La protesta dei dipendenti Arssa: “I servizi di sviluppo agricolo devono restare pubblici”

Reggio Calabria. La protesta dei dipendenti pubblici dei lavoratori dell’ARSSA (Agenzia Regionale per lo Sviluppo ed i Servizi in Agricoltura) è arrivata fino a Palazzo Campanella, sede reggina del Consiglio Regionale della Calabria. Alle 15,00 una delegazione dei dipendenti pubblici è stata ricevuta dal Sottosegretario Alberto Sarra e, nonostante le iniziali resistenze, i lavoratori hanno ottenuto di poter presentare una proposta di legge che verrà fatta pervenire alla Regione Calabria fra una decina di giorni.
Lo stato di agitazione dei lavoratori pubblici dell’Agenzia è stato mantenuto anche dopo la partecipata assemblea autoconvocata dei dipendenti tenutasi il 15 settembre scorso presso la sede ARSSA di Cosenza. L’oggetto della protesta è la proposta di legge di riforma degli Enti strumentali della Regione Calabria, che prevede la liquidazione dell’Agenzia e una conseguente privatizzazione. “In questo modo – spiega Davide Colace, coordinatore regionale FP-CGIL ARSSA Calabria – i dipendenti pubblici assisteranno al passaggio da un contratto pubblico a uno privato, il che non può essere accettato da lavoratori assunti in seguito al superamento di concorsi pubblici”.
Duecentocinquanta dei circa 900 dipendenti ARSSA hanno un contratto di pubblico impiego, in quanto reclutati con pubblico concorso. In particolare, 220 divulgatori agricoli sono stati selezionati con bando pubblico dalla Regione Calabria stessa, in osservanza di un regolamento emanato dall’Unione Europea. Si tratta di personale che da vent’anni si occupa del contatto con le aziende agricole per consulenze su fertilizzazione, difesa fitosanitaria, zootecnia, trasformazione casearia, olivicoltura, agrumicoltura, orticoltura, agricoltura biologica. “Tante funzioni, dunque, che però – afferma Luigi Gallo, del Comitato di rappresentanza dei dipendenti pubblici ARSSA – assorbono solo il 10-15% dell’intero bilancio ARSSA. Se per i servizi d’istituto utilizziamo questa fetta del bilancio, vogliamo chiedere alla Regione Calabria e in particolare all’assessore all’agricoltura, Michele Trematerra, per quale motivo dobbiamo essere noi a fare le spese della gestione impropria del rimanente 85-90% dei fondi”.
Il documento che i circa duecento lavoratori in protesta – giunti da tutta la Calabria – hanno consegnato agli onorevoli regionali denuncia come la maggior parte del bilancio venga assorbito dalle funzioni improprie dell’ESAC-Impresa, funzioni che riguardano acquedotti, camping, hotel ed impianti di risalita in Sila. Attività regolamentate da contratti di tipo privato e non collegati direttamente al Settore Agricoltura.
“Siamo d’accordo che le funzioni improprie debbano essere dismesse – ha continuato Gallo – ma i servizi di sviluppo agricolo devono restare pubblici. Una soluzione possibile è la costituzione di un nuovo Settore nel Dipartimento Agricoltura che inglobi i servizi dell’ARSSA, come hanno fatto le Regioni Toscana ed Abruzzo. È a queste esperienze che guardiamo e a cui ci rifaremo nella proposta di legge che consegneremo alla Regione”.

Giovanni Cordova


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