Operazione Oro Nero. Fermati i fratelli Camastra: il gruppo vendeva gasolio agricolo a chi non ne aveva titolo, anche alle cosche

Reggio Calabria. Nella mattinata odierna, i militari del Gruppo Tutela Finanza Pubblica e del Gruppo Tutela Economia del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, coadiuvati dai colleghi dello SCICO di Roma e del Gruppo di Frascati, sotto il coordinamento della locale Procura della Repubblica, hanno sottoposto a fermo i Fratelli Giovanni e Domenico Camastra, entrambi originari di Locri e leader dell’omonimo Gruppo imprenditoriale esercente l’attività di commercio di prodotti petroliferi nella Regione Calabria ed operanti anche nelle regioni del centro e nord Italia.
L’accusa è di contrabbando di gasolio agevolato, truffa aggravata ai danni dello Stato ed evasione fiscale, perpetrati attraverso un articolato e complesso sistema di frode promosso dai f.lli Camastra, ed attuato grazie al contributo dei dipendenti del gruppo e di altri soggetti che a vario titolo vi hanno concorso.
Contestualmente sono state sequestrate la Holding e le 6 società del Gruppo, ed altre 2 imprese operanti nel medesimo settore e coinvolte nell’illecito traffico di carburante.
Sono stati, altresì, sequestrati i beni aziendali delle predette società e quelli personali dei soci, quali immobili, conti correnti, autoveicoli e quote societarie per un valore complessivo di oltre 350.000.000,00 di Euro.

Il particolare sistema di frode si è articolato nelle seguenti fasi:

    A. Creazione di provviste di prodotto “agevolato”
  1. Falsa denaturazione del gasolio ancora SIF (schiavo imposta fabbricazione).

Per poter creare la disponibilità di prodotto petrolifero “agevolato” da collocare illecitamente sul mercato, a beneficio di soggetti compiacenti, la prima operazione necessaria è stata quella di far risultare falsamente che il prodotto è stato denaturato (colorato). Nel periodo oggetto di attenzione investigativa, pari a poco più di due anni, la quantità di gasolio venduto falsamente come agricolo è stata di circa 25.000.000 di litri.

In realtà, il prodotto pur scontando imposte (IVA ed accisa) ad aliquote agevolate é stato fraudolentemente destinato agli usi ordinari. La mancata colorazione ha permesso all’organizzazione criminale di eludere e vanificare i controlli in ogni fase della filiera commerciale (trasporto, cessione agli intermediari commerciali, cessione ai grossisti, cessione ai dettaglianti, vendita ai consumatori finali), in quanto il prodotto, non presentando le particolari caratteristiche cromatiche del gasolio agricolo, appariva legittimamente destinato al consumo per gli usi ordinari.

    2. Vendite simulate nei confronti di clienti “agevolati”.

Sempre al fine di creare provviste di gasolio “agevolato” da destinare ad usi ordinari, l’organizzazione criminale ha dovuto simulare delle vendite a soggetti autorizzati ad acquistare e vendere prodotti petroliferi “agevolati”, in modo che, formalmente, tale prodotto risultasse venduto a soggetti legittimati a fruire dei benefici fiscali, mentre, sostanzialmente, poteva essere ceduto indiscriminatamente a tutti i clienti e gli operatori commerciali del settore.

I cosiddetti clienti simulati sono stati individuati in due ditte operanti nella provincia di Cosenza, dapprima direttamente, ed in un secondo momento tramite l’interposizione di una società di capitali con sede a Siderno. Inoltre, altri clienti “simulati” del Gruppo CAMASTRA sono stati identificati in una società di persone avente sede nel vibonese (autorizzata ad acquistare gasolio agevolato ad uso sottoserra) nonché in altri clienti “simulati minori” operanti nella locride, nel medesimo settore del sottoserra ovvero nell’attività di motopesca.

Le vendite fittizie sono state puntualmente riscontrate e supportate da specifici elementi di natura finanziaria, acquisiti tramite indagini contabili e bancarie, dalle quali è emerso che gran parte dei pagamenti da parte dei clienti sono stati simulati, a testimonianza che le operazioni commerciali sottostanti non sono realmente avvenute.

In particolare, le indagini bancarie e finanziarie hanno messo in luce che il contante, necessario all’emissione degli assegni da parte dei clienti del Gruppo Camastra, è stato tratto dalle stesse società del Gruppo, per cui di fatto è stato realizzato un cambio assegno e non un pagamento. L’operazione, oltre a simulare transazioni commerciali fittizie, costituisce una chiara ipotesi di riciclaggio di proventi illeciti, poichè il denaro contante fuoriuscito dalle casse dei Camastra è rientrato nella disponibilità delle società sotto forma di assegni, apparentemente giustificati da pagamenti di forniture a “clienti legittimati ad acquistare combustibile con imposta agevolata”, in realtà non avvenute.

    B. Cessione di gasolio in regime di agevolazione/esenzione a soggetti non aventi titolo

I preziosi esiti delle indagini bancarie e contabili hanno rivelato che, ottenuta la disponibilità di gasolio agevolato, attraverso le articolate operazioni di simulazione innanzi descritte, il prodotto è stato ceduto “in nero” a intermediari commerciali e clienti, in spregio alle disposizioni che dettano i requisiti e le condizioni per fruire dei benefici fiscali.

    C. Effetti dell’attività criminosa

Il particolare sistema di frode ha prodotto i seguenti effetti:

    D. Interessi delle “cosche” negli illeciti traffici

Esponenti di spicco della criminalità organizzata calabrese hanno partecipato al lucroso e illecito affare del commercio di gasolio “agevolato”, intervenendo nelle varie fasi della filiera commerciale nella veste di intermediari ovvero di clienti finali, traendo, pertanto, profitto dalla illecita attività.

In particolare, significative sono le risultanze delle indagini in ordine al ruolo di intermediario nella distribuzione del gasolio “in nero”, nella piana di Gioia Tauro e nel Rosarnese, assunto da Mazzitelli Marco e Sibio Domenico, noti esponenti della cosca “Pesce”.

D’altra parte l’interesse della cosca alla partecipazione dell’affare “nafta” emerge dagli atti processuali relativi all’operazione “All Inside”, ove è dato leggere che uno dei vertici della cosca, sottoposto a misura restrittiva, si informa se “ la nafta la stanno facendo” .

Analogamente, anche Corrado Giovanni, già sottoposto a misura cautelare, insieme ai vertici della famiglia “Crea” di Rizziconi, esercita l’attività di intermediazione nel commercio di carburante “in nero, nell’area Lametina-Catanzarese,” approvvigionandosi dalla Camastra Petroli Locri S.P.A. e versando nelle casse del Gruppo cospicue somme di denaro contante.

Altri personaggi di spicco di famiglie di ‘ndrangheta, quali Stefano Antonio, affiliato alla cosca Aquino-Coluccio, tratto in arresto, insieme ai vertici della “famiglia”, nell’operazione di polizia giudiziaria denominata “Nostromo”, ha partecipato al lucroso affare del contrabbando di gasolio, attraverso una società di intermediazione nella distribuzione di gasolio “in nero”, a lui , di fatto riconducibile.

Le indagini hanno, altresì, rivelato la partecipazione dei vertici di una nota cosca operante nelle città di Reggio Calabria, in qualità di “cliente finale”, che si è approvvigionata di carburante dal Gruppo Camastra per il fabbisogno delle proprie aziende di trasporto e di distribuzione al dettaglio di prodotti petroliferi.

    E. Conclusioni.

L’operazione “Oro Nero” é il risultato del trasversale impiego delle poliedriche capacitá operative che la Guardia di Finanza é in grado di esprimere individuato, dai Vertici del Corpo e della locale Procura della Republica, quale indirizzo strategico per il ripristino, a 360 gradi, della legalitá nella provincia reggina e, in generale, nel Paese.

I risultati conseguiti, infatti, si caratterizzano per la prismatica valenza di recupero alle casse dell’Erario delle imposte evase, di ripristino dell’ordine economico e finanziario violato nonchè di sottrazione di un’importante fonte di liquidità per le cosche di ‘ndrangheta.

(Fonte: Comunicato Stampa Guardia di Finanza)

LA SODDISFAZIONE DEGLI INQUIRENTI

 

Da sinistra: Napolitano, Di Gesù, Pignatone, Petrozziello, Costa

Reggio Calabria. “Tanto, non capiranno mai un c…”. Erano sicuri di avere ingegnato un meccanismo contabile così sofisticato che le Fiamme Gialle si sarebbero bevute “per oro colato” la versione ufficiale che emergeva dai libri contabili dell’azienda. E invece i finanzieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria si sono accorti subito che “non è tutto oro quello che luccica”, specie se l’oro in questione è quello nero, il petrolio. Una questione di colore, appunto, perché il gasolio normalmente utilizzato sulle autovetture delle persone comuni, è giallo. Diverso solo per il prezzo, invece, il gasolio agricolo, che lo Stato permette di vendere a un costo decisamente inferiore rispetto alla normale pompa di carburante, ma solo a determinati soggetti aventi titolo, che possono acquistarlo senza pagare le accise che invece pesano sulle tasche dei normali automobilisti. E proprio per differenziare i due scopi, il gasolio destinato ad uso agricolo (ma è lecito anche per la motopesca), va colorato di verde tramite l’aggiunta di additivi chimici, che permette un facile riscontro in caso di controlli. Ebbene secondo quanto emerso dall’inchiesta della Guardia di Finanza, il gruppo dei Fratelli Camastra, come un novello Re Mida mediorentale, trasformava l’oro giallo in verde, rivendendolo a chi non ne aveva titolo, lucrando sulla differenza di imposta, insomma “oro nero” ma anche a livello fiscale.

I dettagli dell’indagine sono stati resi noti questa mattina presso la caserma del Comando provinciale della Guardia di Finanza, alla presenza del procuratore Giuseppe Pignatone, dal comandante provinciale colonnello Cosimo Di Gesù, dal comandante del Nucleo di polizia tributaria tenente colonnello Claudio Petrozziello, e dai comandanti del gruppo tutela economica, tenente colonnello Domenico Napolitano, e tutela finanza pubblica, tenente colonnello Nicola Costa.

“Ancora una volta – ha commentato Pignatone – siamo qui a raccontare di imprenditori che hanno inteso di lavorare d’amore e d’accordo con le cosche di ‘ndrangheta, a conferma di quanto sia articolata ma sostanzialmente unitaria l’organizzazione ‘ndranghetista. Ottimi affari – ha proseguito il procuratore illustrando il giro di denaro illecito – per imprenditori e mafiosi che se ne giovano, pessimi per lo Stato italiano e per tutti noi che li paghiamo in tasse”. In particolare Pignatone ha sottolineato l’entità degli interessi in gioco: “E’ stato valutato dalla Guardia di Finanza in 350 milioni di euro il valore dei beni sequestrati, è un valore enorme in assoluto, e ciò merita di essere sottolineato perché vengono tolti beni a criminali pericolosi anche per la capacità con cui si sanno muovere e districare nel groviglio delle leggi di questo settore particolare”.

Il colonnello Di Gesù ha posto l’accento invece sulla complessità dell’indagine “che dimostra la poliedricità delle funzioni del Corpo, che ha consentito di approfondire questo complicato mecccanismo di frode, fino a scoprire riciclaggio con falsi pagamenti effettuati per coprire transazioni fittizie, fino ai collegamenti con criminalità organizzata”. Inoltre il comandante provinciale ha ricordato come l’attività illecita avesse un ulteriore effetto distorsivo di alterare concorrenza e mercato legale dei prodotti petroliferi, perché potendo offrire prodotti a prezzi nettamente inferiori ovviamente veniva alterato il sistema legale.

Il tenente colonnello Petrozziello ha rivelato che l’indagine è partita un anno e mezzo fa con una verifica fiscale, durante la quale i finanzieri si sono resi conto che c’erano alcuni aspetti non linearei, sono state quindi messe in campo le tecniche investigative tributarie, unitamente a quelle di polizia giudiziaria. “Per occultare il contrabbando di gasolio – ha raccontato Petrozziello – erano stati posti in essere mille artifizi sia contabili e dopo un anno e mezzo siamo riusciti a vedere tutti gli aspetti nella loro complessità: 150 mila euro evasi alla settimana, con il gruppo Camastra in forte espansione, con locali aperti nel Lazio e in Toscana e stavano prendendo piede anche in altre parti del nord Italia”.
Il comandante del Nucleo di Polizia Tributaria, inoltre, ha sottolineato come in questo giro di contrabbando si siano accordate senza distinzione di territorio molte delle cosche di ‘ndrangheta locali, dalla costa jonica alla tirrenica. Quanto ai numeri dell’operazione, oggi sono stati impiegati 105 militari, 32 autovetture, e ancora sono in corso perquisizioni e sequestri. Ricollegandosi a quanto affermato dal colonnello Di Gesù, il comandante Petrozziello ha concluso con un ulteriore particolare inquietante: “Potendo contare di gasolio a prezzi così bassi, per le cosche che gestivano ditte di trasporto sarebbe divenuto facilissimo infiltrarsi nel mercato, senza nemmeno dover utilizzare metodi “mafiosi”, gli sarebbe bastato abbattere i prezzi diventando estremamente concorrenziali rispetto alle ditte oneste”.

Il meccanismo di frode è stato illustrato dal tenente colonnello Costa. Consisteva nella cessione di gasolio agevolato a soggetti che non avevano titolo, è stato messo in consumo carburante senza che scontasse l’accisa piena o che scontasse una imposta agevolata, per la vendita a soggetti che non avevano alcun titolo a fruire di agevolazioni. Tutto è stato realizzato attraverso 3 passaggi: falsa denaturazione del gasolio, che è il procedimento imposto dalla legge affinché il prodotto sia venduto a soggetti che hanno titoli a fruire di sconti o esenzione, con la colorazione del gasolio attraverso aggiunta di sostanze chimiche, che viene ad assumere evidenze cromatiche verdastre, per far sì che il prodotto sia riconosciuto come gasolio agricolo.
Il gruppo imprenditoriale denaturava il prodotto solo sulla carta, formalmente esistono verbali con comunicazioni, ma in realtà la denaturazione ha interessato solo una minima parte.
Secondo passaggio: vendita formale del prodotto a soggetti che avevano titolo ad acquistarlo, coloro che lo usano per le serre, soggetti autorizzati a commercializzarlo perché autorizzati a gestire deposito stoccaggio, o motopesca.
In questo modo si veniva a costituire una provvista di carburante che è stato venduto sottobanco, in nero, a clienti finali o tramite intermediari. Nel novero degli intermediari figurano noti esponenti di spicco di organizzazioni criminali: la cosca Pesce, la cosca Pelle, qualche personaggio vicino ai Crea di Rizziconi e qualche contatto tra questi intermediari e gli Aquino-Coluccio.

Quanto all’accusa di riciclaggio, invece, il tenente colonnello Napolitano ha illustrato come i proventi illeciti venivano occultati con pagamenti attraverso assegni nei confronti dei Camastra, il gruppo Camastra emetteva fatture per gasolio agricolo mai consegnato e contestualmente dava denaro contante all’acquirente fittizio, quest’ultimo emetteva assegni circolari nei confronti del gruppo Camastra. Il denaro illecito fuoriusciva per poi rientrare ripulito.

Un gigante dai piedi d’argilla

Il sistema, seppure ingegnoso, è stato scoperto grazie a una semplice intuizione. Dalla normale verifica fiscale, infatti, è emerso un giro di gasolio agricolo di dimensioni troppo grandi, per la piccola economia rurale calabrese. E’ stato questo che ha fatto appuntare l’attenzione delle Fiamme Gialle sui movimenti del gasolio venduto dal gruppo Camastra.

Fabio Papalia

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