Ancona. Con la santa messa presieduta dal Santo Padre si è chiuso, domenica scorsa, il XV Congresso eucaristico nazionale. Un sabato specialissimo, quello trascorso dai membri del Consiglio nazionale del Csi, ritrovatisi ad Ancona, presso la Mole Vanvitelliana, in una seduta contemporanea al CEN (Congresso Eucaristico Nazionale). In apertura dei lavori c’è stato il saluto e l’intervento di don Mario Lusek, Direttore dell’Ufficio Sport Turismo e Tempo Libero della Cei, che ha offerto ai presenti una prima “verifica” di questo XXV Congresso Eucaristico.
Presenti al congresso eucaristico anche i dirigenti del Csi di Reggio Calabria, guidati dal presidente provinciale Paolo Cicciù e dalla consigliere provinciale Clementina Tripodi. Ricca di significato per il Csi, la giornata di mercoledì 7 settembre. E’ il giorno del lavoro e della festa al Congresso Eucaristico Nazionale. Entrano in campo sport, spettacolo, musica, poesia e tradizioni marchigiane. E di tempo libero, di gioco, di divertimento come di relazioni teologiche si è parlato ad Ancona nel corso del convegno “L’Eucarestia nel tempo dell’uomo: gioco e trascendenza”, condotto dal presidente del Centro Sportivo Italiano, Massimo Achini con l’intervento del filosofo Francesco Giacchetta. E’ stato il numero uno del Csi, a introdurre e a spiegare le potenzialità infinite che gioco e sport hanno in direzione della festa.
“La festa trasfigura il quotidiano – afferma Achini – nel quotidiano si superano l’anonimato di folle, incontri, relazioni si aprono alla conoscenza, alla fraternità, al dialogo. Da qui nasce l’impegno dell’associazione ad alleviare quella sete di vera festa, grande dono di Dio per l’uomo”. Ed in quest’ottica diventano importanti i luoghi e gli spazi della festa. “Il Csi vuole rendere presente Cristo – le parole di Achini – una presenza resa evidente dal segno eucaristico nei luoghi della vita. Come? Trasformando i campi sportivi, le palestre, le strade, le piazze, i sagrati, le sale cinematografiche, in scenari festosi, dove l’uomo ritrova se stesso ed il credente possa dare testimonianza della presenza e dell’azione di Dio nella vita di ogni persona, anche quando gioca , si diverte e fa sport”.A scandagliare le diverse forme di gioco, che “con le sue regole è il momento aurorale dell’etica”, ci ha pensato quindi Francesco Giacchetta, filosofo, docente all’Istituto teologico marchigiano, intervenuto sul tema della quinta giornata del XXV Congresso eucaristico. “Oggi – ha argomentato il filosofo – l’emergenza educativa non è la difficoltà del giovane, è la latitanza dell’adulto nei processi dell’educazione”. “Si può educare con il gioco, educando anche al gioco”, ha spiegato il relatore.
Ad Ancona è intervenuto anche il presidente del Coni, Gianni Petrucci. “Lo sport oggi è una parte importante del Paese, anche se nel momento di crisi che stiamo vivendo ci sono priorità ben più importante”. “Oggi il campione è importante perché è un simbolo”, ha proseguito il dirigente sportivo, rivelando che quanto incontra gli atleti negli spogliatoi “chiedo loro di vincere per la squadra, per la loro famiglia, far fare una bella figura al nostro Paese, ma soprattutto per dare un insegnamento ai giovani, che iniziano ad amare uno sport prima di tutto perché lo vedono praticare dai loro idoli”.
“La vita dell’uomo è divisa in quattro quadranti”. Comincia così invece il “racconto di cosa sa un 72enne della vita”, fatto da Pupi Avati alla Fiera di Ancona. Dapprima vi è “una zona di potenzialità enorme, meravigliosa”. È il tempo dell’infanzia e della giovinezza, dove “la sera prima di addormentarsi si riesce a immaginare qualunque cosa”. Il secondo quadrante è quello abitato da chi sta salendo su una collina: “Durante la salita possiamo immaginare il paesaggio, ma non sappiamo come è veramente. È l’età di mezzo, delle somme e delle sottrazioni, dove si ama un sistema perché più si è inseriti in esso e più ci si sente riconosciuti”. Arrivati in cima alla collina, nel terzo quadrante “comincia il rientro a casa: c’è il rifugio nel ricordo, la nostalgia per la giovinezza, non abbiamo più il coraggio di dire ‘per sempre’. Ecco perché è importante la fede – ha commentato – perché ci legittima a continuare a credere nel ‘per sempre’”. L’ultimo quadrante è quello “dove si cominciano a intravvedere i titoli di coda e si prova una nostalgia diversa, nei riguardi della tua infanzia. Il massimo della nostalgia – ha concluso il regista bolognese – è il ritorno nella casa del Padre, che non è soltanto Dio, ma è tuo padre. Questo quadrante della vita dovrebbe essere riservato a tutti”.
Nel primo pomeriggio, sempre in Fiera ad Ancona, il Csi ha presentato il libro “Gedda e lo Sport”, volume, curato da Ernesto Preziosi, che propone i contributi di autori diversi (Pivato, Ponzio, Costantini, Preziosi, Mazzarini, Mazza) sull’opera del Gedda “teorico” e “costruttore” di uno sport fattore di educazione e di promozione umana.
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