Ciò che colpisce de “Il Visconte” (pp. 303 € 18,90,) edito da Sperling & Kupfer, sono gli autori Brera & Coppi. Sembra l’insegna di un antico ristorante che serve prodotti di qualità per palati raffinati: è così. I due sono Paolo Brera e Andrea Carlo Cappi, scrittori con molti volumi alle spalle. Quest’ anno – in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia – abbiamo assistito a una sequela infinita di saggi e romanzi non sempre di buon livello. Per fortuna, la premiata ditta Brera & Cappi ci serve questa prelibatezza. Il Visconte è un agente segreto al servizio di Napoleone III; nizzardo, assume varie identità e nazionalità. Sullo sfondo i sommovimenti dell’Italia, in occasione della II Guerra d’Indipendenza e della spedizione dei Mille. Anche se il Visconte opera già durante la Guerra di Crimea: vero colpo di genio di Cavour ed evento forse troppo sottovalutato. E’ inutile narrare i tanti rischi cui riesce a sopravvivere. Incontra anche l’amore e mette su famiglia: ma è sempre un uomo dell’ombra. Lo incontreremo ancora? Spero di sì. Anzi, da alcuni documenti che ho scovato nel corso del mio ultimo viaggio a Parigi, sono venuto a sapere alcune notizie interessanti. La Corte Borbonica in esilio di Palazzo Farnese a Roma è la centrale che dirige le bande dei briganti nel Mezzogiorno. Il vero cervello è Maria Sofia Wittelsbach; al suo fianco il giornalista Angelo Insogna. Il governo italiano comprende che la pura e semplice repressione militare non basta: bisogna tagliare la testa del serpente. L’uomo adatto è il Visconte: dalle molte personalità e capace di essere chiunque e ovunque. Mantenete il segreto, però, la notizia è talmente riservata che è ignota anche agli autori.
Tonino Nocera