Roma. Chiunque parli di “lavoro” con riferimento alla situazione occupazionale in Calabria, rischia di immettersi in una strada tortuosa e piena di ostacoli. I temi sociali della disoccupazione e del lavoro nero rappresentano due piaghe ataviche del territorio calabrese e per affrontare seriamente queste tematiche occorre discuterne e proporre delle soluzioni evitando di restare intrappolati in discorsi banali e in soluzioni illusorie. La Commissione Regionale preposta ad analizzare il tessuto socioeconomico calabrese ha steso il VII Rapporto sull’ Economia Sommersa e sul Lavoro non regolare con riferimento all’anno 2010. La stessa Commissione, guidata dall’energico Benedetto Di Iacovo, ha saputo proporre progetti mirati all’educazione alla legalità, come ad esempio l’iniziativa “La legalità cresce sui banchi di scuola”, che prevede incontri con i giovani per educare ad una coscienza sociale. Il VII Rapporto diventa, quindi, il riassunto di una serie di studi statistici che hanno permesso di valutare ogni aspetto del Sistema Lavoro Calabrese e che, in alcuni casi, hanno risvegliato nella classe politica regionale un cauto ottimismo per le condizioni dell’occupazione della martoriata Calabria. Il forum di presentazione ha avuto come sede il Parlamentino del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, organo fondamentale della Repubblica Italiana e storicamente luogo d’incontro degli interessi socioeconomici del nostro Paese. Proprio il presidente del CNEL Antonio Marzano ha aperto la discussione facendo gli onori di casa e complimentandosi con i rappresentanti della Regione Calabria per l’iniziativa. Allo stesso tempo ha ricordato ai presenti l’importanza che riveste l’emersione del lavoro non regolare specificando che tutto ciò che viene economicamente sommerso porta solo esclusione sociale e senza inclusione e coesione sociale la crescita si azzera fino a diminuire. Il presidente del CNEL, da esperto economista, ha inoltre ricordato che l’economia sommersa altera le regole della concorrenza e annulla la competitività. Oltre al già citato Di Iacovo, che ha spiegato con dovizia di particolari le diverse fasi della stesura del rapporto, sono intervenuti sia Francesco Talarico, presidente del Consiglio della Regione Calabria, che Francescantonio Stillitani, assessore Regionale alle Politiche del Lavoro. Entrambi hanno sottolineato l’importanza del Rapporto e hanno annunciato la realizzazione di un nuovo strumento legislativo, che è già in fase di approvazione, che permetterà di combattere il cancro del lavoro sommerso attraverso l’istituzione di un organo di controllo che avrà il potere di superare la coltre di fumo che spesso nasconde le reali condizioni dei lavoratori e quindi di premiare con incentivi le imprese calabresi virtuose. Hanno arricchito il forum gli interventi dei rappresentanti sindacali e del sottosegretario Nello Musumeci che ha parlato a nome del ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Maurizio Sacconi. Il pomeriggio romano dedicato alla Regione Calabria si è chiuso con le parole del governatore Giuseppe Scopelliti che ha sottolineato l’entità dell’impegno profuso nei confronti delle future generazioni ed ha espresso il suo dissenso per l’accanimento mediatico nei confronti della Regione da lui governata. Sicuramente il VII Rapporto sul lavoro sommerso in Calabria fornisce spunti interessanti per interpretare la condizione socioeconomica della nostra regione e l’ottimismo per i risultati raggiunti può far ben sperare, ma una crescita, per essere realmente percepita dalla popolazione, ha bisogno di tempo e di numerosi interventi strutturali. È proprio la reale percezione dei calabresi che, attraverso i sondaggi presenti nello stesso Rapporto, crea una discrepanza significativa tra i dati che dicono che la Calabria ha saputo rispondere meglio di altre regioni alla crisi economica e ciò che i cittadini vivono quotidianamente.
Riccardo Morabito