenza idrica”. Risultato? Non pervenuto. Le pezze pronte all’uso sono sempre lì, a portata di mano: una condotta danneggiata, un allaccio abusivo, un furto d’acqua, un sabotaggio di Topolino e Paperino, che hanno messo su un’organizzazione criminale apposita. E intanto, saltellando a caso per le diverse zone della città, a Gallico i cittadini hanno ormai superato la soglia del legittimo furore; a Pellaro la rabbia monta ormai da mesi; nel centro della città, per esempio nelle vie intorno a piazza De Nava, le ore serali sono preda dell’aridità, con una singolare coincidenza che si avverte in occasione degli eventi speciali “regalatici” da RTL 102.5. In quei giorni, infatti, i rubinetti si ribellano ben prima dell’orario consueto (e qui si torna alla menzogna dell’emergenza) e un dubbio sorge immediato: hai visto mai che la radio “Very normal people”, al netto delle polemiche legate ai costi che circondano la sua permanenza agostana sul Lungomare, quanto meno porta sfiga?
Nicola Martino