Scilla (Reggio Calabria). “Eccellenze dimenticate”, atto secondo. Taglio del nastro al castello “Ruffo” di Scilla, ieri sera, per la mostra d’arte i “Rifiutati calabresi”, che riunisce artisti nostrani esclusi dal Padiglione Calabria della 54° Biennale di Venezia. Uno spaccato importante dell’arte calabrese che potrà essere ammirato nell’antico maniero scillese per due settimane, dalle ore 9.00 alle 20.00, e a seguire al Convento dei Minimi di Roccella Jonica per altri quindici giorni. Dopo l’esposizione alla Festa del Mare a Gallico, ecco dunque il bis dell’ iniziativa (anche se le opere esposte sono diverse) curata dal critico d’arte Giuseppe Livoti, docente presso l’Accademia di Belle Arti di Vibo Valentia e dalla sua collega Romana Buttafuoco, i quali hanno voluto creare un momento di unione per l’arte calabrese, “non solo – spiegano i due – come elemento identificativo del luogo natio degli artisti ma anche come luogo di crescita dell’arte”.
«Ci sembra di aver ricucito uno strappo con il territorio», ha esordito Livoti nel corso dell’inaugurazione della rassegna artistica, alla presenza del sindaco e dell’assessore al turismo del Comune di Scilla, rispettivamente Pasquale Caratozzolo e Santo Perina, orgogliosi che gli organizzatori abbiano puntato sul castello “Ruffo” per allestire la mostra, del patron della Festa del Mare di Reggio Calabria, Paolo Romeo, e di un nutrito pubblico formato da alcuni dei “Rifiutati” e da semplici appassionati d’arte.
Questi i “Rifiutati” autori delle opere esposte, venticinque dipinti e due sculture: Saro Lucifaro, Rocco Zucco, Giuliano Zucco, Sandro Stivala, Michele Licata, Marisa Scicchitano, Adele Canale, Antonio Soluri, Saverio Di Francia, Salvatore Scullari, Reginaldo D’Agostino e Antonino Iaria. Uno splendido parterre di artisti che hanno magistralmente rappresentato “tematiche come i fondali marini fino al figurativo Mediterraneo e alle provocazioni degli anni Sessanta e Settanta quando le contaminazioni di tipo digitale iniziavano ad affacciarsi richiamando all’informale figurativo”, ha spiegato Livoti. Un titolo, quello della mostra in questione, che allude alla provocazione spregiativa del 1874 del critico L. Leroy nei confronti di un gruppo di pittori che esposero nelle sale del fotografo Nadar a Parigi poiché rifiutati dalla giuria del “Salon”, momento espositivo che consacrava il successo e dunque la fama di un artista. Stava per nascere l’Impressionismo. Ora gli intenti sono diversi. Oggi, nella suggestiva Scilla (e non solo) vengono ospitati dei rifiutati d’eccellenza, che hanno fatto la storia del vissuto d’arte della nostra regione. Simboli di una Calabria che può e deve emergere. Una Calabria che reagisce al rifiuto mostrando tutto il suo valore.
Francesca Meduri