Reggio Calabria. “Avviare il procedimento per dichiarare la pubblica utilità del Ponte sullo Stretto, pubblicando, com’è stato fatto qualche giorno fa, l’avviso per gli espropri, ha francamente del surreale. Mentre la Commissione europea propone di depennare il Ponte dalle priorità dell’Europa, ritirando i finanziamenti promessi (la decisione è attesa per il 21 settembre), e la crisi finanziaria mondiale soffoca l’economia italiana, il carrozzone del Ponte, con i suoi consulenti, manager, notabili e industriali, prosegue indifferente il suo cammino, continuando a drenare fondi dalle casse statali”. Lo dichiara il consigliere regionale Nino De Gaetano. “Con una sfacciataggine che non conosce vergogna – prosegue De Gaetano – i signori del Ponte provano ad imprimere un’accelerata proprio mentre dall’Europa e da alcune parti del Governo Berlusconi arrivano forti e chiari segnali di stop per la grande opera, evidentemente rimasta prioritaria solo per Anas, Impregilo e per la “Stretto di Messina”. Cioè per le stesse grandi imprese che da 20 anni provano ad ultimare i lavori della Sa-Rc e vivono di appalti pubblici, e per l’allegra compagnia di supercommissari, società per azioni, consulenti ed esperti che dal 1969 campa sulle spalle degli italiani. Perché parlare di espropri per il Ponte sullo Stretto mentre a pochi chilometri di distanza il Porto di Gioia Tauro, quella sì, vera realtà economica su cui investire, sta morendo nell’indifferenza nazionale, mentre le ferrovie smobilitano e le aziende si trasferiscono altrove per il costo esorbitante del trasporto su gomma, offende l’intelligenza dei calabresi e suscita indignazione. Solo nel 2009, infatti, il governo Berlusconi aveva investito 1,6 miliardi di euro per far ripartire il progetto, infischiandosene delle reali esigenze infrastrutturali di questa terra. Per quanto ancora intende continuare in questo assurdo sperpero di denaro pubblico, mentre è costretto dalla crisi dei mercati a varare inique manovre finanziarie che colpiscono le fasce più deboli della popolazione? O davvero ci vogliono far credere che nel pieno di una crisi finanziaria mondiale ci saranno degli investitori internazionali disposti a scommettere un solo euro su un progetto inutile e insostenibile? Da 40 anni gli italiani pagano per un progetto che doveva essere a costo zero per lo Stato. Forse è il caso di far calare finalmente il sipario su questa assurda pantomima”.