Reggio Calabria. Prima di narrare l’inenarrabile, è bene precisare le coordinate geografiche e temporali in cui si verifica la vicenda: anno 2011, una città metropolitana. Premesso il quando e il dove, ecco i fatti.
Che la sanità calabrese non funzionasse, era cosa nota. Prestazioni ospedaliere che necessitano mesi prima di poter essere eseguite sono qualcosa a cui il cittadino si è ormai abituato, ma adesso si va oltre, se possibile. Chi malauguratamente dovesse avere la necessità di variare il proprio medico di famiglia, o comunque dover fare operazioni come il rilascio di un nuovo libretto sanitario, è costretto a recarsi all’Asp di via Willermin. E qui comincia l’assurdo. Lo sportello attivo è uno solo, in un agosto rovente dove un solo impiegato lavora dalle 8:00 alle 12:30 per evadere le richieste dei pazienti. Richieste limitate “per decreto” verrebbe da dire, visto che solo 50 fortunati al dì possono attendere che la loro pratica venga evasa. Cinquanta persone in quattro ore e mezza, che fanno in media 11 persone ogni ora, ovvero, poco più di cinque minuti a pratica. Per agguantare l’agognato numerino, però, la procedura è da Italia post-bellica, non da città che vive nell’era di Internet e dell’informazione ovunque e sempre. Sveglia all’alba, perché se volete essere tra gli “eletti” – non quelli che siedono negli scranni dei consigli comunali, provinciali, regionali, che verrebbe da chiedersi se, qualora ne avessero mai bisogno, siano disponibili a seguire la trafila che semplici cittadini e numerosi stranieri ripetono ogni mattino – ecco, se volete essere tra i fortunati 50, all’Asp di via Willermin dovrete andarci quando ancora è formalmente chiusa: tra le 7:00 e le 7:30 del mattino.
No, non è una barzelletta. E’ la trafila che personalmente abbiamo verificato. Funziona così, o meglio, non funziona affatto: tra le 7:00 e le 7:30 un folto capannello di persone si raduna fuori dalla struttura, consegnando le proprie generalità a due non meglio identificati soggetti che stilano la “lista”, roba da Sacro Graal, tanto agognato è quel posto nei best-fifty; se siete al 51° posto e oltre, potete tornare a dormire e ripetere la via Crucis il giorno successivo. I fortunati, invece, ricevono – quasi si fosse in fila dal panettiere – un numerino elimina code. Poi, alle 8:00 apre lo sportello, il numero 6. Un impiegato – cui va dato atto aver lavorato per l’intera mattinata senza sosta – inizia a smaltire le richieste legate al libretto sanitario, i pazienti attendono stoicamente il loro turno: i più fortunati, nei primi 10 numeri, presidiano la struttura quasi fosse una trincea da difendere per non cedere posizioni, gli altri ne approfittano per il buon caffè mattutino o sbrigarsi altre faccende. E’ normale tutto ciò? E’ degno di un città civile e di cittadini vessati dalle tasse, che spesso non possono nemmeno beneficiare di una sanità efficiente e funzionale? Non ci pare. E quel che ancor più ci sembra assurdo è che gli impiegati stessi siano “vittime” di un sistema che è allo sfascio. Ad esempio, perché non si predispone un semplice servizio online attraverso il quale consentire all’utente il cambio del proprio medico di famiglia? Piccoli interventi che migliorerebbero di certo la condizione da terzo mondo che attualmente vive chi è costretto ad addentrarsi nei meandri del non-funzionamento dell’Asp. Perché, ovviamente, se pretendete da persone normali di vedere evasa una pratica in orario d’ufficio, ad esempio recandovi allo sportello alle 10:00 del mattino, vi verrà indicata la via Crucis da percorrere, in barba a ogni norma di buonsenso, che vorrebbe un ufficio funzionante in via ordinaria negli orari di apertura. Ci verrà risposto che mancano le risorse umane ed economiche? Bene, ecco due conti.
Normalmente ci risulta che siano due gli operatori attivi allo sportello per le pratiche legate ai libretti sanitari. Assumere un altro dipendente, facciamo per ipotesi che costi anche 2000 euro al mese. Per quarant’anni, tenerlo lì avrebbe un costo in stipendi di poco superiore al milione di euro. Magari, un milione che si sarebbe potuto investire nel migliore funzionamento di un ufficio, piuttosto che per luccicanti e rumorosi bagordi estivi targati RTL. Ma queste sono scelte politiche, ed evidentemente nel breve periodo sono più premianti rispetto al funzionamento efficiente di un ufficio.
Rubando qua e là qualche impressione all’interno della struttura, il malumore e lo sconforto emergono anche tra chi lavora in condizioni difficili, bersagliati dall’ira degli utenti-cittadini-contribuenti che non riescono proprio a capire come si possa tornare a un funzionamento dove carta e penna hanno il sopravvento sulla tecnologia; dove ci si deve mettere in fila all’alba, nemmeno si fosse all’assalto dei forni; dove quello che è appena un basilare diritto diventa una conquista. L’estate sta finendo, i disagi, quelli dubitiamo se li porti via questo caldo, afoso, musicale agosto.
Fabiano Polimeni