Evasione Antonio Pelle. Il macigno di Gratteri: “Avevamo dato alla Corte d’appello elementi concreti sulla strategia di fuga del boss”

Reggio Calabria. Sono parole di fuoco quelle scolpite da Nicola Gratteri, procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, in un’intervista rilasciata a “Il Messaggero” ed in cui svela con lucida amarezza che l’evasione del boss Antonio Pelle dall’ospedale di Locri era tutt’altro che inaspettata. Il magistrato, in maniera dettagliata, ammette, infatti, che: “Avevamo lanciato un allarme preciso e circostanziato, svelando punto per punto la strategia di Antonio Pelle per eludere prima il regime del carcere duro, poi la stessa detenzione stabilita da una condanna a 13 anni per associazione mafiosa”. Un timore, quello manifestato da Gratteri, legato alla circostanza che: “Avevamo capito che Pelle, forse grazie a complicità nel carcere, era riuscito ad avere dei medicinali dimagranti. Di questi farmaci aveva fatto uso spropositato tant’è che, quando era a Roma a Rebibbia, era stato necessario ricoverarlo all’ospedale Pertini”. La Corte d’Appello, tuttavia, ha deciso che al boss dovessero essere concessi gli arresti domiciliari per motivi di salute e sul punto il procuratore aggiunto riferisce che: “La Procura ha ripetutamente espresso un parere contrario. E abbiamo fornito alla Corte elementi concreti: dalle intercettazioni ambientali è emerso che il boss puntava a scendere velocemente di peso, sotto i 50 chilogrammi. Rifiutava il cibo e assumeva farmaci dimagranti. Cosi mi mandano ai domiciliari diceva. Una strategia lucida, mirata all’accoglimento delle richieste dei suoi legali”. Quanto poi ai dubbi ed alle perplessità manifestati dall’opinione pubblica circa l’assenza di controlli capillari dei movimenti di Antonio Pelle, dal momento del ricovero all’ospedale di Locri, Gratteri afferma: “E’ un capitolo tutto da chiarire. Se non sono state disposte misure di controllo e come sono state eseguite . Ma questo è materia di un’indagine in corso: lo stabiliranno i magistrati di Locri”.

Exit mobile version