Saline Joniche. Oggi il presidio davanti ai cancelli dell’ex Sipi per dire “No al Carbone”

Saline Joniche (Montebello Jonico). E’ stato un importante successo quello che di oggi che ha visto radunato davanti ai cancelli dell’ex Sipi di Saline Joniche un cospicuo numero di cittadini e di rappresentanti delle diverse associazioni che hanno sottoscritto l’adesione al “no carbone”. Presenti anche rappresentanti istituzionali, tra i quali i sindaci di Palizzi, San Lorenzo, Bagaladi e Condofuri. Assente, invece, il sindaco di Montebello Jonico. Tuttavia quello che ieri in conferenza stampa era stato presentato da Nuccio Barillà, Legambiente, come un semplice presidio, in cui non avrebbe contato il numero effettivo dei partecipanti quanto la rapprasentanza democratica di chiunque avesse voluto aderire, oggi è diventata una vera e propria manifestazione. Una forma come un’altra di riappropriazione del territorio, usurpato ingiustamento a chi ci ha vissuto e a chi continua a viverci. E’ il caso, ad esempio, del professore Larosa, perito chimico, responsabile del MDA (Movimento Difesa Ambientale) di Condofuri sin dal 1994. Il movimento è nato spontaneamente nel 1992 ed è stato poi formalizzato con circa 300 firme dal professore Larosa che ancora oggi, instancabile, se ne prende cura. Il movimento di Condofuri, in occasione della giornata di oggi, ha voluto distribuire un proprio plico ricco di materiale scientifico. Si legge anzitutto: “La SEI S.pa. (affiliata alla finanziaria Repower, multinazionale delle energie) sta cercando di imporre, col consenso del governo e con l’ingannevole miraggio del lavoro, la costruzione della mega centrale a carbone a Saline Joniche (…) Per la potente lobby mondiale del carbone l’elettricità sarà buona, mentre per noi del basso Jonio, della costa del bergamotto e del golfo dello Stretto, ci sarà una coltre infuocata di velenifere, cancerogene, terribili ceneri e l’inferno dello sconvolgimento climatico e della desertificazione”.
Il professore sottolinea che le notizie tecniche e scientifiche riportate nel documento distribuito sono state redatte grazie anche all’ausilio della pubblicazione dell’ANPA (Associazione Nazionale Produttori Agricoli) riguardante le attività produttive. Emergono alcuni dati interessanti: “Il carbone contiene bassi livelli di radionuclidi naturali, ma le ceneri derivanti dal processo di combustione sono arricchite in radio nuclidi e usate come materiale da costruzione. L’impatto radiologico di questi impianti non-nucleari dipende quindi dalla frazione di ceneri e radionuclidi gassosi rilasciati nell’ambiente e dalla quantità di ceneri usate nei materiali di cotruzione”. Il professore Larosa, insieme ai componenti del suo movimento, ha già combattuto tante battaglie per la salvaguardia dell’ambiente calabrese, tanto da affermare: “La nostra prima preoccupazione non deve rivolgersi all’inquinamento mondiale, quanto a quello locale. E’ da qui che dobbiamo partire”. Ancora oggi ha la giusta dose di forza e di buona volontà per prendere parte anche a questa lotta che è di tutti, dei giovani a rischio e degli adulti o degli anziani che nel corso degli anni sono stati testimoni passivi delle trasformazioni ambientali di Saline. Il professore ha insegnato per ben 17 anni a Milano: “Ma non ho mai perso il legame con la mia terra”.
Il richiamo della terra è forte, tanto forte da spingere una donna colombiana a sbarcare sulle coste di Reggio Calabria per portare la testimonianza della sua gente martoriata dalla guerra per il carbone. Il suo nome è Karmen Boscan, fa parte di una comunità indigena all’interno della quale ha un’associazione. Indossa gli abiti tradizionali e porta i saluti e le parole della sua comunità: “Questo è stato un viaggio difficile, un viaggio in cui la Madre Terra mi ha aiutata. In tutta l’America Latina il momento è drammatico, in Colombia in particolare è stata scavata una miniera di carbone a cielo aperto a causa della quale tanta della nostra gente è morta. Ne abbiamo contati 27. Il territorio nella mia cultura è fondamentale, per noi la Madre Terra è una donna che ha generato tutti noi. Oggi è come se questa donna fosse stata violentata dalle compagnie che continuano a scavare e che venderanno il carbone anche per questa centrale. Non potete prestarvi a gioco di una compagnia che sta sterminando il mio popolo. Distruggere la Madre Terra vuole dire distruggere tutti noi. La nostra ricchezza non sono i soldi, è il vento, l’oceano, il sole che voi qui avete e che conoscete bene. Dire insieme no al carbone significa dire sì alla vita”.
Torna anche Marcus Keller, della delegazione elvetica presentata nella giornata di ieri. Breve ed incisivo anche in questa occasione: “Ho letto e leggo ancora di diversi casi in cui la Repower è coinvolta. Le leggi del Canton del Grigione prevedono per iscritto l’impegno a sviluppare dei sistemi energetici eco-compatibili e la perseveranza che continua a dimostrare la Repower nel voler a tutti costi portare avanti il proprio progetto è antidemocratica. Portiamo avanti questa lotta comune. Come ho già dichiarato ieri la Repower è per l’85% un’azienda pubblica. Noi siamo il popolo, noi siamo la Repower. La Repower appartiene al popolo”.
Nel corso della mattinata continuano a sfilare davanti al microfono i rappresentanti istituzionali e delle associazioni che oggi hanno voluto portare il loro contributo. Il “no carbone” a Saline diventa un coro. Vedremo nel corso del tempo se queste voci troveranno accoglimento o meno.

Giulia Polito


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