San Luca (Reggio Calabria). I carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria hanno eseguito un provvedimento di fermo di indiziato di delitto e contestuale decreto di sequestro preventivo di beni, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria – dal procuratore Giuseppe Pignatone, dal Procuratore Aggiunto Nicola Gratteri e dal Sostituto Procuratore Federico Perrone Capano – nei confronti di 7 presunti appartenenti e/o contigui alla ‘ndrangheta nella sua articolazione territoriale denominata cosca Mammoliti, alias “fischiante”, di San Luca (RC), indagati di associazione di tipo mafioso e intestazione fittizia di beni, illecita concorrenza in appalti, rapina ed estorsione, con l’aggravante mafiosa di cui all’art. 7 L. 203/91.
L’attività d’indagine trae origine dal danneggiamento, seguito da incendio, occorso il 03.05.2010 a un autocarro della ditta Metangas di Rende (CS) impegnata nella conduzione del gas metano in San Luca. Le investigazioni hanno consentito di accertare che a monte del danneggiamento vi era una strategia intimidatoria posta in essere dagli appartenenti alla cosca Mammoliti alias “fischiante” di San Luca, con a capo F.M. cl. 1949, finalizzata all’ingerenza nella gestione dell’opera, che fino a quel momento era stata eseguita dalla Metangas con dipendenti e mezzi propri.
In particolare è stato accertato che, su ordine di F.M. cl. 1949, dei soggetti non identificati si erano presentati presso il cantiere della Metangas e dietro la minaccia di un fucile si erano impossessati dell’autocarro per poi renderlo inservibile appiccandovi l’incendio. La strategia intimidatoria aveva sortito immediati risultati, infatti, da lì a breve erano stati assunti, per l’impiego nel cantiere della Metangas, diversi soggetti tutti provenienti da San Luca in gran parte contigui alla cosca Mammoliti “fischiante”. Successivamente, erano stati stipulati svariati contratti di fornitura di materiale e di nolo a freddo con ditte riconducibili agli indagati. Gli accertamenti hanno dimostrato che in realtà i “noli a freddo”, invece, erano veri e propri “noli a caldo” e che ciò nascondeva, di fatto, un subappalto non autorizzato dell’esecuzione delle opere di costruzione della rete di distribuzione del gas nel territorio del Comune di San Luca, realizzando così una gestione diretta della cosca Mammoliti di una grossa fetta dell’opera.
Le attività investigative svolte hanno confermato che la cosca Mammoliti si era sostanzialmente impadronita dell’esecuzione delle opere appaltate dalla Metangas, emarginando il responsabile di cantiere e sostituendolo con il F.M., che era quello che impartiva le direttive in merito alle attività materiali da svolgere per la prosecuzione dei lavori. Altresì, sono state registrate delle conversazioni in cui il responsabile del cantiere si limitava a chiedere informazioni al Mammoliti al fine di aggiornare e mantenere regolare la documentazione dell’impresa appaltatrice.
L’attività tecnica ha parimenti dimostrato che F.M., pur essendo ristretto presso la propria abitazione poiché sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari per aver violato le prescrizioni inerenti alla misura di prevenzione, fosse il reale proprietario e gestore dell’impresa intestata al nipote Stefano Mammoliti, impartiva ordini ed acquisiva commesse per conto della stessa e che, stanti i limiti impostigli dalla misura cautelare in corso, si serviva di D.M. quale suo “uomo sul territorio”. La realizzazione dell’intestazione fittizia dell’impresa aveva la finalità di eludere la normativa antimafia in materia di sequestro e confisca dei patrimoni illecitamente acquisiti.
La caratura criminale di F.M. è stata già evidenziata in riferimento al processo “Fehida”, inerente la “faida di San Luca, scaturita dalla c.d. “strage di Natale” e che ha avuto il suo culmine nella “strage di Duinsburg”. Il Mammoliti, quale capo dell’omonima cosca, storicamente alleata dei “Nirta-Strangio”, era stato interpellato da Giuseppe Pelle cl. 1960, alias “gambazza”, per mediare le posizioni dei due schieramenti contrapposti nella faida, ossia gli stessi “Nirta-Strangio” ed i “Pelle-Vottari”.
Le persone fermate:
elenco rimosso per diritto oblio
Nel corso dell’operazione sono stati eseguiti sequestri preventivi di alcuni camion e mezzi d’opera, per un valore totale di 800.000 euro circa. E’ stata, inoltre notificata informazione di garanzia ad OMISSIS PER OBLIO, titolare dell’impresa OMISSIS PER OBLIO con sede in Rende (CS), in ordine al reato di cui all’art. 21 Legge 646/1982 (subappalto non autorizzato).