I dipendenti a tempo determinato dei Centri per l’Impiego della Provincia di Reggio Calabria si costituiscono in comitato e ricorrono al Presidente della Repubblica
Reggio Calabria. Di seguito l’appello inviato al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, firmato dal comitato dei dipendenti a tempo determinato dei Centri per l’Impiego della Provincia di Reggio Calabria. Il comitato ha rivolto l’appello al Capo dello Stato per difendere i propri diritti, lamentando che ieri, alla vigilia di ferragosto, la Provincia di Reggio Calabria guidata da Giuseppe Raffa ha pubblicato un bando per selezionare risorse umane che, in buona sostanza, andrebbero a ricoprire le stesse identiche funzioni dei dipendenti a tempo determinato firmatari dell’appello.
Caro Presidente, ci permettiamo di rivolgere a Lei un appello e di sintetizzare la nostra storia di lavoratori.
Si scrive precari si legge invisibili. Dopo otto anni di servizio per alcuni, sei anni per altri, e tre per altri ancora, nei Centri per l’Impiego della Provincia di Reggio Calabria, non sappiamo se provare dolore, rabbia o comico sconcerto nel leggere che questa mattina (venerdì 12 n.d.r.), alla vigilia di ferragosto, la Provincia di Reggio Calabria abbia pubblicato un bando pubblico per selezionare le risorse che devono ricoprire le nostre identiche funzioni.
Un bando peraltro aperto a chiunque sia in possesso di titoli e finalizzato all’assegnazione dei servizi che noi già svolgiamo all’interno di un Piano Provinciale per l’Impiego, sulle cui azioni stiamo già lavorando, in vigenza di una graduatoria pubblicata a seguito del concorso per titoli ed esami che abbiamo vinto nel 2008.
Un assurdo che offende il principio del buon andamento della pubblica amministrazione, oltre tutti i principi in materia di finanza pubblica e di economicità di gestione, in un periodo di crisi economica che vede il nostro Paese attraversare la più grave crisi finanziaria degli ultimi due secoli, incurante del danno erariale procurato. Per non parlare del diritto al lavoro.
Ora comprendiamo meglio perché – in continuità con le scelte erronee partorite dalla precedente gestione, nell’aprile di quest’anno, dando il via a questa procedura selettiva – tra le linee programmatiche della nuova amministrazione provinciale, i Centri per l’Impiego vengano citati più e più volte in ottica di “sviluppo”, “implementazione dei servizi” ma neanche una sillaba, una sola sillaba, sia stata scritta su noi, che proprio nei Centri lavoriamo in condizioni di precarietà assoluta.
Un comportamento che non solo non tiene minimamente in considerazione la nostra esperienza professionale e il nostro percorso lavorativo, ma stravolge il senso delle indicazioni delle linee guida della Regione Calabria, che, in direzione diametralmente opposta, ha richiesto alla Provincia, anche tramite atti formali, l’impegno ad attivare le procedure per la stabilizzazione di noi precari. Specificando di seguire, in particolare, l’esempio virtuoso di Cosenza e Catanzaro, che queste procedure le hanno attivate, rispettate e portate a termine. E ciò nonostante i nostri colleghi, in servizio presso quelle Province, partissero da una condizione di apparente svantaggio, poiché non erano stati selezionati da un concorso pubblico per titoli ed esami, come invece noi di Reggio Calabria.
Un comportamento politico che stride con gli impegni assunti nel febbraio del 2011, come già avvenuto nel settembre 2010, dall’allora consiglio provinciale che confermava, all’unanimità, la dichiarazione d’intenti della giunta, rivolta a stabilizzare e valorizzare le nostre professionalità allora, come oggi, in servizio.
Non una parola sul nostro futuro è stata pronunciata da questa amministrazione provinciale. Non una parola sulle prospettive di sessantasei giovani, selezionati come esperti nel 2008, con un concorso pubblico e che, a febbraio dello scorso anno, hanno firmato un contratto di lavoro a pieno e a tempo determinato. Contratto che, da aprile di quest’anno, è diventato part time e che scade a dicembre.
Abbiamo il badge per l’ingresso e l’uscita. Busta paga, ferie, permessi e paghiamo le tasse. Ma, ci dicono che non siamo “dipendenti” perché non siamo inseriti nella pianta organica dell’Ente. Falso anche questo, almeno da marzo del 2011.
Le nostre competenze sono finanziate da un Piano Provinciale per l’Impiego a carico di fondi europei gestiti dalla Regione. Bene, questo Piano Provinciale, che scade nel 2013, prevede proprio l’attuazione di azioni e servizi su cui stiamo già lavorando.
Ma possibile mai che ogni volta la stessa storia? Ad ogni cambio di guardia, cioè ad ogni nuova giunta, veniamo azzerati per rimettere tutto in gioco?! Rimescolando le carte per precarizzare altri. Come se nel frattempo, non fossimo cresciuti, non avessimo messo su famiglia e figli e non avessimo investito il nostro tempo, le nostre energie e le nostre competenze in questa amministrazione, rinunciando ad altre soluzioni e, non da ultimo, scegliendo di vivere qui, mettendo a frutto qui le conoscenze che abbiamo acquisito. Una scelta che si rivela sempre più coraggiosa e temeraria considerato che, al di là di facili proclama, non c’è un reale impegno politico alla stabilizzazione dei precari.
Noi non siamo organi politici che lavorano per questa o per quella giunta. Né organi di indirizzo politico. Siamo LAVORATORI. Strumentali e funzionali al buon andamento di un’amministrazione che opera all’interno un contesto segnato, come pochi altri posti in Italia, da un livello di disoccupazione da piaga sociale.
Siamo stati scelti perché laureati, con master, qualifiche e titoli che ci sono costati anni di studio e impegno, da parte nostra e delle nostre famiglie. Abbiamo maturato l’esperienza sul campo. Abbiamo vissuto con angoscia ogni scadenza di contratto, ogni nuova disposizione, siamo stati incanalati in una sorta di imbuto. Da consulenti a impiegati a tempo pieno per poi lavorare come impiegati part-time. Ma mentre nelle Province di Catanzaro e Cosenza i nostri colleghi sono stati inseriti definitivamente all’interno dei Centri per l’Impiego, a Reggio Calabria, con questa trasversale politica di speculazione di “posti” a danno della continuità del lavoro e dei servizi, negli anni si sono susseguite selezioni e avvisi pubblici.
Siamo vittime della cattiva gestione della cosa pubblica, e di una burocrazia che si presta al gioco politico della mera gestione del potere. Non si considera invece che sia assolutamente scandaloso che i lavoratori non abbiano alcuna forma di tutela del proprio diritto costituzionalmente garantito e che debbano ricorrere a Lei Sua Eccellenza, il Presidente e Capo dello Stato Italiano, per vedere riconosciuti i più elementari diritti della persona. Così abbiamo fatto. Ci siamo rivolti proprio a Lei nella sua funzione di Capo dello Stato, con un ricorso straordinario con cui invochiamo tutela, chiedendo con la presente anche un’audizione di una rappresentanza di lavoratori al Quirinale. Abbiamo costituito un comitato e ci siamo rivolti alle sigle sindacali. Noi, che per conto della Provincia, ci occupiamo di orientare i disoccupati alla ricerca attiva del lavoro e che operiamo per offrire servizi specialistici per frenare la fuga di cervelli e combattere la disoccupazione, siamo il paradosso tragicomico del nostro ruolo. In servizio nei Centri per l’Impiego per arginare la disoccupazione, abbiamo creato la nostra.
Il comitato dei dipendenti a tempo determinato dei Centri per l’Impiego della Provincia di Reggio Calabria