Brancaleone (Reggio Calabria). Lo Sportello Linguistico per la valorizzazione della lingua Greca di Calabria funzionante presso il Comune di Brancaleone sta producendo ogni sforzo al fine di tenere vivo un idioma che rappresenta un grande patrimonio culturale in una vasta area della provincia di Reggio Calabria, culla secolare della grecità. Infatti, la Responsabile dello Sportello, signora Antonella Maisano, di Gallicianò, centro indiscusso della parlata grecanica, con grande passione e molta dedizione mette a disposizione del pubblico tutto il materiale bibliografico al fine di diffondere meglio la lingua greco-calabra che affonda le sue radici in epoche lontane. Per questi motivi, la Responsabile dello Sportello, diffonde materiale divulgativo con la speranza che possa essere oggetto di studio e approfondimento, specialmente tra le nuove generazioni. Un po’ di storia, quindi, estrapolata dal libro “Gli Ellenofoni del 2000 in Calabria” a cura di Filippo Condemi, aiuta a capire ancora meglio la storia di un popolo che, con la sua cultura e le sue tradizioni, ha scelto questo lembo di terra di Calabria. Scrive Condemi, tra l’altro, nel suo libro:” Nella parte più meridionale della nostra penisola, in alcuni paesi montani che sorgono a metà strada tra Locri e Reggio Calabria, gli anziani agricoltori ed i pastori parlano ancora un arcaico dialetto greco che, giunto fino a noi attraverso una tradizione puramente orale…..sembra non avere mai avuto un suo passato e una sua storia. Sono profondamente d’accordo perché la verità è proprio questa: i Grecanici e la loro lingua non sono esistiti per nessuno, dimenticati da Dio, dai governi e dalla classe cosiddetta colta, per secoli e secoli, sono riusciti a sopravvivere con le loro sole forze…grazie appunto, all’istinto di sopravvivenza, insieme alle credenze, alle tradizioni ed alla lingua degli antichi avi. Infatti, – rileva Condemi – il mondo scientifico-culturale, pur essendone a conoscenza, si è accorto della nostra esistenza soltanto nel 1821, quando uno studioso tedesco, Karl Witte, pubblicò una nostra, ormai diventata famosa canzone “ìglio ti olo ton cosmo parpatìse”/”sole che tutto il mondo percorre.” A proposito il prof. Franco Mosino precisa che il Barrio nel 1571 scrisse dei grecofoni dell’Aspromonte e dopo di lui altri storici dei sec. XVII e XVIII. Dopo il Witte molti altri studiosi si interessarono della nostra lingua (Rohlfs,Karanastasis. Morosi, Comparetti ed altri). I greci cominciarono a giungere nelle nostre terre dell’VIII secolo in poi, e la loro civiltà feconda potè perpetuarsi in maniera fiorente e specifica fino all’avvento dell’età romana”. Condemi, dopo aver evidenziato che nel corso dei secoli sono avvenute delle trasformazioni linguistiche a causa dell’arrivo di altri popoli che si sono mescolati nell’area di riferimento intende evidenziare che “nonostante tutto ciò questa lingua è arrivata fino a noi perché le sue difese, i suoi anticorpi sono in parte di natura esoterica identificandosi nei simboli e nella semantica della fede e dello spirito greco”. Anche lo scrittore piemontese Cesare Pavese, confinato a Brancaleone per motivi politici negli anni 1935-1936 nelle lettere scritte dal confino alla sorella Maria evidenziava come gli usi, i costumi e le tradizioni facevano riferimento al mondo greco esaltandone con molta enfasi questo lembo di terra grecanica per formazione geografica e per spessore storico. Il mondo greco (o il mondo greco-arcaico) è stato per Pavese un riferimento, le cui radici hanno matrici ancora indelebili sia per ciò che concerne i processi artistici sia per una visione culturale d’assieme. Giova a proposito ricordare qualche frase scritta da Pavese alla sorella Maria:”La gente di questi paesi è di un tatto e di una cortesia che hanno una sola spiegazione:qui una volta la civiltà era greca. Persino le donne che, a vedermi disteso in un campo come un morto, dicono “este u confinatu”, lo fanno con una tale cadenza ellenica che i mi immagino di essere Ibico e sono bell’è contento”. Sono frasi che la dicono lunga sulla visione che Pavese aveva del territorio di Brancaleone dove ogni cosa aveva riferimenti magno-greci. L’augurio, quindi, è che lo Sportello possa fungere da stimolo per non disperdere un patrimonio linguistico di inestimabile valore storico-culturale.
Agostino Belcastro