E’ mai possibile che in una città come la nostra, debba a tutti i costi innescarsi una guerra tra poveri? Il riferimento è al bando emanato dall’amministrazione provinciale riguardante 66 figure professionali.
Premesso che l’analisi del sindacato non può essere condizionata dal possesso di qualche delega, ma dalla conoscenza delle norme e dal rispetto scrupoloso della legge, non sembra dall’esame del bando di aver rilevato grosse lesioni ai diritti di chi oggi lavora nei centri dell’impiego della Provincia.
Come potrebbe un ente pubblico, pur in presenza di finanziamenti comunitari, violare la legge ed emanare un bando a cui possono partecipare solo 66 persone? E gli altri? E i 200 partecipanti vincitori nel 2005 che hanno già lavorato e che sono stati illegittimamente esclusi nel 2008 proprio a vantaggio dei 66 che oggi protestano? E le migliaia di disoccupati laureati e non che non possono partecipare? Dov’è finito l’articolo 3 della Costituzione (principio di uguaglianza) e l’articolo 97 della stessa (accesso attraverso concorso) che di fatto dovrebbero mettere tutti i cittadini nella stessa condizione di poter accedere a posti, sia pure a tempo determinato, nella pubblica amministrazione.
L’unico requisito specifico che può essere richiesto è il possesso di diversi titoli di studio, mentre nei titoli si può valutare il lavoro pregresso. Quindi, ha pienamente ragione il presidente Raffa quando ha espresso la volontà di dialogo e confronto, ma anche la forte determinazione al rispetto della legge e delle norme.
Quindi tutte le proteste, seppure legittime dal punto di vista personale, non sono socialmente sostenibili, perché il presidente Raffa ha inteso mantenere il numero dei posti disponibili.
La FIALS opera per tutelare chi il lavoro ce l’ha, ma anche e soprattutto chi lo vorrebbe avere.
Domenico Ferraro