Battaglia (PD): “Un partito che vuole modernizzare l’Italia non può demonizzare Renzi”

Reggio Calabria. La manifestazione del Partito Democratico ha dato una speranza all’Italia. Ieri, però, in piazza San Giovanni c’è stata una zona d’ombra che deve essere immediatamente spazzata. La contestazione a Renzi, piccola, ma da non sottovalutare, rischia di essere un virus contagioso che potrebbe innescare meccanismi incontrollabili e non certo solo a scapito del sindaco di Firenze. Non è stata sicuramente organizzata, ma non è stata nemmeno spontanea, conseguenza prevedibile di alcune dichiarazioni, o peggio, di accuse che hanno provocato un riflesso condizionato. Vendola prima lo ha confinato esplicitamente nella destra, Bersani, poi implicitamente e cripticamente, seguito da tanti dirigenti del partito, ha rincarato la dose. In verità non abbiamo capito molto delle critiche di Bersani. Il nostro segretario ha definito le idee di Renzi un rigurgito degli anni ’80. Non è chiaro il riferimento, perché in quegli anni ci sono state diverse idee. Il manifesto dei cattolici “Più società e meno Stato, la discussione sul salario variabile non più indipendente innescata sul finire degli anni ’70 da Lama e definita poi da Craxi e approvata dagli italiani con il referendum sulla cosiddetta scala mobile; la famosa “Milano da bere” e il rampantismo ad essa legato; le politiche di rigore economico pensate da De Mita e sostenute da “Repubblica” e tante altre cose. In sostanza a Renzi è stato detto sei di destra, non puoi parlare e nemmeno, quindi, criticare. Tutto sommato, da questo punto di vista, Renzi è stato più fortunato di noi studenti cattolici che a fine anni settanta eravamo attivi dentro le scuole e le università, fuori dal guscio protettivo della Democrazia Cristiana e anche per questo definiti con più facilità reazionari e quindi fascisti con le conseguenze che tanti ricorderanno. Oggi questi termini sono desueti, sono usciti dal vocabolario, anche perché richiamerebbero altri termini che sicuramente non darebbero forse fastidio a Vendola, ma a Bersani magari sì, ad esempio comunista. Essere definito di destra dal gruppo dirigente di un partito che ancora conserva reminiscenze vecchie, oltre che un apparato burocratico che in questi tre anni è stato riorganizzato per essere utilizzato anche strumentalmente con il rischio di forme degenerative, significa dare anche un segnale di emarginazione. Bersani ha sbagliato a Napoli e ha continuato a Roma, sul palco, oltre alla nomenclatura e alla burocrazia del partito, doveva esserci e a pieno titolo il sindaco fiorentino. Io non condivido alcune cose che Renzi dice, altre sì, ma in un partito aperto, anzi, che deve diventare aperto, se veramente vuole modernizzare il Paese, ci deve essere la possibilità di esprimere il proprio pensiero nei modi e nei luoghi ritenuti utili, vale da Renzi al presidente Oliverio. Del resto Renzi lo fa senza gravare sulle casse del partito come invece probabilmente (ma questa è una storia da approfondire) fanno i tanti impiegati del partito che hanno iniziato a girare l’Italia per costituire correnti funzionali all’ apparato dirigente. Anche per questi motivi Renzi merita rispetto e solidarietà da parte di tutti.

Avvocato Demetrio Battaglia

Consigliere Regionale PD

 

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