Trebisacce. Eccezionali rivelazioni sul sito archeologico di Broglio

Trebisacce (Cosenza). L’originale interpretazione di Broglio quale zona templare dedicata a Dioniso, esposta dall’architetto Maurizio Silenzi nella conferenza tenuta il 26 marzo scorso nell’aula consiliare del Comune di Trebisacce, ha avuto concreta e sensazionale conferma dai nuovi recenti ritrovamenti. Le ulteriori testine di animali in ceramica dipinta, che sono state sempre definite come “cavallucci”, ha spiegato l’architetto Silenzi nella conferenza tenuta ieri nella sede dell’associazione culturale Ionica, alla luce dei nuovi rinvenimenti di ruote e parti di cassone di carretto (vedi foto di alcuni reperti scattata dal prof. Piero De Vita), diventano in realtà rappresentazione di un elemento di processione religioso-rituale, tipico di questa ampia area archeologica ionica.
Infatti, ha proseguito lo studioso, se si analizzano alcune “pinakes” (tavolette dipinte o a rilievo) ritrovate nelle aree templari di Timpone della Motta nei pressi di Francavilla Marittima, oppure nel tempio C di Metapontion od a Siris-Herakleia (vedi immagine di una ricostruzione fatta dalla Mertens-Horn), appare evidente che le testine, le ruote e i pezzi di cassone di carretto ritrovate, altro non sono che rappresentazioni in ceramica dipinta dei carretti trainati da muli, su cui le donne d’alto rango o sacerdotesse, seguite da donne velate recanti fiori, partecipavano alle processioni religiose rituali dedicate alle varie divinità. L’architetto ha anche interpretato il recente ritrovamento nell’area della struttura seminterrata di una grande vasca di 5 metri per 2, rivestita in argilla selezionata, e databile all’età del bronzo finale (1150 – 950 ca. a.C.), come un arcaico “palmento”, vale a dire una vasca per la pigiatura dell’uva, analoga, tanto per fare un esempio pratico, a quella scoperta a San Lorenzo d’Appio, anche se in quel caso la vasca risulta scavata nella roccia.
I “palmenti”, infatti, spesso erano proprio scavati nella roccia, all’aperto, in posizione rilevata; si versava l’uva nella vasca, occludendo il foro di scolo con argilla pressata. L’uva, dopo essere stata pestata “nudo pede”, restava 24/48 ore, o più, in macerazione all’aria, quindi si stappava il foro, passando allo sgrondo del mosto, che veniva filtrato con un mazzetto di foglie di asparagi posto davanti al foro, che quindi percolava in una vaschetta sottostante o in un contenitore. Altri tipi di palmento, ove non esistevano banchi di roccia da scolpire, erano costituiti da vasche formate da pietre cementate con malta, oppure, come nel caso di broglio, con argilla selezionata, all’aperto o all’interno di capanne.
Chiaramente, ha spiegato l’architetto Silenzi, il ritrovamento di questa vasca conferma ulteriormente, se mai ce ne fosse stato bisogno, la sua ipotesi che Broglio era un’area templare dedicata a Dioniso (detto anche Bromios, da cui Broglio), divinità della vite e del vino, con tutti i suoi arcaici riti sacrificali e le sue magiche ebbrezze, di connessione alla vita e alla resurrezione. Il dio Dioniso, ha ricordato l’architetto, è sempre stato fortemente associato alla danza (come anche sua moglie Arianna), è stato venerato nelle grandi città greche della Magna Grecia, e un’iconografia dionisiaca svolse un ruolo importante nelle tombe aristocratiche del VI e V sec. A. C. Questo dio, ha proseguito l’architetto, conduceva i suoi seguaci, con il vino, ad un’esistenza mistica, dove la morte aveva perso ogni potere.
Con questa definitiva ed esaustiva lettura del sito di Broglio, ha ancora detto Silenzi, si spiega anche il suo abbandono in concomitanza con la fondazione di Sibari, infatti, dopo quella data (720 circa a.C.), tutto il sistema templare venne spostato dai Sibariti sull’acropoli del Timpone della Motta nei pressi dell’attuale Francavilla Marittima (vedi foto di uno numerosi reperti dionisiaci rinvenuti sul posto:un frammento in terracotta con la rappresentazione di un Sileno ed una Menade), dove, oltre al nuovo tempio dedicato a Dioniso, vennero riedificati anche quelli dedicati ad altre divinità (tra cui Athena). Sempre da quella data, ha evidenziato l’architetto, alle precedenti offerte e libagioni d’acqua, si affiancarono le dionisiache libagioni di vino, come provano, oltre alle suddette immagini dionisiache, anche le numerose “pàtere di bronzo” (coppe basse, senza anse e senza piedi, usate per libare a Dioniso) ritrovate. Per lo studioso, anche tutta la zona archeologica del Timpone della Motta presenta le stesse caratteristiche del sito di Broglio, caratteristiche che escludono una funzione anche a villaggio: 1. L’assenza di strade. 2. L’assenza di fonti naturali d’acqua, sorgenti o pozzi. 3. L’assenza di tegole e degli infiniti reperti di vita quotidiana. Quindi, ha chiarito, sia a Broglio, come anche al Timpone della Motta, tutte le capanne di contesto erano finalizzate ad attività in rapporto diretto con le rispettive acropoli. La permanenza dell’antichissimo villaggio dell’attuale Trebisacce sul Bastione, proteso alla “coltivazione” della salina, ha ricordato l’architetto, è invece già stata da lui evidenziata con il ritrovamento sulla Prima Piana di Trebisacce di una sepoltura databile al 460 a.C., quindi addirittura dopo la distruzione della stessa Sibari (510 a.C).
C’è da augurarsi, ha concluso l’architetto, che, oltre alla già auspicata ripresa degli scavi in località Chiusa (sulla vecchia 106), onde far emergere altri reperti (oltre all’impianto di chiusa idraulica già emerso) inerenti la supposta antica salina, ci si muova affinché anche la risultante ipotesi del villaggio stanziale posizionato, invece che a Broglio, sul Bastione, venga confermata dalla ricerca e dal ritrovamento, nei pressi, della relativa, e sicuramente affascinante, necropoli. Ricordiamo, ancora una volta, che il testo e le immagini della conferenza, con la quale sono state divulgate le clamorose e stravolgenti scoperte (per la storia di Trebisacce) dell’architetto Silenzi, sono pubblicate, visibili e scaricabili gratuitamente nei siti: Trebisacce.info e Trebisacce.it.

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