di Fabiano Polimeni
Modello testato (settembre 2011): Ford Fiesta 1.4 Tdci 68cv Euro 4 allestimento Titanium, anno 2008. Quotazione Quattroruote: 9800 euro per modello con circa 50000 km
Reggio Calabria. Ford Fiesta. Come dire, un pezzo di storia dell’auto. Dal 1976 nel segmento B, è arrivata alla sesta serie nel 2008. Ed è una sesta serie che si è vitaminizzata – e non poco – nelle forme e dotazioni. L’ultimo ricordo che avevamo della compatta della casa dell’ovale era di un’onesta utilitaria con plastiche tristi, un design sobrio senza troppe concessioni all’inventiva, e motori diesel sì con pochi cavalli ma adeguati per il compito che dovevano svolgere. Nuova serie, nuovo corso però. Stile moderno, dinamico. Interni che probabilmente sono tra i migliori della categoria, lasciando da parte lo chic di casa Lancia e della sua Ypsilon. Motori, beh quelli bisogna sceglierli con cautela, perché altrimenti si rischia di restare un po’ delusi. Vedremo il perché.
La versione che abbiamo testato è il diesel Euro 4 common rail da 68cv, un’unità di 1400 cc con turbocompressore che garantisce 160Nm di coppia massima. Un propulsore che sull’antenata V serie garantiva consumi bassissimi, al pari del nuovo modello, ma tutto un altro piglio in accelerazione e ripresa. Attenzione alla qualità delle plastiche, volumi cresciuti, dettagli più curati hanno portato la Fiesta a metter su qualche chilo, con ovvie conseguenze sulla dinamica di marcia. Un propulsore che garantisce il suo onesto lavoro nell’uso cittadino, in qualche puntata fuoriporta, ma è ben lontano dal regalare la spinta necessaria per muoversi a pieno carico, su percorsi collinari o in autostrada. Ripaga, in compenso, con percorrenze molto buone, vedremo in seguito.
Esterni
Una rivoluzione copernicana verrebbe da dire. Anteriore aggressivo, con l’ampia presa d’aria a dominare il paraurti. Gruppi ottici che si sviluppano in senso obliquo, poi una fiancata sportiva, linea di cintura alta a disegnare il profilo a cuneo: gli elementi del kinetic design hanno regalato una bella ventata di freschezza al compassato stile Fiesta. Stile che ha costretto a compromessi, specie nella visibilità posteriore in manovra, con i montanti posteriori molto ampi e tanti angoli bui. Il lunotto posteriore di ridotte dimensioni e la linea di cintura alta non aiutano nemmeno nella visuale centrale in manovra. Anche davanti, il montante lato guida ostacola la perfetta visibilità, e gli “oblò” ricavati sulla portiera si rivelano più un espediente stilistico che effettivo valore aggiunto per avere un campo visivo più ampio.
A guardarla di profilo, la Fiesta dà l’idea di un’auto molto proiettata in avanti, impressione accentuata dalla coda che è alta e un po’ sgraziata se non si abbina un cerchio di ampio diametro. Il rapporto tra superfici, vede l’imponenza delle lamiere poggiarsi su cerchi che nelle misure inferiori a 16″ appesantiscono eccessivamente lo stile.
Interni
Un’altra macchina rispetto al passato. Console enorme, materiali curati, ambiente hi-tech e un volante molto scenografico, tracciano il quadro di cosa troverete a bordo. Molta attenzione ai materiali, qualche pecca sparsa qua e là nell’abitacolo, ma anche la sensazione di “spazio rubato” a chi occupa i sedili anteriori. La plancia è molto bella, fatta bene e con il piano superiore in plastica morbida al tatto, segno di qualità percepita che innalza il voto all’abitacolo. Ma al contempo, complice il parabrezza molto inclinato, c’è un’idea di esser seduti molto indietro, con una plancia che invade gli spazi. In realtà è l’effetto dettato dal parabrezza a regalare quest’idea, ciò non toglie che qualche centimetro in meno di plancia avrebbe evitato l’effetto “claustrofobico” che si ha al primo impatto.
La strumentazione è completa, con due elementi bordati in plastica lucida color alluminio che racchiudono contagiri e tachimetro; le informazioni, invece, sull’autonomia residua, il consumo istantaneo e altri dati del computer di bordo, sono riassunti in un display dallo sfondo rosso tra i due elementi analogici. Facile controllare tutte le info, grazie al pulsante sulla leva di sinistra, quella che aziona le frecce di direzione, mentre la pulsantiera per i fari è posizionata sulla plancia a sinistra del posto guida, in perfetto stile Volkswagen. Sul volante trovano spazio i comandi per l’impianto audio, davvero ben fatto sulla versione Titanium in prova, con un ampio display che campeggia al centro della plancia, sopra lo slot del lettore cd (con Mp3 sulla Titanium; ndr). Parte alta centrale della console con un tastierino numerico in stile cellulare, che consente la chiamata in abbinamento via bluetooth con il vostro telefonino; ai margini, le bocchette d’aerazione dell’impianto automatico, plus della versione più accessoriata. Il tutto “evidenziato” dalle plastiche lucide che vogliono replicare l’effetto alluminio, senza riuscirci. In basso, davanti alla leva del cambio i comandi del clima automatico, un impianto che ha funzionato egregiamente nel corso del test, riuscendo a regalare temperature non da circolo polare artico, ma senz’altro sufficienti nell’afoso caldo estivo.
Si sta seduti comodamente sulle poltrone della Fiesta; un giusto compromesso tra rigidità della seduta, contenimento laterale – sebbene le prestazioni del piccolo diesel non siano di quelle da sballottarvi a destra e sinistra – e comodità. Semmai, è il poco spazio tra sedile e portiera a rendere complicate, ad esempio, le operazioni per regolare in altezza la seduta. La levetta si trova un po’ arretrata e nell’utilizzo è frequente trovarsi con il braccio a toccare la portiera e il montante centrale. Situazione dettata dal combinato disposto tra posizione della levetta e pannelli delle portiere molto profilati. Se da un lato danno un’idea di robustezza e attenzione al dettaglio, dall’altro pagano dazio in termini qualitativi – causa plastiche dure – e in termini di praticità, per i centimetri rubati trasversalmente. Dettaglio che stona, soprattutto considerando la cifra da sborsare per l’allestimento Titanium, è la presenza delle leve di apertura delle portiere in plastica: semplicemente brutte.
Note positive, là dove i posti anteriori hanno un po’ deluso, arrivano dall’abitabilità posteriore. Il divano accoglie comodamente due adulti, con un ampio spazio per le gambe se a bordo siedono dei normotipi. Qualche attenzione va riservata alla cornice d’accesso della portiera, che paga la linea rastremata della coda e mette a rischio testata i passeggeri over metro e 75.
Concludendo con il bagagliaio, pecca di superficialità Ford. Il vano è nella media per capacità, però, gli schienali non hanno alcun rivestimento, lasciando a vista le parti lamierate: dettaglio che stona, visto che altri nel segmento hanno l’intero vano, schienali inclusi, rivestito in tessuto. Nella nuova versione della Fiesta per il 2011, i progettisti sembrano aver ascoltato le nostre lamentele, visto che anche gli schienali lato bagagliaio avranno il rivestimento in tessuto.
Impressioni di guida
Premessa d’obbligo: il motore è sottodimensionato per coppia e cavalli. E’ la stessa unità, figlia del progetto congiunto con Peugeot e Citroen, che ha spostato in allegria la V serie della Fiesta. Altri volumi, altri pesi. Soffre sulla VI serie, notevolmente più pesante. I 68 cavalli del modello Euro 4 sono diventati 70 con l’omologazione Euro 5, pur sempre insufficienti in autostrada – dove i consumi, seppur mai allarmanti, si avvicinano ai 12 km/l e soprattutto si sente la mancanza dello spunto buono per i sorpassi -, come anche nel misto collinare. Se l’utilizzo, invece, è prettamente cittadino, allora il Tdci fa onestamente il suo lavoro. La coppia è la dove dovrebbe essere, in basso tra 1600 e 2300-2550 giri/min, ma arriva con calma, progressiva e senza fretta. Tenere quota 2500 giri/min aiuta la verve, ma accresce anche la rumorosità. Consumi cittadini bassi, nell’ordine dei 17 km/l, che con piede leggero riescono a migliorare ancora per quanto abbiamo rilevato. L’alternativa valida è senza dubbio l’unità più potente, il millesei Tdci, visto che il benzina 1.2 sembra poco adeguato a muovere tanta massa in agilità e con consumi accettabili.
Bene l’assetto, aiutato dai cerchi il lega da 16”, come anche lo sterzo. Un comando consistente, anche ai piccoli angoli. Frizione, invece, che pur mantenendosi nella media, alla lunga in città può stancare: non è eccessivamente pesante, però, si fa sentire. Il cambio, manuale a 5 marce, si manovra senza grandi impuntature, è preciso negli innesti e la leva ha una corsa moderatamente corta.