Denunciato un uomo per uccellagione e maltrattamento di animali

Reggio Calabria. Nel corso del capillare e continuo servizio di prevenzione e repressione degli illeciti che si verificano durante l’attuale stagione venatoria, da parte dei Reparti dipendenti dal Comando Provinciale del Corpo Forestale dello Stato di Reggio Calabria, è stato denunciato R.S., di 40 anni in località “Sorgente” a Reggio Calabria. Il trasgressore, sorpreso dal personale del Comando Stazione di Reggio Calabria nell’atto di esercitare l’attività di uccellagione, era nascosto in un sito da lui stesso approntato per la cattura dei volatili. L’appostamento, costituito da una fitta rete di siepi ed arbusti disposti ad arte per meglio nascondere la sagoma del bracconiere, si trovava ad opportuna distanza da una rete posizionata a terra, che veniva utilizzata per la cattura dell’avifauna. La rete, sorretta da due paletti in legno collegati ad una cordicella, veniva azionata all’occorrenza, mentre all’interno di essa, era stato posizionato un esemplare vivo di cardellino vincolato ad un’asticella in legno anch’essa manovrata con una cordicella proveniente dallo stesso nascondiglio. L’impiego di un esemplare vivo, in gergo denominato “zimbello” ha lo scopo di adescare i malcapitati cardellini che si trovavano nei dintorni dell’appostamento. In prossimità del luogo allestito per l’esercizio illecito dell’uccellagione, sono state riscontrate  2 gabbie contenenti in totale  3 cardellini vivi utili al richiamo. Due dei tre esemplari ingabbiati,risultavano anch’essi imbrigliati e pronti a sostituire la “zimbello” che dopo un certo numero di sollecitazioni, causa il continuo maltrattamento che subisce, perde vitalità e viene all’uopo sostituito. Tutta l’attrezzatura impiegata è stata sottoposta a sequestro e custodita nei locali della Caserma Forestale di Reggio Calabria a disposizione dell’autorità giudiziaria. Gli esemplari di cardellino in possesso di R.S., nonostante i maltrattamenti subiti, erano in buone condizioni di salute e, dopo aver divincolato i due esemplari imbrigliati con lo spago, sono stati tutti rimessi in libertà, come previsto nella normativa per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio. A R.S. è stato contestato il reato di uccellagione, nonché il più grave reato previsto dall’art. 544 ter del codice penale per maltrattamento degli animali, in quanto il trasgressore, senza necessità alcuna, sottoponeva gli esemplari di cardellino a comportamenti e fatiche insopportabili per le proprie caratteristiche etologiche al fine di catturare esemplari della sua stessa specie. E’ il secondo caso che viene scoperto in pochi giorni da parte del Comando Provinciale del CFS in provincia di Reggio Calabria. Come è noto, l’uccellagione, alimenta il mercato irregolare della vendita dei piccoli volatili e arreca grave danno all’ambiente e alla fauna selvatica. La stessa costituisce anche un’ingente fonte di guadagno illecito, considerato che sul mercato nero, un esemplare può raggiungere un ingente valore commerciale.

 

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