Lamezia Terme (Catanzaro). Di seguito una nota di Nino Costantino, segretario generale Filt-Cgil Calabria.
E’ grave quello che sta succedendo nelle ultime ore in riferimento alla vertenza delle Ferrovie della Calabria. Il sindacato, unitariamente, aveva proclamato, dopo quello di 4 ore del 26 agosto, un altro sciopero di 8 ore per il prossimo 12 settembre per chiedere una soluzione in grado di scongiurare la cessione dei servizi automobilistici della FdC e riaprire le ferrovie taurensi, costruire un serio confronto sulla razionalizzazione del Trasporto Pubblico Locale calabrese, avviare una discussione per la costituzione dell’Azienda unica regionale alla stregua di altre regioni del Paese e per sollecitare l’incontro con il Ministero dei Trasporti proprietario unico di FdC. Tutto ciò con la responsabilità che ha contraddistinto la nostra azione rivendicativa con l’obiettivo di dare soluzioni ai problemi del settore che saranno accresciuti nei prossimi mesi dalla manovra del Governo nazionale. A questa nostra seria e responsabile azione si è contrapposta la provocazione dell’Azienda che nel pomeriggio del 31 agosto ha comunicato ai lavoratori la decurtazione del loro salario (una media di 300 euro mensili) attraverso la disdetta di consolidati accordi sindacali di secondo livello. Benzina sul fuoco che ha fatto scattare la rabbia autonoma dei lavoratori di tutti gli impianti della Regione che non hanno voluto più attendere il giorno dello sciopero proclamato da tutti i sindacati regionali. Questa protesta spontanea dei lavoratori è dunque da addebitare, in modo particolare, all’Azienda che ha provocatoriamente decurtato il salario e al Ministero dei Trasporti che continua ad ignorare le continue richieste di incontro che il sindacato calabrese ormai da mesi ha avanzato. Dal canto nostro, continuiamo a ribadire la necessità di una discussione seria e a rilanciare le nostre proposte concrete: mantenimento dell’unicità di Ferrovie della Calabria, discussione in Consiglio Regionale di una proposta di legge in grado di dare razionalità al sistema del TPL con la costituzione dell’Azienda Unica Regionale, ripiano dei debiti di FdC da parte del Ministero dei Trasporti come previsto dall’Accordo di programma quadro del 2000, revoca della delibera approvata dal Consiglio di Amministrazione della società del 4 agosto. La vertenza di FdC è, però, ormai arrivata al limite del grottesco. Il 14 gennaio è stato presentato un piano industriale che l’Azienda ha radicalmente cambiato in corso d’opera e che è stato rigettato dalla stessa Società. Il 5 agosto, infatti, quel piano venne sostituito da una informativa con la quale la Presidente Clara Ricozzi comunicava le decisioni unilaterali dell’Azienda e del Ministero rispetto alla cessione dei servizi. Ma un sindacato normale può mai accettare un sistema di relazioni industriali incentrato sulla regola della “comunicazione” e dell’”informativa”? Come fa il sindacato ad esercitare il proprio ruolo se gli viene negato persino il confronto? Allora occorre serietà e responsabilità da parte di tutti. Ed evitare di esasperare una situazione già difficile e complessa.