Reggio Calabria. “Verrebbe da dire che la toppa è peggiore del buco”. Così commenta il consigliere del gruppo Misto Pasquale Maria Tripodi i contenuti di un atto deliberativo della Giunta regionale con cui si interviene sul calendario venatorio 2011-2012. “Non è chiaro se ci si trovi dinanzi ad un atto di sprovvedutezza politico-amministrativa – dice Tripodi – oppure su un autentico e chiaro tentativo di prendere in giro cacciatori e operatori del settore poiché in quell’atto deliberativo nulla si modifica in ordine alle quantità di prelievo di specie cacciabili, aspetto, questo, che non consente come per il passato, a tanti migratoristi di altre regioni di venire in Calabria , con conseguenze negative per il turismo venatorio. Ne chieda conferma, se ne ha il coraggio, l’assessore all’Agricoltura Michele Trematerra, ai suoi conterranei della provincia di Cosenza, del crotonese, che per tantissimi anni hanno avuto alberghi e ristoranti pieni proprio per la possibilità di cacciare in Calabria e che adesso non vengono più. Si tratta, peraltro – afferma Pasquale Tripodi – di specie, come l’allodola e i tordi, giusto per fare un esempio, la cui quantità è scientificamente considerata altissima e non a rischio estinzione da tutti gli studi internazionali. E che dire degli appassionati cinofili, degli allevatori di segugio, dei ‘lepraioli’ che vedono limitato a tre capi il prelievo massimo previsto per questa specie? Ma proprio per non dare l’impressione di volere perorare forme di caccia senza controllo – tutt’altro – è indifferibile che il presidente della Giunta regionale Scopelliti prenda coscienza di questo stato di cose, blocchi l’atto deliberativo e ne modifichi i contenuti. Non è più davvero il tempo di raccontare frottole con sfrontata disinvoltura, ma di affrontare con energia il problema della caccia nella nostra regione, in tutte le sue ricadute e senza pregiudiziali ideologiche, configurando un programma ampio di offerta capace anche di mobilitare risorse (istituzione di riserve private, costituzione di aziende agro-venatorie e agro-faunistico-venatorie, solo per citare qualche esempio) e stimolare presenze esterne alla regione, così come in un passato non troppo lontano”.