Lamezia Terme (Catanzaro). Il giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Lamezia Terme, Carlo Fontanazza, non ha convalidato il fermo di Daniele Gatto, firmando tuttavia una ordinanza di custodia cautelare in carcere. Il 29enne assassino di Adelina Bruno, la fidanzata di 27 anni uccisa nella tarda serata di domenica, ha risposto alle domande del magistrato ed ha ripercorso gli eventi culminati nell’assassinio della ragazza. Presente all’interrogatorio di garanzia, durante il quale l’imbianchino disoccupato ha confessato ancora una volta le sue responsabilità, anche Luigi Maffia, sostituto procuratore della Repubblica di Lamezia, che coordina le indagini sul delitto. Daniele Gatto ha prima soffocato e poi devastato con alcune canne trovate nella campagna in cui si è consumato l’assassinio il volto della vittima che gli aveva appena annunciato il desiderio di mettere fine alla loro relazione. Nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip si legge che: “A carico di Gatto sussistono gravi indizi di colpevolezza in ordine al reato di omicidio, che emerge nella ricostruzione dell’omicidio resa proprio dalle dichiarazioni dell’indagato, che ha reso cosi’ confessione. Gatto ha cagionato la morte di Adelina Bruno, colpendola con pugni, soffocandola con una corda e inveendo contro la stessa con più canne in parti vitali, gola, cervello e viso, così sfregiandola e deturpandone il corpo siano a renderla irriconoscibile e lasciandola esanime, con l’aggravamento di avere agito con crudeltà, avere adoperato sevizie e di avere agito per futili motivi. Gatto ha indicato di avere trascorso il pomeriggio del 30 ottobre scorso insieme alla vittima, di esserci poi recato con lei, nel tardo pomeriggio, in un luogo appartato adiacente via Murat, di averla aggredita dopo un diverbio e di aver lasciato il corpo esanime della ragazza, in un terreno coltivato ad uliveto”. Inoltre, nell’ambinto dell’inchiesta condotta dalla Polizia sono scaturiti altri particolari “rappresentati dalla relazione di servizio del 30 ottobre circa la denuncia della scomparsa di Adelina Bruno, da cui emergeva che l’ultima persona con cui era stata in compagnia fosse l’indagato, che presentava anche una ferita alla mano sinistra; dalle dichiarazioni di Giancarlo Gatto, che evidenzia lo stato confusionale dell’indagato la notte successiva al fatto; dal ritrovamento del corpo nel luogo indicato dall’indagato; dalle ulteriori sit e accertamenti tecnici, in atti che indicano un movente ed una dinamica del delitto”. Gatto deve rispondere di omicidio, aggravato dai motivi abietti e per avere adoperato sevizie.