Porto di Gioia Tauro. Maxi-sequestro della Guardia di Finanza: arrestato un impiegato Mct con 560 kg di cocaina purissima

Gioia Tauro (Reggio Calabria). Quando ha compreso che le automobili delle Fiamme Gialle stavano braccando proprio il furgoncino aziendale che stava guidando, ha capito anche che aveva appena staccato un biglietto di sola andata per le patrie galere.  L’uomo appena si è accorto della presenza massiccia dei militari, capito che erano lì proprio per lui, ha “invocato” con toni non proprio da chierichetto la Madonna della Montagna, l’Addolorata, ed altre figure di spicco del cristianesimo. Nel furgoncino, infatti, i militari hanno rinvenuto 9 borsoni contenenti oltre 500 kg di cocaina purissima, per l’esattezza circa 519 chilogrammi.
Non si arresta l’azione di contrasto della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria e della Procura della Repubblica di Palmi alla criminalità organizzata.
Quella di questa notte rappresenta un’importantissima operazione antidroga, condotta a livello internazionale dai militari del Gico – Sez. Goa della Guardia di Finanza di Reggio Calabria e del Gruppo di Gioia Tauro, unitamente allo Svad della locale Agenzia delle Dogane, che ha portato all’imponente sequestro di ben 560 kg circa di cocaina purissima.
La sostanza stupefacente, giunta a Gioia Tauro a bordo delle navi portacontainer che quotidianamente approdano allo scalo gioiese, è stata occultamente prelevata da Vincenzo Trimarchi, 42enne dipendente del porto originario di Cittanova e residente a Rizziconi, e trasbordata su un furgone.
Successivamente, uscito dagli spazi doganali, il Trimarchi, dopo aver notato la presenza dei militari della Guardia di Finanza, appostati in attesa del suo passaggio, ha tentato invano la fuga, cercando di trovare rifugio nell’area portuale.
La droga, destinata al mercato italiano, custodita in 9 borsoni, all’interno dei quali sono stati rinvenuti 464 panetti di cocaina, avrebbe fruttato circa 135 milioni di euro.
Le complesse indagini svolte dalle Fiamme Gialle hanno dimostrato come il modus operandi attuato dai trafficanti sia quello di sfruttare i canali commerciali della merce normalmente importata sul territorio nazionale. Infatti, tali traffici ben si “occultano” in carichi di copertura di merce che l’Italia imprenditoriale importa in notevole quantità dal Sud America.
L’operazione odierna dimostra ancora una volta come la ‘ndrangheta possa vantare il primato mondiale nell’organizzazione di ingenti traffici di stupefacenti, potendo contare su rodati meccanismi di infiltrazione sia nei porti di partenza che di destino, in modo da spedire e ritirare direttamente gli illeciti carichi di droga.
Le investigazioni a cura delle Fiamme Gialle e della Dogana sono ancora in corso. Vincenzo Trimarchi è stato tratto in arresto e associato alla Casa Circondariale di Palmi a disposizione dell’Autorità Giudiziaria inquirente.

La soddisfazione degli inquirenti

I particolari dell’operazione sono stati illustrati questa mattina al Comando provinciale della Guardia di Finanza alla presenza dei procuratori di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, accompagnato dal procuratore aggiunto Michele Prestipino Giarritta, e dal procuratore di Palmi, Giuseppe Creazzo, al tavolo insieme a un funzionario dell’Agenzia delle Dogane e ai vertici delle Fiamme Gialle: il comandante provinciale colonnello Cosimo Di Gesù, il comandante del Nucleo di Polizia Tributaria, tenente colonnello Claudio Petrozziello, e del Gico, tenente colonnello Gerardo Mastrodomenico.
Il procuratore Pignatone ha ricordato come l’operazione sia frutto della sinergia tra le diverse procure e le diverse forze di polizia: “Un modello che riesce a mettere assieme tutte le varie risorse e organismi dello Stato in provincia”. Soddisfazione e plauso espressi anche dal procuratore di Palmi Giuseppe Creazzo. Il procuratore aggiunto della DDA reggina, Prestipino, invece, ha svelato la metodologia che ha permesso di pervenire all’ingente sequestro. Gli investigatori, infatti, hanno messo a punto, sulla scorta dell’esperienza maturata nel 2011, un nuovo metodo di lavoro “più incisivo”, partendo proprio dalla considerazione che a partire dal 16 marzo 2011 sono state eseguite ben otto operazioni di sequestro, ossia 992 kg di cocaina sequestrata in 6 mesi, per un valore di 240 milioni di euro. Tutte e otto un po’ diverse tra loro, ma l’acume investigativo ha permesso di intuire il minimo comune denominatore. “Vi sono delle ricorrenze – ha spiegato Prestipino – ci sono delle ricorrenze, ci sono sequestri ripetuti di eguale quantitativo e sequestri un po’ superiori, un dato da cui siamo partiti per sviluppare l’analisi su come quando e chi effettuava le spedizioni”. “Quello di questa notte – ha proseguito l’aggiunto – non è frutto del caso, ma una scelta investigativa della quale siamo responsabili non soltanto come autorità giudiziaria ma anche come forza di polizia.
Questa analisi ci ha consentito di capire e svelare il trucco, che quando abbiamo sequestrato un quantitativo che in assoluto è certamente rilevante (39-40-36-kg di coca è di tutto rispetto) ma minimale rispetto a ciò che arriva al porto, abbiamo capito che l’ingresso di un quantitativo ben più importante avveniva con il meccanismo che abbiamo scoperto, cioè arriva prima il quantitativo minore, 35-40 kg, che viene sequestrato, e immediatamente nella stessa giornata parte il quantitativo più consistente, in questo caso 519 kg”. “Abbiamo studiato ricorrenze precedenze, e ieri quando abbiamo sequestrato i primi 35 kg (su un container a bordo di una nave che proveniva da Panama con transito in Ecuador) abbiamo cinturato il porto, effettuando un controllo serratissimo sulle uscite, perché come dovevano uscire i 35 kg doveva uscire pure la quantità maggiore, e ieri per la prima volta grazie a questo metodo abbiamo preso cocaina e un responsabile, colui che aveva l’incarico di portare la quantità di cocaina dall’interno dell’area portuale all’esterno”. “Non poteva essere un personaggio qualsiasi, ma come avevamo sospettato attraverso analisi di ricorrenze, era un personaggio qualificato, che ha un ruolo all’interno dell’area portuale, della società che effettua movimentazioni e sdoganamento container. Credo – ha concluso Prestipino – che questo sia il dato di maggior significato e di maggior rilievo, insieme al quantitativo sequestrato”.
Il colonnello Di Gesù, dal canto suo, ha sottolineato gli sforzi del Corpo “che ha voluto investire fortemente in questo reparto, oggi cogliamo il frutto di tale investimento voluto dai vertici della nostra amministrazione”.

Porto di Gioia non solo porto di transito della droga.

Particolarmente interessante la chiave di lettura fornita dal tenente colonnello Petrozziello: “Fino adesso abbiamo pensato che il porto di Gioia Tauro potesse essere un mero porto di transito, poiché dal punto di vista cartolare la destinazione finale dei container che trasportavano la droga sequestrata era verso paesi esteri. Con l’operazione di questa notte abbiamo cristallizzato che Gioia Tauro non è solo porto di transito, ma qualcuno opera per approvvigionare qualcun altro sul territorio”.

Le fasi finali, conclusesi con l’arresto dell’impiegato, sono state illustrate invece dal tenente colonnello Mastrodomenico. “Ieri pomeriggio proprio a seguito di analisi di rischio abbiamo individuato sulla motonave Bellavia, proveniente dal Sudamerica, in un contenitore di caffè, il primo quantitativo pari a 35 kg; lì è scattata la decisione di predisporre una specifica attività di osservazione e pedinamento sul territorio, difficoltà maggiore in un territorio quale la Piana di Gioia Tauro notoriamente caratterizzato da infiltrazione criminale, predisponendo una serie di osservazioni anche a distanza un po’ mutuando vecchi moduli operativi, abbiamo lavorato in strada fino a notte inoltrata e individuato l’anello congiunzione. Questo “anello” è Vincenzo Trimarchi, un capoturno di una importante società operante in ambito portuale, la Mct (ma la società è del tutto estranea alla condotta dell’impiegato), con potere decisionale sui turni degli operai: “Non solo sapeva preventivamente dell’arrivo delle singole navi – ha spiegato Mastrodomenico – ma poteva prevedere anche chi in determinati turni lavorativi sarebbe poi stato presente per accogliere i contenitori”. La metodologia di occultamente, ormai, è sempre la stessa, i borsoni con la droga vengono piazzati nella parte anteriore del container, cioè quello della porta, quindi possono essere facilmente spostati da chi sa quale container aprire. Peccato che, questa volta, anche la Guardia di Finanza ha capito dove andare a cercare in quel “mare magnum” che è l’area del Porto di Gioia Tauro.

Fabio Papalia

Sequestri di sostanza stupefacente avvenuti presso il porto di Gioia Tauro – periodo 1.1.2011 – 7.10.2011.

Sequestro di Kg. 88,900 di cocaina per n. 80 panetti, contenuti in n. 2 borsoni, eseguito in data 16.3.2011 – sostanza stupefacente occultata in un container trasportante “banane” proveniente dall’Ecuador;

Sequestro di Kg. 132,770 di cocaina per n. 119 panetti, contenuti in n. 3 borsoni, eseguito in data 16.3.2011 – sostanza stupefacente occultata in un container trasportante “mazzancolle surgelate” proveniente dall’Ecuador;

Sequestro di Kg. 68,970 di cocaina per n. 62 panetti, contenuti in n. 3 borsoni, eseguito in data 25.3.2011 – sostanza stupefacente occultata in un container trasportante “banane” proveniente dall’Ecuador;

Sequestro di Kg. 70,200 di cocaina per n. 62 panetti, contenuti in n. 3 borsoni, eseguito in data 28.4.2011 – sostanza stupefacente occultata in un container trasportante “sacchi di prolipopilene” proveniente dalla Colombia;

Sequestro di Kg. 35,120 di cocaina per n. 30 panetti, contenuti in n. 1 borsone, eseguito in data 24.5.2011 – sostanza stupefacente occultata in un container trasportante “pacchetti di cuore di palma” proveniente dal Perù;

Sequestro di Kg. 39,485 di cocaina per n. 35 panetti, contenuti in n. 1 borsone, eseguito in data 14.9.2011 – sostanza stupefacente occultata in un container trasportante “sacchi di cacao” proveniente dall’Ecuador;

Sequestro di Kg. 36,410 di cocaina per n. 32 panetti, contenuti in n. 1 borsone, eseguito in data 6.10.2011 – sostanza stupefacente occultata in un container trasportante “caffè” proveniente dalla Colombia;
Sequestro di Kg. 519,620 di cocaina per n. 432 panetti, contenuti in n. 8 borsoni, eseguito in data 6.10.2011 – sostanza stupefacente occultata in un container trasportante “sacchi di pellame” proveniente da Panama.

In tale contesto, lo stupefacente era già stato prelevato dall’organizzazione destinataria e stava per essere trasportato all’esterno del porto di Gioia Tauro. Individuato il sodale, identificato in TRIMARCHI Vincenzo di anni 42, il medesimo veniva sottoposto a controllo e rinvenuto lo stupefacente, occultato nella parte posteriore di un furgone di servizio della MCT.

Nel complesso, sono stati sottoposti a sequestro Kg. 992 circa per un totale di n. 852 panetti di cocaina purissima proveniente dal Sud America per un valore sul mercato al dettaglio pari a € 240 milioni circa.


Exit mobile version